Patti Lateranensi
Quell’antico dissidio tra Chiesa e Stato
Dall´84 a oggi sono cresciute nuove problematiche dalla fecondazione
all´omosessualità
Ottant´anni fa Mussolini firmava il Concordato Venticinque anni fa Craxi ne
sottoscrisse la revisione. Ma la questione è aperta
Ma ora non ci sono più le grandi contrapposizioni ottocentesche
La storia della laicità è stata segnata anche dal dialogo e da comprensione
Ottant´anni fa, l´11 febbraio 1929, Mussolini e Gasparri firmarono i Patti
Lateranensi: Concordato, Trattato e Convenzione finanziaria. Venticinque anni
fa, il 18 febbraio 1984 Craxi e Casaroli sottoscrissero la revisione di uno di
quei Patti, il Concordato. Entrambi questi eventi si inseriscono in una
tradizione conflittuale di rapporti tra Stato e Chiesa iniziata con il
Risorgimento, che lo strumento pattizio, applicato in modo non sempre perfetto,
ha cercato di contenere e che il principio di laicità, inteso in senso sempre
più ampio, ha cercato di risolvere. La conflittualità che gli accordi del 1929 e
del 1984 hanno cercato di regolamentare appare ormai lontana, ma il principio di
laicità non pare oggi godere di ottima salute: tensioni e problemi, infatti,
sembrano tornati ad emergere.
L´antico dissidio risorgimentale tra Chiesa e Stato fu risolto quando ormai
quella problematica appariva superata: nel 1929 non c´erano più un papa che
rivendicasse il potere temporale della Chiesa e un´élite liberale preoccupata di
affermare la sua identità. All´ordine del giorno non c´erano più neanche i
grandi contrasti legati alle proprietà ecclesiastiche, al passaggio
dell´insegnamento nelle mani dello Stato o alle Opere pie che, in precedenza,
avevano caricato di un concreto spessore materiale il conflitto tra Chiesa e
Stato. Con il nuovo secolo, invece, erano emersi altri problemi: il Novecento è
stato il secolo delle masse e, anche tra Stato e Chiesa, principale oggetto del
contendere è diventato l´influenza dell´uno o dell´altra sulle masse. Nel ´29,
perciò, l´attenzione si concentrò sul Concordato, con le opposte speranze di "cattolicizzare"
la società italiana o di "fascistizzarla". Tra i cattolici, solo pochi, come De
Gasperi, avvertirono che per conquistare davvero le masse si doveva procedere
democraticamente dal basso e non autoritariamente dall´alto: è la strada poi
imboccata dall´Italia post-bellica, attraverso il confronto tra partiti di massa
espressivi delle principali tradizioni italiane, compresa quella cattolica.
Era inevitabile che i retaggi autoritari e fascisti presenti nei Patti
Lateranensi, recepiti dalla Costituzione repubblicana con il decisivo apporto di
Togliatti - per non riaprire antichi conflitti, apparissero sempre più
inaccettabili alla crescente sensibilità democratica della società italiana e,
nel 1967, anche i partiti di governo tranne i socialisti - auspicarono una
revisione del Concordato. Da allora, però, sono passati ben diciassette anni
prima dell´accordo di Villa Madama del 1984, perché i rapporti tra Stato e
Chiesa erano entrati, in modo imprevisto, dentro una nuova fase. L´iter di
revisione del Concordato fu prima fermato dalla vicenda del divorzio e poi
rallentato da quella dell´aborto, da problematiche cioè che riguardano più la
vita individuale che quella collettiva, più le scelte personali che quelle
politiche. Nel 1984, i grandi partiti di massa questa volta con un
decisivo impulso socialista si mostrarono ancora abbastanza forti da
varare un nuovo Concordato, ma ormai troppo lontani dall´evoluzione della
società italiana per affrontare i problemi nuovi che stavano emergendo. Nel
1989, la Corte costituzionale esplicitò la filosofia di quell´accordo elevando
la laicità a "principio supremo" della Costituzione, ma, come intuì già allora
Pietro Scoppola, il nuovo Concordato chiudeva vecchie questioni senza affrontare
le nuove, sempre più difficili da risolvere applicando il principio di laicità
in modo tradizionale.
