Il paradosso di Ratzinger: la Chiesa ostacolo alla fede

Da giovane teologo Joseph Ratzinger era stato uno dei più schietti critici del potere politico del Vaticano, convinto che l'ambizione temporale della Chiese fosse ormai diventato «il principale ostacolo alla fede». Un'ipotesi un po' paradossale e che da Papa stia cercando di dimostrare nei fatti la bontà di quella teoria. Di questo passo, i laici dovranno smettere di criticarlo e fargli un monumento.

Dai tempi di Pio XI, non a caso oggi tanto rivalutato dalla Santa Sede, nessuno meglio di Benedetto XVI sta illustrando all'opinione pubblica, anche cattolica, quanto sia nefasta la pretesa della Chiesa di condizionare la vita democratica come fosse un partito. In Italia ormai la Chiesa e un partito a tutti gli effetti. Meglio, con i soli vantaggi di un partito. Gode di generoso finanziamento pubblico e di uno spazio garantito nel pastone politico dei tg, interviene nel processo legislativo, detta l'agenda al Parlamento. Non ha invece gli svantaggi di dover affrontare l'esame popolare del voto e il dibattito interno. Non rischia mai di finire all'opposizione e non affronta il disagio di dover rispettare la Costituzione. Ma questa massa di privilegi crescenti sta producendo un eccesso di euforia nelle gerarchie ecclesiastiche. Chi si sente troppo sicuro non è più abbastanza vigile. Come non rendersi conto di quanto siano impopolari, fra gli stessi cattolici, le ultime crociate vaticane? Negli stessi giorni in cui la Chiesa ha messa in croce il padre di Eluana Englaro conte «assassino», invece di chiedere scusa a una famiglia costretta a un'agonia di diciassette anni, il Papa ha perdonato gli antisemiti lefebvriani. il negazionismo e la farina attuale, più ipocrita e pericolosa di antisemitismo. La scomunica è stata revocata in assenza di qualsiasi segno di pentimento. La Chiesa prima li ha perdonati e poi ha chiesto loro di pentirsi, al contrario di quanto fa con tutti gli altri suoi Figli.

Questa Chiesa procede con arroganza militante, pretendendo di stravolgere le categorie dell'umano sulla base di una concezione imperscrutabile del divino. Al fedele chiede obbedienza cieca e rinuncia a sentimenti naturali, come pietà per un padre straziato o orrore per chi nega un genocidio. Non si tratta forse della migliore esemplificazione possibile di «una Chiesa diventata ormai il maggior ostacolo alla fede»?

 Curzio Maltese    Venerdì di Repubblica  13/02/ 2009