Quei Magi disobbedienti da Colonia ad Assisi
Nel mese
di agosto abbiamo seguito con molta attenzione lo svolgersi del pellegrinaggio
dei giovani a Colonia. Con uguale diligenza abbiamo letto le riflessioni
proposte dal Pontefice e le catechesi dei vescovi accompagnatori, quasi tutte
incentrate sulle figure dei Magi e sul senso dell'adorazione. Ci permettiamo
sommessamente anche noi di aggiungere qualche riflessione sul brano evangelico
dei Magi, volendo sottolineare il senso e la portata del gesto di disobbedienza
di questi saggi dell'antico Oriente che dapprima accettano di incontrare il
potere incarnato nella figura del temibile Erode e in seguito: "Avvertiti in
sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese".
I Magi obbediscono al sogno e non al potere. Scelgono di essere fedeli
disobbedendo. Come dirà Pietro (At 5,29), scelgono di "obbedire a Dio
piuttosto che agli uomini". Insomma i Magi rappresentano oggi un invito ai
credenti a riconoscere la presenza di Dio nella storia e ad adorarlo senza
piegarsi al potere che pure non lesina di stringere alleanze col potere
religioso: "[Erode] riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo,
s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia" (Mt 2,4).
Il brano di Matteo ci mostra pertanto due modi di vivere la stessa fede, ma di
fatto esalta quella dei Magi che si esprime anche con la disobbedienza allo
strapotere di Erode. Perché allora non ricercare come Chiesa (gruppi, movimenti,
associazioni, parrocchie, pastori...) del dopo-Colonia il modo per tradurre,
oggi, la portata profetica di quell'episodio? Siamo chiamati a riconoscere in
molti 'venuti da lontano' la profezia della disobbedienza al potere come stimolo
per vincere una certa prudenza poco evangelica che ci rende ossequiosi verso il
potente di turno.
Come Chiese del XXI secolo intendiamo educare i giovani a questa santa
disobbedienza che porta ad adorare con purezza e senza compromessi, che sa
rischiare in prima persona e sceglie le strade imprevedibili del sogno piuttosto
che quelle indicate dalla segnalazione convenzionale del codice della strada?
Con don Milani, i Magi di ogni epoca gridano al mondo (anche religioso) che "l'obbedienza
non è più una virtù ma la più subdola di tutte le tentazioni".
Anche don Tonino Bello, di ritorno dall'azione di pace dei 500 a Sarajevo nel
dicembre 1992, aveva paragonato i partecipanti a quella storica impresa ai Magi
del Vangelo: "E, infine - scriveva - c'erano i Magi, venuti da
lontano: ma non erano solo tre. Erano cinquecento, giunti da tanti popoli
diversi. Questa analogia dei Magi con la carovana dei cinquecento, a dire il
vero, mi ha perseguitato anche al mio ritorno da Sarajevo. Anche noi, in fondo,
abbiamo visto la cometa della pace e l'abbiamo seguita". Anche in quel caso
c'era un andare controcorrente beffando il potere politico e militare che
cercava di piegare gli eventi col fuoco della paura.
Ma se il mese di agosto è stato segnato dal "cammino dei Magi a Colonia", quello
di settembre ci pare decisamente impreziosito dall'Assemblea dell'ONU dei popoli
(e dei giovani) a Perugia e dalla marcia Perugia-Assisi della domenica 11. E a
questo punto appare inevitabile intravedere una somiglianza tra il cammino dei
marciatori dell'11 settembre e quello dei Magi. Dopo le stragi di New York e di
Washington del 2001, il governo degli Stati Uniti ha scelto di rispondere al
terrorismo estendendo di fatto la violenza con la guerra e provocando nuove
sofferenze e nuovi lutti.
Si è preferito insomma ritornare per la stessa strada indicata da Erode
inserendosi di fatto nella medesima spirale di morte della violenza
terroristica, dileggiando il diritto internazionale e sprigionando il virus
letale della guerra preventiva che avvelena la convivenza tra i popoli. Il
popolo della pace che ha marciato l'11 settembre da Perugia ad Assisi ha accolto
la sfida dei Magi scegliendo di tornare per un'altra strada, rilanciando le
ragioni della nonviolenza, chiedendo a viva voce un'ONU più efficiente, più
giusta e più democratica, assumendo come unica prospettiva quella delle vittime
della guerra, del terrorismo e della violenza.
Tra i tanti motivi interessanti di riflessione e di azione che hanno preso le
mosse da Perugia vi è la proposta di dar vita a un'alleanza mondiale di parenti
delle vittime cui partecipano molte realtà già associate da Peaceful Tomorrows
(familiari dell'11 settembre) a Parent's Circle (familiari israeliani e
palestinesi delle vittime del lungo conflitto israelopalestinese), dai parenti
delle 11 stragi impunite del nostro Paese all'Afghan Women's Network, dall'Ass.
Djzaiouna des familles victimes du terrorisme (Algeria) a Building bridges for
peace (Irlanda del Nord), dai parenti delle vittime di mafia di Libera all'Institute
for Healing of Memories (Sudafrica)...
Per tutti vale il monito di Elaine Lleinung che ha perso suo figlio
nell'attentato alle Torri Gemelle: "Non possiamo tollerare che il governo
degli Stati Uniti usi il nostro dolore per estendere lo stesso dolore ad altre
persone nel mondo". Anche lei pertanto consiglia di... tornare per un'altra
strada.
Tonio Dell'Olio e Renato Sacco da MOSAICO DI PACE ottobre 2005