Per chi e per cosa votano i credenti

Dio «torna di moda”. Focus di marzo dedica la copertina a “Il più grande dei misteri: Dio”. Il
servizio ha un che d’improbabile. Per rispondere alla domanda: Dio: credere o non credere?, si
sofferma sugli extraterrestri, l’astronomia e la matematica.
Più essenziale l’articolo di Nadia Urbinati: “Il Dio del cuore e il Dio del potere” (Repubblica, 2
marzo). Scrive: «Liberare lo stato dalla religione ha significato consentire alla religione di
espandersi liberamente nella società e di rafforzare la propria forza attrattiva». La secolarità non è
miscredenza; né implica un relativismo.

Anzi. Umanesimo e secolarizzazione consentono alla religione di vivere nel cuore dell’uomo più
che nei riti, nelle manifestazioni e nelle appartenenze esteriori.
Se il vangelo dice che «religione
vera è aiutare gli orfani e le vedove», questo lievito può trasformare la società; certo trasforma la
vita i loro rapporti delle persone.
Se questo è il vero Dio, questa è anche la vera politica, cioè la partecipazione alla vita della polis:
schierarsi dalla parte dei poveri, di quelli che hanno sofferto ingiustizie o discriminazioni; aiutarli
con gesti coerenti ed efficaci.

Ci sono due modelli di impegno politico dei credenti: chi cerca e serve il Dio che sta nel cuore e
nella coscienza sceglie un impegno politico grande o piccolo, ma ispirato all’amore e orientato
all’eguaglianza, alla giustizia e alla fraternità. Lo proponevano i vescovi italiani nel 1981, ma vale
anche oggi: dalla crisi non si uscirà se non insieme… la politica dei cristiani è fatta a partire dagli
ultimi.
E poi c’è il modello che cerca e serve il Dio del potere. Ciò non significa che quei credenti siano
sempre idolatri o malvagi; più semplicemente sono convinti che l’uso – inevitabilmente
machiavellico – del potere sia necessario per realizzare il comandamento di Dio e possa aiutare gli
uomini (anche condizionandoli e talora obbligandoli) a essere “più religiosi” e “più morali”.

Ci sono dei credenti che danno il voto a chi fa una politica per gli uomini: i poveri, la giustizia
sociale, la libertà e l’eguaglianza, la redistribuzione delle risorse, l’apertura alle novità dei giovani.
E ci sono i credenti che danno il loro voto a chi fa una politica di vantaggi per la Chiesa, di
obbedienza alla gerarchia, per la difesa delle tradizioni e dei poteri costituiti, per difendere la città
dagli straccioni, i diversi. gli immigrati. Per rafforzare la buona società delle buone maniere.
Il Dio del cuore infatti ispira una politica di fraternità e di condivisione. Il Dio del potere una
politica per il proprio benessere; ispirata dalla paura e dall’ostilità. Fra costoro, chi è più vicino al
Vangelo?

Angelo Bertani     Europa  6 marzo 2009