Prof toglie il crocifisso dalla classe, gli studenti lo denunciano: sospeso


TERNI - Staccare il crocifisso dal muro durante la lezione può costare un mese di sospensione dal servizio. È questa la sanzione disciplinare cui potrebbe andare incontro Franco Coppoli, insegnante di Italiano e Storia all´istituto superiore Casagrande di Terni. La vicenda inizia lo scorso mese di settembre, quando Coppoli si trasferisce da Bologna a Terni.
Il docente, «rivendicando la libertà di non fare lezione sotto un simbolo di una specifica confessione religiosa appeso dietro la cattedra, invocando la libertà di insegnamento, la libertà religiosa e la laicità dello Stato e della scuola pubblica previste dagli articoli costituzionali», decide di staccare il crocifisso dalla parete durante le sue lezioni.
All´inizio la cosa non sembra creare problemi, ma dopo qualche settimana gli studenti si riuniscono in assemblea e "a maggioranza", ci tiene a sottolineare Coppoli, decidono che nelle classi il simbolo religioso va alla parete e denunciano l´episodio.
Ma il professore non si arrende e, durante le lezioni di Italiano, continua a staccare dal muro il crocifisso per riappenderlo prima di uscire dalla classe. A questo punto interviene il preside, Giuseppe Metastasio, che intima al professore di non rimuovere il crocifisso. E di fronte all´ennesimo rifiuto lo denuncia al Consiglio nazionale della pubblica istruzione (Cnpi), che lo ha ascoltato lo scorso 11 febbraio, proponendo la sospensione dal servizio, e dallo stipendio per un mese.
La patata bollente passa ora nelle mani del direttore dell´Ufficio scolastico regionale dell´Umbria, Nicola Rossi, che dovrà irrogare l´eventuale sanzione. «È un fatto gravissimo commenta Piero Bernocchi, dei Cobas della scuola che hanno difeso il docente. Il Cnpi, continua Bernocchi,  si è dimostrato più reazionario della magistratura che ha recentemente assolto il giudice che si rifiutò di fare udienza col crocifisso in aula».

Salvo Intravaia    Repubblica 19.2.09

 

 


"Con il Vaticano totale identità di vedute"
Berlusconi a tu per tu con Bagnasco. E Fini ricuce dopo le scontro sugli ebrei

ROMA - Non è un anniversario, è un party per festeggiare il "caro estinto" dell´opposizione. Al ricevimento nell´ambasciata d´Italia presso la Santa Sede per commemorare gli 80 anni del Concordato, un Silvio Berlusconi radioso si ferma molto più del presidente Napolitano, mentre i cardinali Bertone e Bagnasco nascondono la gioia tenendo le bocche rigorosamente chiuse davanti ai giornalisti. Pier Ferdinando Casini va incontro calorosamente al premier. Sembrano i generali Wellington e Bluecher dopo la vittoria di Waterloo.
Governo e Vaticano esibiscono un feeling, esaltato dalla battaglia comune sul caso Eluana. Il premier conferma il filo diretto con le gerarchie vaticane nei momenti cruciali della vicenda: «Non ho parlato direttamente con il Papa, ma abbiamo intrattenuto rapporti con i cardinali Bertone e Bagnasco. E poi c´era il dottor Letta…».
Le relazioni tra Vaticano e il leader del centro-destra sono al massimo. «Assoluta identità di vedute - dichiara Berlusconi - da parte di tutti i rappresentanti della Santa Sede c´è un riconoscimento entusiasta che mai si era verificato un clima come quello attuale, con la soluzione di praticamente tutti i problemi. Tranne piccole questioni». Monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei, conferma: «Un clima sereno». «Ottimo», chiosa il presidente del Senato Schifani.
Colpisce tra la folla degli invitati l´eclisse totale del Pd. Fassino non si fa vedere, Rutelli è a Bruxelles. Vagano tra prelati, ambasciatori, calici di champagne e stuzzichini, il deputato Pd Ivano Strizzolo, il teodem Enzo Carra, Maria Pia Garavaglia e Paola Binetti. A sorpresa appare un tranquillo Ignazio Marino.
Per il vertici vaticani e della Cei l´implosione dei Democratici è il frutto di un martellamento di quindici anni per scongiurare l´alleanza organica tra la cultura cattolica progressista e la cultura di un socialismo riformista nell´ambito di un partito di stampo europeo. Via via sono stati pestati psicologicamente i cattolici non ossequienti alla Santa Sede. Prodi, poi la Bindi, Marino stesso. L´Avvenire ha ricordato martedì all´ex popolare Franco Marini che non ci si può «contrapporre ai vescovi su argomenti da sempre appannaggio delle religioni». Una singolare «riserva legislativa» per il Vaticano nell´80. dei Patti Lateranensi.
Mentre Napolitano era a colloquio con il Segretario di Stato Bertone, il premier ha passato in rassegna con il cardinale Bagnasco l´agenda bilaterale. Per la Chiesa sono importanti una legge sul testamento biologico, che escluda l´autodeterminazione del paziente, il finanziamento delle scuole private, il sostegno alle famiglie, una gestione equilibrata del problema immigrazione. Berlusconi garantisce un´"attenzione puntuale" ai problemi della scuola cattolica, assicura di aver fatto molto per le famiglie, sottolinea la «visione comune» con la Chiesa sul tema del testamento biologico, respinge ogni ipotesi di legge sulle coppie di fatto: «Il progetto Rotondi-Brunetta? E´ un progetto loro che non ha niente a che fare con il governo».
Se l´incontro tra Bertone e Napolitano riconferma la stima vaticana per il presidente della Repubblica, un altro colloquio tra il Segretario di Stato, il presidente della Camera e Bagnasco ha smussato gli screzi suscitati dalle critiche di Fini sul rapporto tra Chiesa e ebrei negli anni del fascismo. Un disgelo tra il presidente della Camera e le gerarchie vaticane preparato già in mattinata: in un convegno, Fini aveva lodato «l´azione di coesione svolta dalla Chiesa nella società italiana». Il capo dello Stato, uscendo dall´ambasciata, ribadisce che il concordato riformato ha tante «potenzialità da sviluppare» e, come già in un suo messaggio ufficiale, esorta ad intensificare il «fruttuso dialogo» tra Stato e Chiesa.

