Il prossimo giorno della memoria
Tra vent’anni si ricorderà la
caccia ai migranti
Gli studenti delle scuole sapranno
di Bossi Maroni, Cota e dei complici della maggioranza
Si conclude oggi una settimana in Parlamento di dibattiti, scontri verbali,
accuse, polemiche, incroci di dichiarazioni sarcastiche e ostili. È la settimana
in cui un impenetrabile, misterioso, opaco voto di fiducia ha coperto un
impenetrabile, misterioso, opaco “pacchetto sicurezza”, che significa
soprattutto persecuzione dei più poveri, dei più deboli, degli scampati al
terrore politico e al rischio di morire nel deserto o nel mare.
Alcuni di noi, in Parlamento, hanno definito il cosiddetto “pacchetto sicurezza”
un delitto. Ha come mandante la lugubre coppia Bossi-Maroni, come
esecutore il ricattato presidente del Consiglio. Braccio armato della
legge-sentenza contro gli immigrati sarà la polizia libica di un governo
dispotico che - allo scopo - è stato dichiarato alleato militare di questa
Italia. In questo modo ci siamo abbassati al livello del vendicativo dittatore
nord africano Gheddafi.
Invano si è mobilitato contro questo delitto il Pd, insieme con le altre
opposizioni (Italia dei Valori e Udc). Invano, nonostante il discorso di sdegno
e condanna di Franceschini, invano nonostante la denuncia della xenofobia
italiana da parte del Presidente della Repubblica. Invano non solo per la
sproporzione di forze alle Camere. Invano non solo perché il vagone piombato del
voto di fiducia impedisce possibili spaccature a destra.
Invano, purtroppo, a causa di inspiegabili errori commessi dal Pd proprio in
Parlamento, proprio nei confronti della Lega: votare a favore del trattato
militare con la Libia, un accordo che costa all’Italia miliardi di dollari. E
che costerà la vita di molti migranti, a mano a mano che i disgraziati verranno
riconsegnati (si dice “respingimento in mare”) alla Libia. È un trattato firmato
e sottoscritto da Berlusconi (come lui stesso rivendica) e approvato da tutto il
Parlamento, con l’inspiegabile approvazione del Pd, che ha offerto un grande
aiuto alla Lega. È stato il primo pezzo di un brutto gioco. Il secondo errore è
stato partecipare al “miglioramento” della legge sul federalismo fiscale.
Perché dare una mano alla cucitura di quel bandierone leghista? Purtroppo
il Pd ha collaborato alla legge. E con il voto finale di mite astensione
il Pd si è messo in un limbo di ridotto peso politico. Ma i due errori non si
faranno dimenticare. La Libia ritorna nelle notizie con la sua faccia inumana.
Il federalismo leghista si rivelerà inattuabile e iniquo.
Si potrebbe fare ancora una volta un elenco della deliberata e barbara
crudeltà che segna questo maledetto “pacchetto sicurezza” che infierisce con
puntigliosità razzista contro donne e uomini, mandati allo stupro sistematico e
alla schiavitù senza via di riscatto in Libia. Lo stupro sistematico, ci
ha detto il giornalista Viviano (Linea Notte, Tg3, 11 maggio) in Libia è una
orrenda pratica di potere assoluto. Coinvolge senza pietà e senza controlli
bambine e bambini.
Il “respingimento in mare” è un gesto identico, nel suo orrore, al
respingimento delle navi di ebrei europei in fuga che nessun porto del mondo
voleva accettare. Ci sarà un “giorno della memoria” fra dieci o
vent’anni, il giorno in cui si ricorderà la spietata caccia ai migranti.
Gli studenti delle scuole sapranno tutto di Bossi, Maroni, Cota, dei loro
complici zitti di tutta la maggioranza, dell’incredibile tolleranza dei partiti
di opposizione, che pur votando contro, hanno voluto confermare la loro
disciplinata accettazione dei fatti, come se le ronde non fossero un colpo di
Stato, come se il “reato di clandestinità” non fosse un’invenzione feroce per
perseguitare donne e bambini, come se il “respingimento in mare” non fosse un
atto contro la civiltà che ha invano provocato l’indignazione della Chiesa e la
protesta del Segretario generale dell’Onu. Ma in Italia adesso il compito
è perseguitare gli immigrati negando loro ogni diritto, usando persino
la marina da guerra italiana per il delitto di “respingimento” che vuol dire
riconsegnare al torturatore libico coloro che erano appena fuggiti.
