Parliamo di sesso, siamo cattolici

Che i vertici cattolici si facciano sentire e si diano da fare in vista delle elezioni non è una novità. È così da sempre: negli anni passati anche con intensità maggiore di quella di oggi. In positivo, bisognava votare Democrazia Cristiana (il partito «a ispirazione cristiana»): in negativo bisognava assolutamente evitare tutto quello che in qualche modo si avvicinava al comunismo, il grande pericoloso avversario. Al limite delle scomuniche. Oggi non è più così. Mancano all'appello sia il partito «a ispirazione cristiana» che il grande avversario. L'autorità ecclesiastica, comunque, non rinuncia a farsi sentire, anche se è costretta a modificare i toni del suo appello. Un appello imbarazzato anche perché si è ristretta quell'area che il mondo cattolico da sempre predilige, anche se non è etichettata come «cattolica»: è scomparso o quasi quel «centro» nel quale il cattolicesimo più ufficiale si riconosce e che gli permette - permetterebbe - di non escludere nessuno. Né destra né sinistra: né escluse né privilegiate o battezzate. È la situazione in cui ci troviamo. Non, quindi, un sì o un no a questo o quel partito, come una volta. Ma, invece, la sottolineatura di alcuni temi, in senso positivo o negativo. Saranno i singoli partiti o gruppi ad accettare o rinnegare le posizioni volute o rifiutate dai vertici cattolici. I quali, comunque, ci tengono ad assicurarsi una presenza vistosa. Il loro maggiore timore è sempre quello di diventare insignificanti nella vita pubblica, riducendosi al privato.
I temi dell'incontro-scontro sono noti e ben chiari. Le dichiarazioni recenti delle autorità cattoliche non fanno che ripeterli, con evidente maggiore impegno man mano che ci si avvicina alle scadenze elettorali: si va dall'aborto all'eutanasia alla pillola del giorno dopo. In primo piano, dunque, la famiglia, il sesso e tutto ciò che lo riguarda. Significativo, perciò, il silenzio cattolico là dove questi temi non fanno parte della campagna elettorale come nelle elezioni comunali.

Significativi anche gli sforzi dei vari gruppi e partiti per accattivarsi voti cattolici, anche a costo di importanti spostamenti nei programmi. In crescendo le genuflessioni, in crisi, un po' dappertutto, la laicità. Tipica, in questo senso, la politica messa in atto da Giuliano Ferrara: logica una certa diffidenza della autorità ecclesiastica. Su questa impostazione parzialmente nuova e sulle reazioni che sta suscitando si possono impostare alcune riflessioni piuttosto importanti, dettate anche dall'esperienza degli anni passati. La prima riflessione riguarda la tipica accentuazione di questi giorni: sembra che l'essenziale del messaggio cristiano riguardi proprio la famiglia e il sesso. Eguaglianza, sincerità, carità, ecc. sembrano in secondo piano. Uno spostamento di accenti che non può non mettere in pericolo la stessa validità del messaggio, messa in crisi proprio dalle sottolineature elettorali. Un travisamento inevitabilmente dannoso per il messaggio stesso.Un'altra domanda si impone. Quale potrà essere il successo di questa impostazione? È inevitabile dubitarne, anche considerando la sconfitta delle posizione cattoliche nelle recenti occasioni di scontro, come furono, pochi fa, i referendum su divorzio e aborto. La maggioranza degli italiani si dimostrò contraria alle posizioni cattoliche più rigide. Tutto fa pensare che la situazione di oggi non sia diversa e che la maggior parte degli italiani, anche cattolici, non ami le sottolineature etico-sessuali.Per i «palazzi» vaticani era più facile e sicuro, come una volta, indicare i partiti buoni e quelli cattivi. Le insistenze etiche di oggi mettono in pericolo lo stesso messaggio che si vuole trasmettere. D'altronde la posizione dei cattolici nella Spagna di Zapatero conduce ad analoghe conclusioni. Ne constateremo la conferma fra pochi giorni.

 

Filippo Gentiloni       Il manifesto 10/4/08