Marco Politi    Repubblica 19.2.09
 

 


Voglia di ricucitura tra istituzioni e gerarchie vaticane


C’è una gran voglia di ricucire, fra i vertici dello Stato. Il tentativo di ridimensionare le tensioni istituzionali sul caso di Eluana Englaro ieri è diventato esplicito: fra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi; e fra il Quirinale e la Santa Sede. È emersa una volontà comune di diplomatizzare lo strappo consumatosi con la morte della donna in coma da diciassette anni. Il primo segnale è arrivato martedì, nel colloquio al Quirinale fra il presidente della Repubblica ed il premier, accompagnato dal sottosegretario a palazzo Chigi, Gianni Letta. La nomina di Paolo Grossi come giudice costituzionale ha rappresentato un primo gesto di concordia ritrovata.
Ma non solo con Berlusconi. La scelta di Grossi, stimato anche in Vaticano, viene letta come un indizio di tregua: sebbene preparata da tempo. E ieri è arrivato il secondo passo, in una cornice che favoriva e quasi obbligava alla concordia: la cerimonia per l'80˚ dei Patti lateranensi. Poteva rivelarsi un'occasione di imbarazzo; invece, è servita a ridurre le distanze e limitare i malintesi. L'invito di Napolitano alla «collaborazione feconda fra Stato e Santa Sede» è arrivata poco prima dell'incontro con i vertici vaticani. Ed ha finito per segnare positivamente il clima dei colloqui.
Lo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, che aveva detto parole accolte con irritazione dalle gerarchie cattoliche, ha cercato il dialogo. La sua conversazione col segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e col presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha accreditato un disgelo, per quanto parziale. Ma soprattutto, ha colpito l'insistenza con la quale Berlusconi si è premurato di affermare che con Napolitano non ci sarebbe «mai stata nessuna distanza»: un modo per cercare di allontanare i sospetti di un rapporto non risolto.
L'ombra del caso Englaro, infatti, non sembra dissolta. La legge sul testamento biologico fa dire al premier che si cercherà una proposta condivisa come vuole il Quirinale. Ma il capo del governo sottolinea anche una completa «unità di vedute» con la Chiesa. E ieri il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei, ha avvertito che la prossima legge dovrà escludere eutanasia ed accanimento terapeutico; e che non si dovrà rinunciare a «idratazione e nutrizione, pessima forma di eutanasia». Per questo, Berlusconi appare più convincente ed a proprio agio quando rivendica «il clima entusiastico», fra palazzo Chigi e Santa Sede.
Di fatto, è diventato l'interlocutore principale del Vaticano: anche perché le gerarchie cattoliche criticano puntualmente l'ostilità della Lega contro gli immigrati. Quanto all'opposizione, i tormenti del Pd hanno giustificato la sua assenza quasi totale dalle cerimonie di ieri. Ma anche in una situazione normale, le distanze fra Santa Sede e Pd sarebbero risultate ugualmente vistose, quasi imbarazzanti. È un altro dei «buchi neri» strategici che i successori di Walter Veltroni dovranno analizzare a fondo per risalire la china

Massimo Franco     Corriere della Sera 19.2.09