Pacs, aborto la dottrina papale

La nuova offensiva pontificia contro la laicità dello stato - italiano e non solo - non cessa di meravigliare. Non la si aspettava né prevedeva. Come mai? Quali sono le motivazioni e le posizioni dottrinali che la sorreggono? E quale è (potrebbe essere) la reazione laica più autentica? Interrogativi la cui risposta è stata resa forse più facile proprio dagli interventi pontifici degli ultimi giorni sui Pacs e l'aborto. Sono proprio questi i temi che il papa ha scelto per la nuova offensiva. Si trattava di uscire da un certo silenzio che aveva caratterizzato la gerarchia cattolica negli ultimi tempi di Wojtyla II. Sembrava che l'attenzione fosse tutta rivolta alla figura «eroica» del pontefice vecchio e malato. A scapito, così poteva sembrare, delle rivendicazioni dottrinali, proprio quelle che ora si vogliono riportare in prima pagina.

Il papa (con il fedelissimo cardinale Ruini) ha scelto alcuni temi che devono essere apparsi più «popolari», più legati alla vita di tutti e di tutti i giorni e a quella realtà che la chiesa ha sempre privilegiato, la famiglia. Qui la chiesa cattolica, per così dire, gioca «in casa»: può confidare in un largo ascolto, anche se non addirittura consenso. E qui il nuovo papa può appoggiarsi su un'antica dottrina classica, quella che collega l'annuncio cattolico con la ragione. Così l'annuncio, inevitabilmente parziale, cerca di divenire universale. Il papa può permettersi di parlare non solo ai cattolici ma a tutto il mondo.

Una dottrina che la scolastica medioevale aveva codificato, ma che il mondo moderno con il suo pluralismo e la sua globalizzazione, aveva reso, a dir poco, improbabile. Come proporre - se non addirittura imporre - a tutto il mondo un modello unico di matrimonio e di famiglia?

Ora Roma pretende di rinnovare e rafforzare quella dottrina, quella di una presunta «legge naturale», forte di un argomento in parte nuovo: i fallimenti delle posizioni laiche, tutte più o meno in crisi. La laicità in crisi (si pensi ai discorsi del presidente del senato Pera) favoriscono un certo pessimismo e quindi lasciano spazio e forse giustificano le positive sicurezze vaticane.

Ma... Le perplessità non mancano e il mondo laico non deve dimenticarle. Basti ricordare i risultati dei referendum su divorzio e aborto. Come può l'autorità cattolica pretendere di parlare a tutti gli italiani? Quei risultati hanno confermato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che la popolazione, anche se a larga maggioranza cattolica, su molte questioni importanti decide in modo autonomo. La famosa obbedienza non funziona più, né funziona più una legge morale universale della quale il papa sarebbe ancora custode. Il mondo è cambiato più di quanto non si pensi al di là del Tevere.

E anche al di qua, a giudicare dalla perplessità di molti cosiddetti laici nei confronti delle esternazioni pontificie. Alla nuova aggressività pontificia corrisponde, infatti, una nuova incertezza del mondo e della cultura laica, in affannosa ricerca di appoggi e argomenti che non siano solo negativi.

 

FILIPPO GENTILONI    il manifesto 15/1/2005