Purtroppo un Paese spaventato privo di una forte opposizione, sta al gioco.
E tutto ciò nonostante la Chiesa, la Caritas, la comunità di Sant’Eigidio, il
Cardinale Tettamanzi, apertamente deriso, l’opposizione accanita dei Radicali di
Pannella-Bonino. Un giorno si dovrà dire nelle scuole, che molti italiani hanno
accettato di diventare i volonterosi carnefici di Bossi e Maroni. Nelle scuole
si leggerà la testimonianza di un ex ministro dell’Interno italiano, Beppe
Pisanu: «Esistono presso la Commissione Europea e la Nato immagini che
documentano la carneficina nel mare. Quelle immagini raccontano di migliaia di
cadaveri che galleggiano nelle acque del Mediterraneo. E, ancora di più, di
cadaveri lungo il deserto». Nessuno potrà dire, in quel “giorno della memoria”:
io non sapevo.
Furio Colombo l'Unità 17.5.09
La guerra dichiarata al nemico migrante
IL TEMA dei migranti domina su tutti gli altri l´attenzione degli italiani e
delle istituzioni che li rappresentano. Se ne occupa il Parlamento, ne legifera
il governo con decreti e voti di fiducia, ne discutono le forze politiche e i
"media". La Chiesa si è mobilitata in forze e il presidente della Repubblica è
anche lui intervenuto per condannare tentazioni di xenofobia e una retorica che
si fa un vanto di chiudere la porta in faccia ad un popolo di disperati che
dall´Africa e dall´Oriente tenta di raggiungere l´Europa, il continente del
benessere e della gioia (così lo vedono), dei lustrini e della vita facile.
Insomma Bengodi.
Questo tema infiamma la campagna elettorale in corso ancor più (ed è tutto dire)
del conflitto che oppone Berlusconi a sua moglie e che al di là degli aspetti
privati mette in causa la credibilità del presidente del Consiglio e la sua
reticenza di fronte a questioni delicatissime e tuttora rimaste senza risposta.
La discussione sui barconi affollati di poveretti «senza arte né parte» secondo
la definizione elegante del presidente del Consiglio, investe i problemi della
sicurezza, del lavoro, della guerra tra poveri, della criminalità organizzata,
ma anche l´etica, la solidarietà, la lotta contro le discriminazioni. Insomma un
viluppo di problemi che non è semplice districare ma che incide direttamente
sulla sensibilità e sulle legittime paure degli italiani, una volta tanto
definibili come indigeni di fronte all´ondata di stranieri che si riversa sui
nostri confini marittimi e terrestri.
In questo clima, il governo risponde brutalmente alle critiche dell´Onu, e il
ministro La Russa arriva a definire l´Unhcr un´organizzazione "disumana e
criminale". D´altronde la Lega e la destra hanno fatto di questo tema il
cavallo di battaglia della campagna elettorale di un anno fa, hanno scommesso
sulla paura e l´hanno enfatizzata come più potevano. Dovevano
dunque pagare il debito contratto con i loro elettori alla vigilia di un altro
appuntamento con le urne. Di qui il "respingimento" dei barconi in alto
mare, che ha tutte le caratteristiche di uno spot pubblicitario accolto con
soddisfazione da una vasta platea di italiani intimoriti e incattiviti
dall´arrivo dei barbari, invasori delle nostre terre e della nostra
tranquillità.
C´è un punto di equilibrio tra queste due opposte rappresentazioni della realtà?
C´è una soluzione che salvaguardi valori e interessi che sembrano
inconciliabili?
* * *
Se
trionfasse la ragionevolezza sull´emotività non sarebbe difficile trovare quel
punto di equilibrio, ma sono molti gli ostacoli che vi si frappongono.
Il primo ostacolo sta nell´interesse politico della Lega e del partito che si è
dato il nome (quanto mai incongruo) di Popolo della libertà. Questo
interesse mira a mantenere alto il livello di emotività di un´ampia parte del
paese e se possibile ad alzarlo sempre di più. Bisogna distrarre
l´opinione pubblica da altri temi incombenti e non favorevoli al governo: la
crisi economica, la distruzione crescente di posti di lavoro, la perdita di
competitività del sistema-Italia, il terremoto d´Abruzzo e i disagi che ne
derivano e che sono ancora lontani dall´essere soddisfatti, la cicatrice
tutt´altro che rimarginata della credibilità pubblico-privata del premier.
