Il Perappello, ovvero ''la mistica dell’Occidente''
Trovo stupefacente l’appello-manifesto “Per l’Occidente” presentato dal
presidente del Senato il 23 febbraio. Non solo per la mistica dell’Occidente di
cui è intriso e per le cose che dice, ma anche per l’impudenza dell’autore. Con
un appello di questo genere, oltretutto in periodo elettorale, mi sembra che il
presidente del Senato si ponga ai margini dell’etica istituzionale. Assai più di
un ex-magistrato che si presenti alle elezioni.
Spero che altri affronteranno di petto il Perappello, perché io non sono
all’altezza di farlo. Posso però dedicarmi a un’operazione, forse scorretta, ma
già un po’ chiarificatrice: commentare, fuori dal contesto, le affermazioni più
bizzarre.
Secondo Marcello Pera, “Il laicismo o il progressismo rinnegano i costumi
millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della
persona, del matrimonio, della famiglia”. E’ facile obiettare che laicismo e
progressismo non li hanno portati gli extraterrestri, sono frutti della civiltà
occidentale, maturati in un lungo processo storico e giudicati positivi da tutte
le persone senza pregiudizi e di buon senso. Grazie ad essi abbiamo rinnegato
costumi deprecabili, che andavano dalla caccia alle streghe allo sfruttamento
illimitato dell’uomo sull’uomo, dalla tortura alla pena capitale, dal lavoro
minorile al traffico degli schiavi, dal disinteresse per le condizioni dei
singoli e delle famiglie, al disprezzo per la vita dei subordinati. In quale
modo l’opera del laicismo e del progressismo svilirebbe, invece, i valori “della
vita, della persona, del matrimonio, della famiglia”?
E, a proposito di famiglia, Pera e soci si dichiarano impegnati ad affermare il
suo valore “quale società naturale fondata sul matrimonio, da tenere protetta e
distinta da qualsiasi altra forma di unione o legame”. Ma, leggendo quanto
accade nelle famiglie, mi sembra, che ci pensi già la famiglia, di solito quella
fondata sul matrimonio, a svilire il proprio valore, anche senza la cattiva
influenza delle altre forme di unione o legame.
Più oltre Pera dichiara: “siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà
occidentale come fonte di princìpi universali e irrinunciabili”.
Peccato che da questa fonte siano sgorgate anche le persecuzioni agli “eretici”,
le guerre di religione, il colonialismo, lo sfruttamento dei paesi meno
sviluppati, la persecuzione degli ebrei, il fascismo, il nazismo,il franchismo,
due guerre mondiali.
Ma Pera non si preoccupa di tali precedenti e non sembra temere che la civiltà
occidentale possa manifestare ancora aberrazioni analoghe o di nuovo genere.
Piuttosto lo preoccupa un’altra cosa: il valore della civiltà occidentale deve
essere riaffermato purché lo si faccia “contrastando [...] ogni tentativo di
costruire un'Europa alternativa o contrapposta agli Stati Uniti”. Ne consegue
che l’Europa auspicata da Pera, non dovendo essere né alternativa né
contrapposta, finirà con l’essere sostanzialmente dipendente dagli Stati Uniti.
Si vede che, quando sono posseduti dall’esaltazione filoamericana, anche per i
mistici delle radici e dell’identità vale il detto “ubi major minor cessat”.
Infine: “Non può essere né libero né rispettato chi dimentica le proprie
radici”. A quanto pare gli unici che le ricordano bene sono i padani, che si
attribuiscono radici celtiche sicure anche quando vengono dalla Sicilia.
Purtroppo, a parte questa divertente bizzarria, il mito delle radici e della
propria identità è stato sfruttato intensamente e con pessimi risultati anche
dai sostenitori della purezza della razza, dagli xenofobi, da Mussolini, da
Hitler e da tanti autonomisti che hanno fatto ricorso al terrorismo in Gran
Bretagna, Spagna, Francia, Italia (ricordate l’Alto Adige?).
Ho l’impressione che, purtroppo, anche i Sunniti e gli Sciiti, i quali si
macellano tutti i giorni, siano molto legati alle rispettive identità.
Renzo Butazzi AprileOnLine n.111 del 28/02/2006