Per favore, basta genuflessioni

Che gli ecclesiastici abbiano una faccia tosta che fa apparire in confronto i politici come modelli di sincerità non è una novità di giornata. Eppure, l'abilità nel manipolare la sostanza dei fatti da parte del Vaticano fa davvero gridare al miracolo. Sarebbe giusto il caso di proporreunprocesso di beatificazione istantaneo, data l'evidenza del prodigio, per l'Osservatore Romano. Il giornale del papa infatti, attaccando le dichiarazioni del neoministro per la famiglia Rosy Bindi, ha manifestato «qualche briciolo di meraviglia» nel constatare che, contutti i problemi che l'Italia e le famiglie italiane hanno, ci si occupi delle legge sulle coppie di fatto. Questa argomentazione, alla luce dell'attivismo vaticano delle ultime settimane sul tema delle coppie di fatto, sembra la classica pagliuzza scorta nell'occhio altrui senza vedere la trave nel proprio.

 Nei giorni cruciali della formazione del governo Prodi, papa Ratzinger e il cardinale Ruini (con tutti i problemi che ci sono sulla terra) sono intervenuti un numero imbarazzante di volte per stroncare sul nascere eventuali velleità di far passare in Italia qualunque riconoscimento giuridico di formedi famiglia diverse da quella fondata sul matrimonio. Benedetto XVI lo ha fatto l'11 maggio parlando all'Università Lateranense, il 13 arringando il Pontificio consiglio per la famiglia, il 18 ricevendo il nuovo ambasciatore australiano presso la Santa sede e il 20 è tornato inargomento con quello spagnolo, che perlomeno ha il demerito di provenire dal paese del famigerato Zapatero. E ancora non basta, perché già si annuncia un'ulteriorezampata papale inoccasione dell'incontro mondiale delle famiglie in programma a Valencia all'inizio di luglio. Ci stupiremmo comunque che da qui a luglio Ratzingernon proferisse verbo riguardo alle convivenze «contrarie al disegno divino». Il cardinale Ruini, di rincalzo, dopo avere fatto fuoco e fiamme per ottenere che sparisse ogni esplicito riferimento ai Pacs nelprogrammaelettorale dell'Unione, ha aperto il 15 maggio la prima assemblea dei vescovi italiani successiva al voto del 9 e 10 aprile con un bel no secco ai diritti delle coppie gay. Tre giorni dopo, forse per evitare di essere frainteso, è andato dal papa a nomedi tutti i vescovi italiani per ribadire che l'esigenza di non tutelare le unioni diverse dalla famiglia è uno dei principi che la chiesa considera «non negoziabili ».

Di fronte a questa logorroica ossessione, la politica italiana si genuflette spesso e volentieri, dimostrando una volta di più che l'idea di vivere in uno stato laico è del tutto estranea al nostro vivere civile. La quasi totalità del centrodestra, incurante di quel che accade nel resto d'Europa, si improvvisa in comiche esternazioni a difesa delle mura di San Pietro. Ei cattolici del centrosinistra, con l'ansia di distinguersi dai loro alleati laici,non si comportano in genere molto diversamente. Ben venga quindi Rosy Bindi, il cui cattolicesimo è al di sopra di ogni sospetto perfino più di quello di Rutelli, a ricordare ai suoi correligionari che dopotutto siamo nel 2006.

 

Gianni Rossi Barilli          Il manifesto 23/05/2006