PADRE BALDUCCI: MORO, IL LAICO DELLA RAGIONE

 

"... io non ho più, ormai da anni, molta simpatia per la parte politica di cui egli è l'esponente. E non ho nemmeno dimenticato dolorose riserve sul suo operato politico, specie durante la guerra del Vietnam. Detto questo, posso liberamente dire la mia ponendomi al di sopra dello stato emotivo in cui mi trovo. (...) Il primo merito di Moro, in rapporto al mondo cattolico, è di aver mantenuto le distanze da ogni forma di integralismo, anche in tempi come quelli della lotta sul divorzio. Magari col silenzio. Ma il silenzio in mezzo alla loquacità fanatica e già un linguaggio. Nei momenti decisivi Moro è riuscito a far compiere al mondo cattolico il "passo della ragione". Anche quando i cardinali lo scongiuravano di fermarsi "in nome di Dio". Tra i credenti Aldo Moro ha testimoniato la laicità della ragione e di fronte a molti laicisti, viziati anch'essi di confessionalismo, ha testimoniato che la razionalità non è necessariamente quella illuministica, è quella che si svolge con i tempi della crescita storica. Per questo, Moro non appartiene alla storia della Democrazia Cristiana; appartiene e lo abbiamo capito in questi giorni alla coscienza del Paese, nella misura in cui essa, superando la logica di parte, è decisa a difendere il suo patrimonio razionale che si identifica intanto con la Costituzione e si specifica nella ricerca, particolarmente travagliata in questi ultimi anni, di una nuova forma di convivenza democratica. Ed è a questo punto che trova un senso il crimine di giovedì. Anche la follia infatti, ha una sua razionalità. Le centrali del terrorismo che io suppongo internazionali hanno messo sotto tiro l'Italia e in Italia gli uomini che in modo diverso portano avanti la trasformazione del Paese. (...) A dispetto di tutte le riserve politiche, anche legittime, da noi stanno confluendo, e forse saldandosi, due tradizioni popolari, rimaste emarginate dalla monarchia borghese post-cavouriana: quella dei movimenti cattolici e quella dei movimenti socialisti. La nostra Costituzione era nata da un provvisorio intreccio di queste tradizioni; oggi l'ideale unitario della Costituzione sta conquistando finalmente il suo corpo storico. Proprio in questi ultimi giorni gli uomini della Resistenza si trovano insieme e si riprendono in mano le istituzioni. Il quoziente di democrazia reale è, alla base del nostro popolo, più alto che in altri Paesi di lunga tradizione democratica. Da noi ad esempio, e lo abbiamo visto in questi giorni, anche la classe operaia è gelosa delle conquiste della democrazia antifascista. (...). Ebbene, uno degli artefici di questa crescita, se appena sappiamo spogliarci dello spirito di parte, è Aldo Moro. Egli ha due qualità che nei momenti decisivi lo hanno sempre stappato al suo troppo tedioso formalismo politico per metterlo sulla trincea delle scelte che preparano il futuro. Ha la capacità di guardare lontano, magari restando in silenzio, e di guardare lontano nella premura del bene comune, non della vittoria di parte. Non gli sfugge insomma la strategia reale che le cose col loro moto disegnano, ponendo le basi di un futuro diverso. In secondo luogo, Moro ha la capacità di cogliere, nel groviglio del presente, la linea razionale meglio rispondente alla strategia complessiva. (...) Ci attendono giorni terribili. Ma io ho l'impressione che se Moro potesse farci giungere un suo messaggio egli ci inviterebbe a seguire la ragione, e a mettere al primo posto il bene di tutti. "
 

Ernesto  Balducci

("Moro, il laico della ragione", Il giorno, 18/3/1978:   da Adista nn. 1155-1156-1157 del 23-25 marzo 1978)