PERA E I NUOVI “TEOCON” CHE TENTANO IL PAPA

 

 Papa Ratzinger si sta addentrando nella giungla della politica italiana. Può darsi sia solo una sortita. O forse no. Certo è che mandando il suo «beneaugurate pensiero» a Marcello Pera e al suo progetto dichiaratamente ispirato alla visione dei neo-conservatori americani (in cui la politica di governo è direttamente impastata dai postulati di una fede), il pontefice tedesco ha scavalcato il Tevere e si è immesso nelle vicende nostrane.

Il convegno dl Norcia non è un evento estemporaneo. Il presidente del Senato sta lavorando alla formazione di un blocco culturale e politico, che tenga insieme liberal-conservatori, cattolici tradizionalisti, spezzoni dell’ebraismo italiano, accomunati dall’idea che vada combattuta ogni espressione del cattolicesimo progressista (per non parlare del cosiddetto catto-comunismo!), sepolta la visione socialdemocratica del Welfare, e infine cancellata ogni parvenza di una laicità che sappia essere, ove occorra, argine alle invadenze clericali o alle corpose tentazioni neo-costantinia­ne tipiche della strategia della Cei.

Per il presidente del Senato il messaggio papale rappresenta l’«agenda politica e culturale» per l’Italia e per l’Europa. Il suo progetto si propone concretamente di assumere il cattolicesimo come religione civile. L’obiettivo è per­seguito con tenacia e rappresenta il primo tentativo - dopo la scom­parsa della Dc negli anni Novanta - di riprendere in mano la «que­stione cattolica» (da destra questa volta), riunendo politici, uomini di cultura, rappresentanti di mo­vimenti religiosi. E’ un terreno, che il mondo laico del centro-sinistra sembra avere completamente ab­bandonato.

Più di un intervento a Norcia ha inoltre invitato ad «estendere ad altri obiettivi» l’alleanza tra catto­lici e liberal-conservatori forgiatasi nel solco della linea astensioni­sta della Cei.

È evidente che il presidente del Senato non avrebbe ricevuto da Oltretevere un placet così prezio­so se la conferenza episcopale non gli facesse da sponda. Il cardinal Ruini all’ultima riunione del con­siglio permanente della Cei, ha esaltato l’apporto dei «numerosi e assai significativi rappresentanti della cultura laica» alla battaglia antireferendaria e soprattutto ha annunciato che continuerà a funzionare lo strumento di collegamento costituito dal Comitato Scienza e Vita.

È risaputo, d’altronde, che solo la benevolenza delle alte sfere del­la Cei ha permesso a Oriana Fallaci di ottenere l’incontro con papa Ratzinger dopo che invano si era rivolta a Karol Wojtyla, che l’aveva tenuta fuori dalla porta non tanto perché la scrittrice lo aveva ricoperto di contumelie, ma perché il suo odio anti-islamico e  la sua incondizionata adesione alla politica di guerra di Bush poco c’entrava con la strategia planetaria di pace, diritto e solidarietà di Giovanni Paolo II.

Non da oggi il cardinal Ruini è convinto che gli Stati Uniti siano un laboratorio interessante per quanto riguarda sia l’influenza pubblica della religione sia la trasversalità delle adesioni, che si possono avere tra credenti e non credenti sul tema della vita, del bioetica ma anche dell’identità del destino nazionale.

Benedetto XVI, da parte sua pensa che l’Italia rappresenti una trincea specialissima nel difficile confronto tra cattolicesimo e secolarizzazione.

«Qui in Italia — notò all’assemblea dei vescovi nel maggio scorso - l’egemonia (della secolarizzazione) non è affatto totale e incontrastata». E d’un fiato il pontefice sottolineò la necessità di salvare «il presente e il futuro cristiano nel case e negli animi degli italiani».

Il messaggio di Norcia nasce in questo contesto. Nutrito di frequenti sprazzi di vittimismo aggressivo che vede esponenti ecclesiastici proclamare che la Chiesa non si farà «intimidire» o non permetterà che Dio venga «emarginato», quando è sotto gli occhi di tutti l’influenza pubblica e il potere politico della gerarchia ecclesiastica, peraltro dotata di una cospicua «maggioranza trasversale» in Parlamento.

Non è difficile immagina a quanti equivoci, storture e conflitti si andrebbe incontro in uno Stato moderno se si volesse trasfondere nelle leggi «l’apertura alla Trascendenza». (Secondo quale religione? Quale delle Interpretazioni di fede possibili? Quale preferenza mistica?).

Il punto è un altro. Conviene al Papato e alla Chiesa cattolica muoversi come una qualsiasi congregation o movimento confessionale statunitense? Sarebbe in sintonia con il ruolo ampio e articolatissimo che il cattolicesimo svolge nella nostra società?

Tre mesi dopo la sua elezione Giovanni Paolo II aveva già scosso un continente intero, l’America latina, con il suo viaggio a Città del Messico.

Sarebbe una riduzione troppo eclatante del ruolo acquisito dal romano pontefice nell’ultimo

quarto di secolo, se il Vaticano venisse percepito come invischiato nelle manovre delle forze politiche italiane e dedito a dare fiato agli aspiranti «rinati cristiani» nostrani.

 

Marco Politi –   La Repubblica del 18.10.05