Proposta del Pdl depositata al Senato. Primo firmatario De Gregorio. 51.646 euro per finanziare i nuovi acquisti.
"Chi tocca il crocifisso va in galera reato levarlo dagli uffici pubblici"
La norma prevede l'obbligo di esporre la croce. I senatori del centrodestra: comprarne 40 mila



Crocifisso in tutti gli uffici pubblici. E poi ospedali, porti, stazioni, aeroporti, carceri. Obbligatorio. Sanzionato di «arresto fino a sei mesi» o ammenda fino a mille euro non solo chi lo rimuove, ma anche il funzionario pubblico che si rifiuterà di esporlo.
«C´è uno scontro di civiltà. E ognuno deve dire da che parte sta. Noi stiamo dalla parte della Chiesa, non ce ne vergogniamo». Il primo firmatario Sergio De Gregorio commenta così il disegno di legge depositato in questi giorni da nove senatori ultra-cattolici del Pdl al Senato. «Magari un po´ ruvido, soprattutto nelle sanzioni, ma necessario», sostiene il presidente della fondazione Italiani nel mondo. A firmare il testo che, assicurano, presto sarà «calendarizzato» per l´esame a Palazzo Madama, anche Juan Esteban Caselli, eletto in Argentina, Gentiluomo del Papa in America latina e delegato presso il sovrano ordine dei Cavalieri Malta. Tra i promotori, anche Raffaele Calabrò, artefice del testo sul testamento biologico passato al Senato. Il disegno di legge - neanche a dirlo - segue la sentenza della Corte di Strasburgo che un mese fa ha giudicato la presenza del Crocifisso un «limite alla libertà religiosa», consta di soli 5 articoli e prevede anche una copertura finanziaria.
Già, perché se passasse il vincolo, occorrerebbe anche dotare tutti gli uffici del simbolo cristiano. Così, il quinto e ultimo articolo stanzia 51.646 euro per il 2010, da recuperare dal «Fondo di riserva» del ministero dell´Economia. E tanto dovrebbe bastare, spiegano i promotori, per acquistare dai 30 ai 40 mila Crocifissi, di quelli semplici, già visibili nelle aule scolastiche. Per il resto, oltre a riconoscere (articolo 1) alla croce il ruolo di «emblema di valore universale della civiltà e della cultura cristiana» e di simbolo perciò «irrinunciabile», si prevede (articolo 2) la sua esposizione «al fine di testimoniare il permanente richiamo della Repubblica italiana al proprio patrimonio storico-culturale radicato nella tradizione cristiana». Da qui, l´esposizione non solo «in tutte le aule delle scuole, delle università, delle accademie» (articolo 3), ma anche «negli uffici della pubblica amministrazione e degli enti locali territoriali, in tutte le aule dei consigli regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali e delle comunità montane, in tutti i seggi elettorali», e ancora nelle carceri, negli ospedali, le stazioni, i porti, gli aeroporti in tutte le sedi diplomatiche. Chi lo rimuove «o lo vilipende, è punito con l´arresto fino a sei mesi o con l´ammenda da 500 a 1.000 euro». E la stessa sanzione è prevista per «il pubblico ufficiale o l´incaricato di pubblico servizio che si rifiuterà di ottemperare all´obbligo». Dice De Gregorio: «Non è una proposta integralista. Ma rispondiamo con inquietudine all´aggressività che si manifesta contro la nostra identità cristiana». Il governo per ora tace. L´opposizione si prepara a dare battaglia. «Un atto di insopportabile piaggeria servile - attacca Francesco Pardi dell´Idv, tra i primi ad opporsi alla proposta - Esibizionismo strumentale per procacciarsi la benevolenza dei vescovi. Lo fronteggeremo in aula».

Carmelo Lopapa    Repubblica 10.12.09