Il pastore tedesco va alla crociata
Il sequel del
pamphlet anonimo «Contro Ratzinger» viviseziona il famoso discorso di Radisbona
di Papa Benedetto XVI
Papa Ratzinger è un
sintomo. Provate ad associare a questo nome l'avverbio «contro» e farne un libro
come Contro Ratzinger 2.0.
scontro di civiltà e altre sciocchezze,
(Isbn pp.60, euro 6,80), upgrade di
Contro Ratzinger pubblicato
dallo stesso editore solo qualche mese fa. Il sintomo vi colpirà bloccando la
produzione del vostro ingegno. E' successo a questo pamphlet divertente e
provocatorio che sminuzza frase per frase il famigerato «discorso di Ratisbona»
del 18 settembre dell'anno scorso nel quale Benedetto XVI ha usato parole aspre
sull'Islam in quanto religione che propugna la guerra santa.
La vicenda la racconta, con tanto di illustrazioni,
lo stesso autore (anonimo). L'editore intendeva promuovere il libro con
un'operazione situazionista, se non proprio folle, visti i tempi: uno striscione
con il programmatico titolo da esporre in via San Gregorio a un passo dalla
Città del Vaticano.
Alle imbarazzate osservazioni «tecniche»
dell'ufficio del Comune di Roma preposto alla vendita di spazi pubblicitari,
l'editore rispose con un'altra idea, stavolta veramente visionaria. Attaccare lo
striscione alla coda di un aereo che avrebbe dovuto sorvolare il Vaticano per
una quindicina di giorni. Dopo un primo rifiuto del concessionario di voli
pubblicitari, che intendeva rispettare il Santo Padre in quanto cattolico
praticante, un altro intoppo. Lo striscione doveva essere autorizzato dalla
Questura. L'idea «eretica» della promozione aerea del libro poteva finire in
tribunale con l'accusa di «vilipendio a capo di Stato estero».
Sembra infatti che a Roma ci sia una differenza tra
esporre un cartello «Contro Bush» in una manifestazione pacifista e portare a
spasso uno striscione che fa balenare un avverbio d'opposizione accanto al nome
del rappresentante di Cristo. «Pensateci bene, vi conviene davvero?» chiese
all'editore la voce telefonica di un non meglio precisato funzionario che non
escludeva nulla, ma voleva puntualizzare che una cosa è la pubblicità, un'altra
è il rispetto per il Papa. Al quale ogni amministrazione comunale, non solo
quella veltroniana, deve essere sensibile.
Papa Ratzinger è dunque un sintomo degli scrupoli
semantici che fanno la differenza nella vendita degli spazi pubblicitari a Roma.
Della passività con cui le sue lezioni, le sue parole d'ordine e i suoi
incidenti diplomatici e filosofici vengono in genere accolti. Ma soprattutto
dell'affermarsi di un pensiero che si vuole «forte» (e conservatore) contro la
debolezza dei tempi moderni.
Sette giorni dopo Ratisbona, il 25 settembre,
Ratzinger fu costretto a scusarsi davanti agli ambasciatori dei paesi musulmani
accreditati in Vaticano. Intimorito dalle manifestazioni anti-cristiane in tutto
il mondo musulmano sfociate violentemente nell'uccisione di una suora in Somalia,
il Papa propose un'alleanza ai cugini islamici contro il relativismo diffuso dal
pensiero illuminista in Occidente come in Oriente. Disse che il nemico comune
delle religioni monoteiste è la «modernità».
Scorrono brividi per questo ritorno allo scontro
medioevale contro l'Illuminismo predicato dal Papa. Contro Ratzinger
dimostra che ci sono sintomi che preannunciano il peggioramento del male.
Al resto penserà il prossimo film di Mel Gibson. E' molto probabile che il suo titolo potrà aggirarsi liberamente nei cieli di Roma.
Roberto Ciccarelli Il manifesto 12/01/2007