Bisogna trovare un nemico esterno sul quale concentrare la rabbia della gente
ed eccolo pronto, quel nemico: è il popolo dei barconi. Le guerre servono a
indicare un bersaglio infiammando l´opinione pubblica patriottarda e questa è
una guerra. A questo serve il "respingimento", a questo servono le ronde, a
questo serve aver istituito il nuovo reato di immigrazione clandestina.
In realtà il 90 per cento del popolo dei migranti entra in Italia e in Europa
dai confini dell´Est europeo, l´immigrazione dal mare non supera un decimo dei
flussi d´ingresso, ma respingere i barconi con la marina da guerra è molto più
teatrale, fa scena, slega gli istinti xenofobi di chi assiste allo spettacolo
dal proprio tinello guardando la televisione.
Si dice: quella gente «senza arte né parte» è ingaggiata dalla mafia,
trasportata dalla mafia, e da essa controllata; viene da noi per delinquere,
ricondurli da dove sono partiti è dunque un nostro diritto, anzi un dovere verso
noi stessi e verso la Comunità europea. Ma manca la prova che i migranti dei
barconi siano collusi con la mafia. Vengono dai luoghi più disparati, dal Sudan,
dall´Eritrea, dall´Etiopia, dalla Nigeria, dal Maghreb, dall´Africa equatoriale.
Hanno attraversato boscaglie, foreste, deserti. Inseguono un sogno e affrontano
la morte e le sevizie per mesi e mesi. Collusi con la mafia? Trasportati dalla
mafia degli scafisti, questo sì. E poi carne da macello di tutte le violenze. E
per finire anche con la nostra.
Non è respingendo i barconi che la nostra sicurezza migliorerà. Non è con le
ronde. Non è con la vessazione e con le denuncie.
Bossi ha detto: io parlo con la gente e la gente vuole questo. è vero, Bossi
parla con la gente e trova consensi. Ma si vorrebbe sapere qual è la gente
con la quale parla il leader della Lega.
Certo, l´emotività contro il nemico migrante si estende. è un buon segno? Non
direi. è un «trend» verso il peggio. I leader politici che avessero il senso
della responsabilità dovrebbero scoraggiarlo. Se invece ne godono, se si fregano
le mani e alzano le dita a V come simbolo di vittoria e come fa il nostro
ministro dell´Interno compiono un pessimo servizio verso l´interesse nazionale.
Giorgio Napolitano, quando manifesta preoccupazione per la retorica
sull´immigrazione parla proprio di questa irresponsabilità. Sarà un
caso, ma il Capo dello Stato riscuote fra l´80 e il 90 per cento di consenso
nazionale. Con chi parlano Bossi, Maroni, Calderoli?
* * *
Quel
"trend" irresponsabile e così irresponsabilmente alimentato lambisce anche
persone insospettabili. Mi hanno molto stupito e preoccupato alcune recenti
dichiarazioni del sindaco di Torino, uno dei leader del Partito democratico. Ha
detto che respingere i barconi non viola il diritto internazionale ed ha
ragione. Ha aggiunto che il "respingimento" è autorizzato dall´Unione europea e
fu adottato nel 1997 da Prodi e D´Alema per bloccare il flusso migratorio
dall´Albania. Ha ragione anche su questo punto ma con una piccola differenza: in
Albania c´erano anche la polizia e i militari italiani, i centri di raccolta
erano sotto il nostro costante controllo e non sono paragonabili con quanto
accade nell´inferno dei centri di raccolta libici.
Ma c´è un punto che più mi incuriosisce nelle parole di Chiamparino. Il sindaco
di Torino propone di concentrare gli sbarchi verso due porti da indicare
dell´Italia meridionale. Sbarchi settimanali, autorizzati a trasportare i
migranti regolari o regolarizzabili. Che cosa significa regolari o
regolarizzabili? Vuole dire quelli chiamati da un datore di lavoro italiano?
Quelli non hanno bisogno di imbarcarsi sui barconi degli scafisti, possono
prendere navi di linea e arrivare dove vogliono. Di chi sta parando Chiamparino?
