Ossessione sessuale

L'anno che si chiude ha visto una rinnovata presenza della gerarchia cattolica in prima pagina. Soprattutto in Italia: nel resto del mondo il discorso dovrebbe essere articolato regione per regione. Nel nostro paese, comunque, una presenza massiccia e anche aggressiva. Come mai? Quali i motivi e i temi? Quali i risultati sperati e ottenuti? Interrogativi che richiedono risposte non sempre facili.

In realtà non basta rifarsi, come è ovvio, alla morte di Giovanni Paolo II e alla nomina di Benedetto XVI. Sia l'uno che l'altro evento hanno richiamato folle in piazza San Pietro e una attenzione nei mass media anche al di là delle previsioni. Ma l'anno che si chiude è stato caratterizzato anche da ben altro: in primo piano la rinnovata e insistita condanna dell'aborto e delle unioni di fatto nonché delle leggi, varate o progettate, su procreazione e matrimonio. Temi sui quali gli ultimi mesi hanno segnato da parte della gerarchia cattolica, quasi ogni giorno, interventi di una insistenza - si potrebbe dire aggressività - che non si era verificata negli anni precedenti. Si è avuta l'impressione che il nuovo pontificato volesse essere caratterizzato e identificato proprio per l'insistenza sui temi del sesso e della famiglia. Perché e con quali risultati?

Forse è proprio su queste tematiche che il papa - con il cardinale Ruini che lo rappresenta in Italia - cerca di ribaltare una certa situazione che si era venuta a creare. Un certo silenzio: non a caso il papa insiste sulla voce «pubblica» che la chiesa deve avere. Quel silenzio era seguito, forse, allo scacco che il cattolicesimo aveva subito nel referendum sul divorzio e soprattutto sull'aborto. Sono passati pochi decenni, ed è venuta la vittoria - una rivincita - sul referendum sulla procreazione assistita. Intanto il governo cercava di influire, per quanto gli era possibile, sulla situazione dei consultori e degli ospedali: niente Ru486 e lotta alle unioni di fatto.

La gerarchia deve avere avuto la sensazione che la situazione fosse cambiata, questa volta a suo favore. Intanto il governo si affrettava a concederle notevoli favori, sia sull'insegnamento della religione nelle scuole sia nel campo delle tasse.

La gerarchia cattolica deve aver pensato che con il nuovo papa anche la situazione della chiesa in Italia poteva modificarsi e che era venuto il tempo di un nuovo protagonismo. Tanto più che le forze laiche stavano dimostrando incertezze e imbarazzo.

Ma è il caso di chiedersi perché mai sia stata data questa forte priorità proprio ai temi del sesso e della famiglia, a scapito di altri temi, più «evangelici» . Penso, fra gli altri, alla pace, alla fame dei poveri, alla mala sanità, alla emigrazione, temi che non sono stati dimenticati ma che certamente non hanno avuto quella priorità che, invece, è toccata alla famiglia e al sesso.

Si può tentare di rispondere. Sulla famiglia e sul sesso la gerarchia pensa di trovare un consenso che vada ben al di là dei confini della chiesa cattolica. Si tratta di temi che per il Vaticano sono, per così dire, «classici»: successo sicuro, anche se parziale Ma sicure anche le difficoltà, sul piano sia delle dottrina cattolica che dell'ecumenismo.

Sulla dottrina : l'elevazione dell'embrione al livello di persona umana non può non creare un certo imbarazzo teologico: come metterla per l' «al di là», tanto più che l'antica «trovata» del limbo sembra svanire? E l'universalità del peccato originale? Per fare spazio alle persone-embrioni la dottrina classica richiederà notevoli adattamenti.

E sorgeranno anche altre difficoltà nel campo dell'ecumenismo, soprattutto nei confronti dei fratelli protestanti, già irritati per il ricorso di Benedetto XVI alle antiche e contestate indulgenze.

E le donne? Nonostante tante cortesi parole i primi mesi del nuovo pontificato sembrano confermare l'antica priorità che il cattolicesimo accorda da sempre ai maschi. Ancora una volta le donne sembrano destinate a non decidere neppure sulla maternità; tanto meno negli ambiti del sacro.

Speriamo che i primi passi del nuovo pontificato non indichino, come qualcuno ha insinuato, l'inizio di una nuova controriforma.

 

FILIPPO GENTILONI    il manifesto 31/12/05