Nei
vent´anni successivi, l´Italia ha goduto, almeno apparentemente, di una pace
religiosa senza precedenti, ma dal 1984 ad oggi mentre scomparivano dalla
scena i partiti che avevano sostenuto la revisione - sono cresciute prima
silenziosamente e poi rumorosamente nuove problematiche, come quelle della
fecondazione assistita, dell´atteggiamento verso l´omosessualità, della liceità
dell´eutanasia. Negli ultimi anni, da una parte, le prese di posizioni della
Chiesa su queste tematiche sono state respinte come insopportabile ingerenza
nella vita pubblica, dall´altra i tentativi di contrastarle giudicate
inaccettabili limitazioni della libertà di espressione. E´ sembrato così di
tornare ad una conflittualità tra Chiesa e Stato che molti consideravano ormai
esaurita ma, a ben vedere, non si tratta propriamente di un conflitto tra Chiesa
e Stato, almeno in termini tradizionali: non ci sono più, infatti, le grandi
contrapposizioni ottocentesche tra due istituzioni o la dura concorrenza
novecentesca per influire sulle masse.
Le discussioni riguardano oggi soprattutto questioni etiche, rapporti tra
scienza e fede o, persino, concezioni filosofiche e, cioè, problematiche
culturali, nel senso ampio del termine, piuttosto che questioni giuridiche,
controversie economiche, conflitti politici, anche se pure su questi terreni
riemergono talvolta questioni irrisolte. Sono cambiati i soggetti, i temi e i
fini del confronto: anche se le persone sono le stesse, più che una
contrapposizione tra detentori del potere ecclesiastico e di quello statuale,
prevale la discussione tra autorità morali, gruppi sociali, élites
intellettuali, individui comuni; l´oggetto del contendere riguarda spesso
problemi senza spessore materiale ma di grande rilievo simbolico; i fini su cui
ci si divide non toccano più gli interessi della Chiesa e dello Stato ma i
comportamenti concreti dei singoli cittadini e così via. E´ il caso, per
ricordare l´esempio più noto, della discussione sul valore della vita e sulle
sue implicazioni.
Si tratta di un radicale mutamento che rende impossibile affrontare i
conflitti in modo tradizionale, attraverso strumenti giuridici come i concordati
o ricorrendo al principio di laicità. Sul tema della laicità, negli
ultimi tempi sono stati scritti in Italia decine di libri e centinaia di
articoli, i cui autori mostrano di sapere di che cosa stanno parlando, ma
definire esattamente che cos´è la laicità sta diventando sempre più difficile.
Questo principio è nato e si è sviluppato sul terreno dei conflitti
istituzionali, intorno all´incompetenza dello Stato in materia religiosa, per
sancirne la neutralità nei conflitti, anzitutto, tra Chiese cristiane e, poi,
tra movimenti ideologici e formazioni politiche. Oggi, invece, molte discussioni
riguardano altre questioni, legate ad un diverso rapporto tra valori religiosi e
orientamenti culturali, tra principi etici e comportamenti pratici.
Non si tratta di una questione solo italiana né solo occidentale. In un libro
recente (La Sainte Ignorance. Le temps de la religion sans culture, Edition du
Seuil), Olivier Roy ha spiegato le attuali difficoltà del principio di laicità,
in una Francia sempre più multiculturale, multietnica e multireligiosa, con una
tesi originale: sarebbe oggi in atto una crescente divaricazione tra
cristianesimo e mondo occidentale, tra Islam e mondo arabo, tra induismo o
buddismo e mondo asiatico ecc. La contemporanea diffusione del fondamentalismo e
di forme di secolarizzazione sempre più radicali, cioè, rientrerebbe in una più
generale tendenza alla divaricazione tra le strade dei credenti e quelle dei non
credenti. La storia della laicità, com´è noto, non è stata solo segnata
da duri scontri e da dure contrapposizioni, ma anche dal dialogo e da una
crescente capacità di comprensione reciproca. Se oggi il dialogo tra credenti e
non credenti si interrompe, entrambi rischiano un progressivo impoverimento e,
soprattutto, lo rischia tutta la società.
Agostino Giovagnoli Repubblica 10.2.09