Il Palazzo cattolico riempie la piazza
Alla vigilia del Family day si discute soprattutto
su presenze e assenze. Vado, non vado, andrei. Per chi ci sarà, una specie di
professione di fede, una bandiera, un voto politico. Per gli assenti, una
dichiarazione di laicità (se non di omosessualità). Così, anche se
implicitamente, si sono mossi gli organizzatori. Vale la pena di riflettere
sulle loro intenzioni.
Perché questo protagonismo delle gerarchie cattoliche, solitamente prudenti? La
risposta rinvia al passato. La gerarchia è reduce da alcune sconfitte e anche
dalla fine del partito che la sosteneva, la Democrazia Cristiana. Le sconfitte
sono state gravi: i referendum su divorzio e aborto non si dimenticano
facilmente, e oggi la gerarchia non ha più il sostegno politico di ieri. Deve
fare politica in proprio, direttamente. Teme di scomparire dalla vita pubblica.
Dai palazzi del potere. Non accetta assolutamente una riduzione del
cristianesimo alla sfera privata.
Una religione ridotta al privato sarebbe per la gerarchia una religione
scomparsa. D'altronde il successo nel recente referendum sulla procreazione la
induce a sperare e a impegnarsi in qualche manifestazione di piazza, sicura,
anche del sostegno di una buona parte della vita politica con i relativi teocons.
Pazienza, si pensa nei palazzi, se questa posizione sposta a destra il
cattolicesimo italiano e rischia di spaccarlo. Meglio una spaccatura che una
scomparsa.
Ma perché proprio sulla famiglia? Un tema poco evangelico e anche poco
ecumenico. Certamente poco biblico. La gerarchia non poteva insistere piuttosto
su altri temi: la lotta alla povertà o l'integrazione degli immigrati o l'onestà
sociale (tema, questo, particolarmente caro a molte chiese protestanti)?
Probabilmente l'insistenza sulla famiglia dovrebbe fornire alla gerarchia
cattolica italiana un consenso più largo di quello dei cattolici «praticanti» e
di quello degli sposati «in chiesa», in numero sempre minore anche da noi.
Di fronte a questa aggressività cattolica si deve notare un certo imbarazzo del
mondo laico. Non tutto, s'intende, ma la folla di piazza San Giovanni sarà
certamente molto maggiore di quella di piazza Navona. I teodem sono pochi e
silenziosi, forse intimoriti. Temono l'isolamento e l'appiattimento
sull'omosessualità. Temono anche l'eguaglianza fra la laicità di oggi e l'antico
anticlericalismo. Ma il dibattito sulla laicità è aperto e va continuato -
intensificato - al di là del family day.
Filippo Gentiloni Il manifesto 12/5/2007