Quando in piazza il corpo del Capo
diventa un bersaglio
E il Cavaliere ferito s’è mostrato sul predellino
Anche poco prima dell´aggressione Berlusconi si era vantato in piazza della
sua prestanza
Esiste una vasta e seria letteratura, materia di studio universitario, successi
editoriali
Nel tempo delle visioni a distanza, oltre che di corpi, la vita del potere si
popola di indizi, simboli e presagi che evocano una realtà al tempo stesso
tecnologica e arcaica. Così all´inizio di dicembre è stato messo in vendita sul
web, per 13,5 euro, un bambolotto di Berlusconi completo di spilloni per un rito
vudù.
E´ arduo stabilire se qualche compratore ha operato in questo senso; né d´altra
parte si saprà mai se domenica sera, a piazza del Duomo, ha funzionato o meno
l´amuleto che sempre il Cavaliere aveva ricevuto in omaggio due giorni prima,
a Bruxelles, dall´eurodeputato Rivellini: un classico cornetto
anti-jella, però incorporato in una cravatta, «da toccare quando serve».
Non ce n´è stato il tempo. Ma forse quello che è accaduto per mano dello
sciaguratissimo Tartaglia valica addirittura la soglia della tecno-magia per
imporsi negli annali politici come un evento non del tutto inedito, però
sintomatico del presente: la violazione della sacralità del corpo sovrano. O
meglio: la profanazione del corpo che un sovrano come Berlusconi ha fin
dall´inizio messo al centro della sua lunga avventura politica.
Un corpo che tra gesti, posture, scenette, abiti, accessori, diete,
trucchi, jogging, lifting, trapianti, farmaci, elisir, svenimenti,
autocelebrazioni virili, sogni di eterna giovinezza e perfino di immortalità,
ecco, questo suo corpo così fermo e mutevole è finito per diventare un´icona che
compendia i valori estetici e morali del comando berlusconiano. Si pensi
alla cruda battuta sul sollievo arrecato al popolo dall´avere un leader «con le
palle». O alla danza delle corna, quel vortice di giovani con il cappelletto
della Protezione civile che su comando alzavano le mani inscenando il celebre
gestaccio; e lui che al culmine denunciava addirittura un palpeggiamento ai suoi
danni. O ancora si pensi alla scarlattina che sempre «scherzando», s´intende, il
premier avrebbe avuto il potere e il piacere di attaccare al conduttore di
Ballarò, Floris. Esempi degli ultimi 60 giorni.
A
pensarci bene, anche poco prima dell´aggressione Berlusconi aveva messo in scena
e santificato la speciale potenza del suo corpo, vantandosi di non
sentire il freddo nel gelo della serata milanese. C´era infatti al suo fianco
sul palco un intabarratissimo Formigoni: «Ma io sono più giovane - aveva
proclamato il Cavaliere - perché a differenza di lui non porto la canottiera», e
a questo punto si era aperto la camicia mostrando la pelle nuda. Ecco. Ridotto
di lì a poco una maschera di sangue, quel volto, quella carne battuta ispiravano
sì ammirazione per il coraggio e anche umana pietà; ma al tempo stesso si
sono offerte per la prima volta al pubblico come il più inconfessabile vincolo
che la sacralità del potere mantiene tanto con la vita quanto con la violenza e
la morte.
Possono sembrare fumisterie. Che oltretutto non spostano di un centimetro il
giudizio sulla gravità dell´aggressione e ancora di più su quello che di peggio
poteva accadere. Ma per chi pensa che la parola abbia ancora un senso è bene
sapere che sul corpo di Berlusconi esiste una vasta e seria letteratura, materia
di studio universitario, successi editoriali. Dall´accurato saggio del professor
Federico Boni, Il superleader (Meltemi), alle profonde e suggestive elaborazioni
sui leader tele-populisti di Vincenzo Susca e Derrick De Kerckhove in
Tecno-magia (Apogeo), fino all´opera specifica di Marco Belpoliti, Il corpo del
capo (Guanda).
Ebbene, nel blog Nazione indiana (www. nazioneindiana. com) proprio Belpoliti ha
scritto ieri, in qualche modo ancora a caldo, un prezioso articolo sul «corpo
ferito del capo» in cui distingue i due momenti di quella serata. Nel primo
Berlusconi, ricevuto il colpo, si china, si copre il viso, compie il gesto umano
di chi cerca riparo e vacilla. Ma nel secondo momento «il Capo ritorna
tale»: e allora ferma l´auto, esce di nuovo, sale sul predellino, scivola,
risale e si mostra alla folla. Vuol far vedere che è vivo, «ma vuole anche
compiere un gesto di ostensione. Una sorta di Sacra Sindone al vivo: viva e
sanguinolenta. Si mostra - osserva Belpoliti - perché è nell´ostensione che il
suo potere esiste e prospera. Lo fa in modo istintivo, senza ripensamenti...
Sfida il pericolo, si espone di nuovo, seppur dolorante, col sangue sul viso,
atterrito ma vivo, allo sguardo dei fedeli perché questa è la natura stessa del
patto che ha stretto con loro».
Il punto delicato della faccenda è che in una vita pubblica ormai priva di
ideologie e narrazioni collettive, la sacralità del potere - indotta,
mirata, spontanea o funzionale che sia - comunque si tira appresso la sua
profanazione; così come la perenne ostensione del corpo di un sovrano che fa
coincidere in sé ogni statuto e istituto ne «chiama implacabilmente la
violazione». A cosa porti tutto questo gioco di specchi, proiezioni e
slittamenti è difficile dire. Ma certo, oltre al lancio folle di souvenir,
la comparsa in simultanea della bambolina vudù e del talismano dell´eurodeputato
non è che diano molta speranza, né più tanta allegria.
Filippo Ceccarelli Repubblica 15.12.09