Otto per mille per tutti
Anche quest'anno, come
negli anni passati, siamo bombardati dalla pubblicità dell'8 per mille alla
chiesa cattolica. La televisione non ci dà tregua. Niente di molto nuovo nei
confronti degli anni scorsi, ma l'occasione è opportuna per qualche riflessione
sulla presentazione che la chiesa fa di se stessa sul grande schermo: quindi per
tutti, non soltanto per chi entra in chiesa e frequenta i sacramenti. L'immagine
che la chiesa trasmette di se stessa è tutta incentrata sull'impegno sociale
verso i poveri, i bisognosi, i vecchi, gli ammalati, gli stranieri. Il prete vi
appare soprattutto come assistente sociale. I soldi che vi deciderete a dare
alla chiesa cattolica andranno direttamente alle categorie più bisognose.
Direttamente? Non ci si dice quanto l'istituzione tratterrà
per se stessa: le chiese, i preti, l'organizzazione, i seminari, le scuole
cattoliche. Non lo si dice, ma non è difficile pensare che non sia certo poco,
anche se lo spot televisivo non ne parla né vi allude.
Ma un'altra considerazione sembra importante. La chiesa
cattolica non si presenta come «vera», ma soltanto come «caritativa», impegnata
nella carità. Una carta d'identità che sembra prescindere dalla verità
dell'annuncio. Uno spostamento di accento, a dir poco, che è destinato ad avere
successo, anche da parte di chi non crede in questa chiesa e nella sua
religione.
Un presunto successo che , però, costituisce un notevole
spostamento di accento. La chiesa che si era sempre presentata come «vera», e
anche come "più vera" delle altre, ora si presenta piuttosto per quello che
«fa«. La verità sembra non negata ma accantonata.
Meglio così? Forse. Non piacerebbe a nessuno una chiesa che
si presentasse alla scadenza dell'otto per mille fiera dei suoi atteggiamenti
sui pacs o sulla procreazione o sulle staminali. Ma questi aspetti comunque
rimangono e non tolgono alla campagna pubblicitaria in favore dell'otto per
mille alla chiesa cattolica una certa dose di reticenza, per non dire di
ipocrisia. Tutti sappiamo bene che Roma non è soltanto Madre Teresa di Calcutta,
ma anche il Vaticano con le rigidezze in campo ecumenico e in quello della
morale sessuale.
Filippo Gentiloni Il manifesto 16/7/2006