Pentecostali, è semplice
Quale è
veramente la situazione del cristianesimo nel mondo? La conosciamo troppo poco,
soprattutto perchè guardando da Roma siamo portati a considerare quasi
esclusivamente il cristianesimo cattolico; tutt'al più a quello cattolico
aggiungiamo, anche se con una certa fatica, gli altri cristianesimi più
tradizionali come quello protestante e quello ortodosso. L'uno e l'altro con le
loro varie forme plurali.
Dimentichiamo troppo facilmente tutto quel mondo
cristiano che non si riduce alle chiese tradizionali e che è in pieno sviluppo.
L'esempio più evidente, anche se da noi più sconosciuto, è quello dei
pentecostali. Il più importante movimento spirituale del nostro tempo, è stato
detto. Era nato un secolo fa in una periferia afroamericana di Los Angeles, e in
un secolo i pentecostali sono diventati circa 500 milioni, un quarto dei
cristiani di tutto il mondo.
Un tasso di crescita impressionante. Qualche
esempio: in 30 anni in Europa da 8 a 37 milioni; in Nordamerica da 24 a 80, in
Africa da 17 a 125; in Asia da 10 a 134, in America Latina da 12 a 141 milioni.
Come mai questo incredibile successo? Sulla rivista
Riforma
(settimanale delle chiese evangeliche, battiste, metodiste, valdesi) sotto il
titolo «Un cristianesimo entusiasta» Paolo Naso risponde alla domanda. In primo
luogo la «portabilità» del movimento pentecostale, che non ha bisogno di chiese
e di pesanti strutture: è elastico, va dove la gente vive. Poi la
«accessibilità»: semplicità del culto e calore della accoglienza. E ancora la
«trasmissibilità»: una fede agile, che è facile comunicare. Poca teologia e
pochi dogmi. E molto «entusiasmo», proprio quello di cui la società di oggi -
delusa, pessimista, incerta - ha bisogno.
Al movimento pentecostale, d'altronde, non mancano i
problemi: fra gli altri la frammentazione, una certa tendenza al fondamentalismo
biblico, una certa chiusura all'interno del proprio recinto.
Con il cattolicesimo i rapporti non sono facili.
Comunque anche Roma dovrà fare i conti con il cristianesimo dell'entusiasmo che,
non soltanto dal punto di vista quantitativo, sta diventando una parte sempre
più importante dell'«ecumene» cristiano, soprattutto nei paesi fuori
dall'Europa.
Filippo Gentiloni il manifesto 7/5/2006