Qualche spiegazione sarebbe necessaria. Chi è chiamato non è clandestino. Chi è
clandestino non è regolarizzabile e viene respinto in alto mare. Esiste una
terza categoria «chiampariniana»? Ed anche «maroniana» e persino «berlusconiana»
che noi non conosciamo? è una nostra lacuna informativa. Allora per favore
colmatela.
Ho letto che Maroni sta per riproporre il tema delle badanti. Pare ci siano
molte badanti clandestine. La polizia le scoverà e saranno rapidamente
rimpatriate.
Chiamparino è d´accordo? Spiegatevi perché le vostre parole e le vostre proposte
sono molto confuse.
* * *
Da qualche
giorno i giornali fanno anche il nome di Piero Fassino tra coloro che
dissentirebbero dal segretario del Pd sul tema dell´immigrazione. Fassino è
persona che dice sì oppure no con grande chiarezza; non ha in mente altro che
l´interesse pubblico e non quelli di partito e di bassa politica. Perciò gli ho
chiesto direttamente quale sia la sua posizione in proposito.
Mi ha detto: 1) il "respingimento" è consentito dall´Unione europea. 2) Fu
sperimentato con successo per stroncare il traffico di persone in provenienza
dall´Albania. 3) L´Albania era sotto controllo della Nato e in particolare
dell´Italia. 4) La situazione con la Libia è completamente diversa. 5) I centri
di raccolta libici dovrebbero esser messi sotto controllo internazionale;
riportare il popolo dei barconi in quei centri significa riconsegnarli ad un
sistema di vessazioni crudeli. 6) Il governo italiano dovrebbe chiedere a quello
libico un diritto di ispezione dei centri e condizionare a quel diritto
l´erogazione delle risorse finanziarie che l´Italia ha promesso alla Libia.
Infine Fassino ha aperto un altro capitolo che a me pare di grande importanza:
qual è la politica del governo italiano verso gli immigrati regolari che da anni
vivono e lavorano nel nostro paese? è una politica di accoglienza e di
integrazione o invece è il suo contrario?
* * *
Quella
politica in realtà è un altro ostacolo enorme che si frappone al raggiungimento
d´un equilibrio sull´intera questione dell´immigrazione e della sicurezza.
Gli immigrati regolari sono oggi 4 milioni di persone ai quali vanno aggiunti i
cittadini europei provenienti dall´Est (romeni, polacchi, ungheresi eccetera).
Le previsioni sui flussi e sulla demografia ci dicono che tra dieci anni gli
immigrati «regolari» saranno il 10 per cento dei residenti in Italia. Nel 2020
saranno il 15. Più o meno in tutta Europa sarà quello (e anche più) il livello
degli immigrati e figli di immigrati. L´Italia, come già la Francia e la Gran
Bretagna, sarà un paese multietnico, multiculturale, multireligioso. Non è
un´opinione, è un fatto ed esiste già ora.
Ha ragione Fassino di porre il problema: qual è la nostra politica per gestire
questo fenomeno? Del resto anche Fini la pensa allo stesso modo e pone le stesse
domande.
Il premier ha già risposto: l´Italia non è un paese multietnico, il governo non
vuole che lo diventi e non lo diventerà. Infatti le leggi in corso di
approvazione ed il modo con le quali sono già preventivamente fin da ora gestite
va nella direzione voluta da Berlusconi, Maroni e naturalmente Bossi.
Il risultato sarà questo: l´estensione della cittadinanza sarà sempre più lenta
e contrastata; l´accoglienza istituzionale incerta e insoddisfacente; i rapporti
tra le comunità di immigrati e i cittadini italiani saranno di diffidenza e non
di integrazione, specie nelle zone di più intensa presenza cioè nel centro nord,
la parte più ricca e produttiva del paese.
Questa situazione è quanto di peggio ci si prepara.
Non serve a nulla inseguire su questo terreno leghisti e berluscones. A
questa deriva bisogna opporsi, tutelando la sicurezza, non soffiando sulla
paura, denunciando il mancato rispetto dei diritti civili nei paesi di
provenienza a cominciare dalla Libia. Infine coinvolgendo l´Unione europea in
una politica europea dell´immigrazione. Si può fare, però sembra un
sogno ad occhi aperti.
Eugenio Scalfari
Repubblica 17.5.09