Prostituzione, difendere gli sfruttati

Il disegno di legge Carfagna sulla prostituzione - come le ordinanze di molti sindaci - è ingiusto,
inefficace, controproducente e assai ipocrita. È ingiusto perché criminalizza le persone che si
prostituiscono in strada, che sono vittime della tratta o di sfruttamento o, in altri casi, persone in difficoltà discriminate e che spesso non hanno alternative. È inefficace perché dà solo l'illusione di risolvere il disagio che in alcuni territori la prostituzione crea alla cittadinanza. Vietare
semplicisticamente il fenomeno in strada, significa spingerlo in un sommerso dove i problemi
saranno molto maggiori: appartamenti, condomini, locali notturni. Significa inoltre "spostare" il
problema da un luogo a un altro (da un comune a quello vicino, dalla città alla periferia, dalle strade
più trafficate a quelle secondarie e più insicure).
È controproducente perché, penalizzando prostitute e prostituti, colpisce soprattutto donne e minori
vittime di sfruttamento; non considera che chi si prostituisce, in genere, non commette reati, ma ne
subisce (violenze, stupri, rapine, riduzione in schiavitù). Vietando la prostituzione in strada, non
tiene conto del fatto che, già oggi, la violenza, lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù sono
ampiamente praticati nei luoghi dove viene esercitata la prostituzione al chiuso. Spingere ancora di
più la prostituzione verso appartamenti e luoghi chiusi significa rendere ancora più invisibili le
donne sfruttate, irraggiungibili per gli operatori sociali e per le stesse forze dell'ordine. Si
sottraggono risorse alle forze dell'ordine e si congestiona ancor più l'attività degli uffici giudiziari,
costretti a contrastare singole prostitute e clienti invece di concentrarsi contro i circuiti criminali
dello sfruttamento. Il Ddl Carfagna, infine, è ipocrita perché dichiara di voler lottare contro lo
sfruttamento e invece vuole solo fare "pulizia" delle strade, come se si stesse parlando di oggetti, di
immondizia, e non di persone. Il Governo ripropone, anche in questo campo, quell'impostazione
morale profondamente ipocrita che sembra ispirare molti suoi provvedimenti: riaffermare, nelle
norme e nella propaganda, una morale pubblica tradizionale che dovrebbe tenere insieme il Paese
(o, più modestamente, il proprio elettorato), mentre nei fatti e nei comportamenti concreti tale
morale tradizionale - qualunque sia il giudizio che se ne dà - viene poi clamorosamente smentita e
contraddetta.
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Lucio Babolin*     l'Unità 13 dicembre 2008

*Presidente Coordinamento Comunità d'Accoglienza