PUTTANATE

Anche questa volta, è bastato l’annuncio della ministra Carfagna (quella che fa i calendari per camionisti e poi prova “orrore per le donne che volontariamente vendono il proprio corpo”) sull’arresto di prostitute e clienti per innescare il consueto dibbbattito tra favorevoli e contrari. Sui giornali, ormai, è un format fisso mutuato dai tg. Tizio è pro, tizio è contro. Così la gente (esclusi gli esperti, e dunque la ministra Carfagna) ne sa esattamente quanto prima. Nessuno pone l’unica domanda che aiuta a capire: la nuova legge è utile o no? Prima di scomodare filosofi, sociologi, vip, sottovip ed ex o aspiranti frequentatori di bordelli, sarebbe il caso di domandarsi se le norme annunciate servano o meno allo scopo che si prefiggono: stroncare la prostituzione di strada. Per qualcuno, l’espressione “arresto delle prostitute e dei clienti” suona bene, per altri suona male. Ma il problema è: davvero prostitute e clienti finiranno in carcere e dunque saranno dissuasi dal praticare le rispettive attività? La risposta, naturalmente, è no. Il carcere, come spesso avviene con queste gride manzoniane, resterà sulla carta (e meno male, visto che Angelino Jolie ha appena lanciato l’allarme sulle carceri sovraffollate). In Italia, com’è noto, la condizionale sospende le condanne fino ai 2 anni. E, anche se viene negata, le pene fino a 3 anni si scontano di solito al servizio sociale. Cioè fuori. Ora, la pena prevista per squillo e clienti va da 5 a 15 giorni di arresto. Il che significa che, per totalizzare più di 3 anni, bisogna farsi prendere sul marciapiede più di 72 volte, sempre chè il giudice applichi il massimo della pena e che l’imputata/o confessi. Altrimenti sarà difficilissimo dimostrare che la signora era lì per prostituirsi e non di passaggio per caso; e sarà impossibile provare che il tizio sorpreso a parlare con lei stava contrattando sesso a pagamento e non, invece, chiedendo un’innocente informazione stradale. Il nuovo reato è a prova impossibile. Risultato, in un paese con 70 mila squillo da strada e oltre un milione di clienti: i tribunali saranno intasati da migliaia di nuovi processi (se ne sentiva il bisogno), che si concluderanno perlopiù con pene virtuali o con un nulla di fatto. Salvo lo sputtanamento -è il caso di dirlo- del cliente, che avrà la reputazione e la famiglia rovinate, e magari si sparerà per la vergogna. Si dirà: ma per gli sfruttatori la pena sale a 4-8 anni. Già. Ma il problema è prenderli.

Oggi si intercetta il telefono della prostituta e si può risalire al pappone. Ma ancora per poco. La nuova legge sulle intercettazioni licenziata a luglio in fretta e furia dal Consiglio dei ministri vieta di intercettare per reati puniti fino a 10 anni. Inclusi sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Non è meraviglioso? Dietro l’annuncio, il nulla. Ma chi lo racconta? In Italia si può annunciare qualunque bufala nell’ assoluta certezza che nessuno la smonterà. Pensiamo al fantomatico reato di immigrazione clandestina: tutti si son convinti sia stato istituito col pacchetto sicurezza, ma in realtà non esiste. Quello contenuto nel pacchetto, anzi nel pacco, è il reato di ingresso illegale in Italia. Che non punisce chi si trova in Italia senza permesso (e meno male, altrimenti gli attuali 60 mila detenuti potrebbero pure triplicare), ma chi viene sorpreso a entrarci: siccome è raro che un clandestino, nell’istante in cui entra, incontri un poliziotto che lo coglie sul fatto, tutti i nuovi entrati potranno raccontare di esser arrivati prima che entrare diventasse reato, e verranno tutti assolti. Una superbufala che fa il paio col reato di “mancata esibizione del documento d’identità senza giustificato motivo” creato dalla legge Turco-Napolitano e rimasto nella Bossi-Fini: l’immigrato irregolare che non esibiva il documento agli agenti veniva trascinato in tribunale e lì, alla domanda se avesse un giustificato motivo per non esibirlo, rispondeva: “Sì: non ho il documento”. E, secondo una tesi giuridica tutt’altro che avventata, veniva assolto (poi la Cassazione ha messo ordine in quelle leggi scritte coi piedi). Altra norma-spot: multe salatissime per gli accattoni. Ma se uno chiede l’elemosina, vuol dire che è povero in canna. E allora, di grazia, chi la paga la sua multa? Multare gli accattoni è come accecare i non vedenti, tappare la bocca ai muti, evirare gli eunuchi, prendere le impronte ai monchi. Tutto accade quotidianamente sotto i nostri occhi. Ma non lo vediamo più.

 

Marco Travaglio       L'Unità 13/09/08