Quale 4 novembre?
Era il 1° agosto 1917 quando il papa di allora, Benedetto XV, definì la guerra
in corso una “inutile
strage”. La ‘grande guerra’ finirà poi a novembre dell’anno successivo. Sono
passati 90 anni. E il 4 novembre si ‘festeggia’ l’anniversario della ‘vittoria’.
È molto forte il rischio della retorica, di definire ‘eroi’ quei poveracci
mandati come carne da macello a morire per un pezzo di terra che, ci dicono gli
storici, si poteva ottenere senza l’entrata in guerra dell’Italia.
Una guerra che, al di là della facile retorica, ha ucciso, solo tra gli
italiani, 650.000 persone, più i
feriti, i mutilati ecc.
Chiediamo al ministro della Difesa on. La Russa di non spendere milioni di euro
(alla faccia della
crisi e dei tagli..!!) per le celebrazioni del 4 novembre. Gli chiediamo di
evitare la retorica e
l’apologia della guerra, non strumentalizzando chi è morto! Il modo migliore di
onorare i morti
della guerra dovrebbe essere l’impegno a non prepararne altre, a non spendere
miliardi per nuovi
armamenti… e invece si taglia sulle spese della scuola, della sanità, della
giustizia e si aumentano le
spese per nuove armi, come ad es. gli aerei da guerra F35 dal costo di 100
milioni di euro l’uno, o la
nuova portaerei Cavour dal costo di circa 1 miliardo e mezzo di euro!
Vorremmo ricordare a tutti: al governo, ai politici, associazioni che ricordano
il 4 novembre, ai
sacerdoti chiamati a benedire i monumenti, a tutta la società civile, di non
dimenticare che la guerra
è ‘avventura senza ritorno’.
In un documento del 1976, “La Santa Sede e il disarmo generale” si legge: “La
corsa agli
armamenti anche quando è dettata da una preoccupazione di legittima difesa..
costituisce in realtà
un furto, perché i capitali astronomici destinati alla fabbricazione e alle
scorte delle armi
costituiscono una vera distorsione dei fondi da parte dei gerenti delle grandi
nazioni o dei blocchi
meglio favoriti. La contraddizione manifesta tra lo spreco della
sovrapproduzione delle attrezzature
militari e la somma dei bisogni vitali non soddisfatti (paesi in via di
sviluppo; emarginati e poveri
delle società abbienti) costituisce già un’aggressione verso quelli che ne sono
vittime. Aggressione
che si fa crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto
costo uccidono i
poveri, facendoli morire di fame”.
Di fronte alle tante guerre e tragedie di questi giorni, pensiamo anche alla
tragedia che sta
succedendo in Congo nel disinteresse mondiale...
Crediamo il 4 novembre ci obblighi tutti a non tacere, a non benedire la guerra,
a non giocare sulla
pelle della gente. A non preparare, come invece sta succedendo, altre nuove
guerre. Anzi, nuove
‘stragi’.
in “Mosaico di Pace” del 3 novembre 2008