Quando il Vaticano chiama il Palazzo

Non deve soprendere il discorso di ieri di Benedetto XVI tutto centrato sull'attualità politica italiana. Dopo le ultime elezioni i vertici ecclesiastici moltiplicano gli interventi di questo genere, con preoccupazione ma anche con un certo imbarazzo. La situazione fra le due sponde del Tevere è cambiata, domina l'incertezza e probabilmente si dovrà procedere a equilibri nuovi, diversi dal passato.
Una grande novità non può non preoccupare il Vaticano: la scomparsa di quel centro politico che per i vertici ecclesiastici era la casa preferita. Permetteva tutte le mediazioni, rendeva non necessari gli schieramenti, impediva le divisioni politiche all'interno delle parrocchie e delle associazioni. Così era l'antica Democrazia Cristiana, così, fino a ieri, il centro.
Non a caso i vertici ecclesiastici si sono dati da fare perché Casini si staccasse dalla destra e si rafforzasse. Invano. Per il Vaticano la fine del centro è un problema che non sarà di facile soluzione. Già si intravedono le conseguenze, che i vertici cercheranno di tamponare, ma con difficoltà.
Probabilmente assisteremo ad una moltiplicazione di interventi, tutti rivolti allo scopo di affermare una presenza che vada bene a tutti. Il maggior timore dei vertici cattolici è la loro scomparsa dalla prima pagina. Ma saranno interventi piuttosto generici e scontati. Non mancheranno quelli specifici e particolari (soprattutto sull'aborto) ma tenderanno a moderarsi, a favore di interventi che vadano bene sia alla destra che alla sinistra (sul tipo di quelli sulla sicurezza o contro i rifiuti a Napoli).
Se è difficile fare previsioni sugli interventi vaticani, è più facile farle sugli interventi dell'altra sponda, quella laica. Qui è molto probabile che le «genuflessioni» si moltiplicheranno, e da tutte le parti politiche. A cominciare da Alemanno che vorrebbe addirittura compensare l'«offesa» fatta al papa dalla Sapienza. Una benedizione vaticana è importante per tutti, destra e sinistra, vincitori e vinti.
Sempre più rare le voci che rifiutano la genuflessione, come quella recente di D'Alema che ha colto quasi tutti di sorpresa. Una situazione nella quale la laicità diventa un bene sempre più raro. Le varie associazioni cattoliche acquisteranno un ruolo sempre più importante nella vita sociale e anche politica del paese.
Ma per la chiesa si apre una stagione non facile. Prima di tutto per le divisioni che si verificheranno inevitabilmente: parrocchie e soprattutto associazioni di destra e di sinistra, con inevitabili problemi di convivenza e di unità ecclesiale. A quel punto, un altro problema: diventerà sempre più importante la leadership pontificia. Il papa sempre più al centro, sempre più decisamente invocato e osannato. A scapito di tutte quelle istanze intermedie alle quali per secoli, e con successo, era stata affidata l'unità e la compattezza della chiesa.
Con il contributo dei mass media, la chiesa cattolica sempre più identificata con il suo capo. Identificata e così impoverita. D'altro canto, come inevitabile reazione, la diffusione, soprattutto in America Latina, delle mille e mille chiese «fai da te».
Si moltiplicheranno i gruppi di cristiani che si uniscono in nome di qualche slogan o di qualche capo carismatico, non in nome di una gerarchia centralizzata e romana.
Anche se lentamente, il cattolicesimo sta cambiando, nonostante la presenza del pontificato romano in prima pagina. Non soltanto in Italia.

 

Filippo Gentiloni      Il manifesto 30/5/08