Per il Papa solo la famiglia del presepe
Vaticano. Benedetto XVI riafferma il primato della coppia tradizionale e il no all'aborto. L'occasione è l'incontro con le istituzioni del Lazio
 

E’ un grave errore sminuire il ruolo della famiglia fondata sul matrimonio, attribuendo ad altre forme di unione “impropri riconoscimenti giuridici”. Benedetto XVI sceglie l’incontro con le istituzioni del Lazio, cioè col governatore Marrazzo, il presidente della Provincia di Roma Gasbarra e il sindaco Veltroni, per ribadire con fermezza che la Chiesa non intende arretrare neanche di un centimetro sul fronte della difesa della famiglia “etero” e su quello del no all’aborto. I due cavalli di battaglia con cui la roccaforte vaticana ha chiamato a raccolta le sue schiere già da tempo, ben prima di quel referendum sulla fecondazione eterologa che ha evidenziato quanto compatto fosse gran parte del laicato cattolico.
Davanti a tre amministratori di centrosinistra, tutti alle prese con proposte di legge per introdurre una qualche forma di riconoscimento alle unioni di fatto, il papa ha ribadito che di tale forma di riconoscimento "non vi è, in realtà, alcuna effettiva esigenza sociale". Non si tratta, ha spiegato Ratzinger, di ''norme peculiari della morale cattolica, ma di verità elementari che riguardano la nostra comune umanità: rispettarle - ha detto - è essenziale per il bene della persona e della società. Esse interpellano quindi anche le vostre responsabilità di pubblici Amministratori e le vostre competenze normative”. In sostanza, per il papa non è tanto in discussione l’adesione a un dogma, ma il semplice buon senso. Si impegnino gli amministratori, ha scandito, a sostenere le giovani coppie, i bambini, gli asili nido, e non perdano tempo ad allargare il riconoscimento a unioni non “consacrate”. Non meno esplicito è stato il passaggio sulla tutela della vita nascente: “Occorre aver cura che non manchino di concreti aiuti le gestanti che si trovano in condizioni di difficoltà ed evitare di introdurre farmaci che nascondano in qualche modo la gravità dell'aborto, come scelta contro la vita''.
Alle parole del papa, è subito scaturita l’immancabile polemica politica, con la destra che ha accusato la sinistra di non corrispondere alle parole del Santo Padre. Sono seguiti imbarazzati inviti a distinguere i piani e a non strumentalizzare le posizioni papali. Una prudenza da molti ritenuta eccessiva: ''E' stato impressionante – ha commentato ad esempio Alessandro Cecchi Paone - vedere Veltroni, Marrazzo e Gasbarra seduti come scolaretti ad ascoltare la lezione di un capo religioso che merita rispetto, ma che non può e non deve incidere sulla libertà legislativa di uno Stato sovrano e laico com'è l'Italia''. Polemiche che si sposano con quelle relative alla manifestazione sui Pacs a Roma in programma oggi, nella quale è prevista la celebrazione simbolica di alcuni matrimoni omosessuali. Un’idea che non è piaciuta a Romano Prodi, che si è detto “amareggiato” in una telefonata non proprio elegiaca col leader dell’Arcigay Franco Grillini. La pressione costante e invasiva del Vaticano attrae sempre più i cattolici del centrosinistra: a Roma la Margherita ha fatto cadere la proposta della maggioranza dell’XI° Municipio per istituire un registro delle unioni civili e in Campidoglio si prospettano giornate di fuoco quando un analogo disegno di legge andrà in aula consiliare. Un’idea già bocciata senza mezzi termini da Mariapia Garavaglia, anche lei della Margherita, che essendo il vicesindaco della Capitale ha decisamente voce in capitolo.
Insomma, i diritti civili, i valori laici e religiosi, la morale in una società politica immatura e vacua come la nostra sembrano fatti apposta per divenire fronti di scontro. L’impareggiabile Gasparri non ha esitato ieri ad attaccare la Sinistra, rea di “scalare le banche e distruggere le famiglie”, mettendo sullo stesso piano due aspetti che dovrebbero, in un paese civile, essere ben distinti. E ancora l’Osservatore Romano ha contestato la manifestazione di oggi, definendola “una provocazione”. Si discuta, osserva il giornale della Santa Sede, ma senza cortei e invettive. Forse ci vorrebbe più rispetto per i diritti di tutti, anche di quei “diversi”, così minacciosi e destabilizzanti, che una volta un uomo accolse e amò, creando quasi altrettanto scandalo di oggi. Ma d’altra parte, come scrisse con acume un eminente teologo, “in Vaticano tutti parlano del papa. Nessuno che citi mai Gesù Cristo”.

 

Paolo Giorgi     AprileOnLine.Info n.80 del 14/01/2006