Ora l'Italia è più
cattiva
Variando Pietro Nenni ("Da oggi siamo tutti più liberi") il governo ieri ci ha
dichiarati tutti più
sicuri. Da ieri, siamo tutti più insicuri, più ipocriti e più cattivi.
Più insicuri e ipocriti, perché
viviamo di rendita sulla fatica umile e spesso umiliata degli altri. Infermieri
e domestiche e badanti
di vecchi e bambini, quello che abbiamo di più prezioso (e di prostitute,
addette ad altre cure
corporali), e lavoratori primatisti di morti bianche, e li chiamiamo delinquenti
e li additiamo alla
paura. Ci sono centinaia di migliaia di persone che aspettano la
regolarizzazione secondo il
capriccio dei decreti flussi, e intanto sul loro lavoro si regge la nostra
vita quotidiana, e basta
consultare le loro pratiche di questura per saperne tutto, nome cognome luogo di
impiego e
residenza, nome e indirizzo di chi li impiega. La legge, vi obietterà qualcuno,
vuole colpire gli
ingressi, non chi c'è già: non è vero. La legge vuole e può colpire nel mucchio.
È una legge incostituzionale, non solo contro la
Costituzione italiana, ma contro ogni concezione dei diritti
umani, e punisce una condizione di nascita – l'essere straniero – invece che la
commissione di un
reato. Dichiara reato quella condizione anagrafica. Ci si può sentire
più sicuri quando si condanna a
spaventarsi e nascondersi una parte così ingente e innocente di nostri
coabitanti? Quando persone di
nascita straniera temano a presentarsi a un ospedale, a far registrare una
nascita, a frequentare un
servizio sociale, o anche a rivolgersi, le vittime della tratta, ad associazioni
volontarie e istituzionali
(forze di polizia comprese) impegnate a offrir loro un sostegno. Quando gli
stranieri temano, come
avviene già, mi racconta una benemerita visitatrice di carceri, Rita Bernardini,
di andare al
colloquio con un famigliare detenuto, per paura di essere denunciato? Lo
strappo che gli obblighi
della legge e i suoi compiaciuti effetti psicologici e propagandistici provoca
nella trama della vita
quotidiana non farà che accrescere la clandestinità, questa sì lucrosa e
criminale, di tutti i rapporti
sociali delle persone straniere.
È anche una legge razzista? Si gioca troppo con le parole,
mentre i
fatti corrono. Le razze non esistono, i razzisti sì. Questa legge prende
a pretesto i matrimoni di
convenienza per ostacolare fino alla persecuzione i matrimoni misti, ostacola
maniacalmente l'unità
delle famiglie, fissa per gli stranieri senza permesso di soggiorno una pena
pecuniaria grottesca per
la sua irrealtà – da 5 a 10 mila euro, e giù risate – e in capo al paradosso si
affaccia, come sempre, il
carcere. Carcere fino a tre anni per chi affitti una stanza a un irregolare: be',
dovremo vedere
grandiose retate. Galera ripristinata – bazzecole, tre anni – a chi
oltraggi un pubblico ufficiale: la
più tipicamente fascista e arbitraria delle imputazioni. Quanto alle
galere per chi non abbia
commesso alcun reato, salvo metter piede sul suolo italiano, ora che si chiamano
deliziosamente
Centri di identificazione e di espulsione, ci si può restare sei mesi! Sei
mesi, per aver messo piede.
Delle ronde, si è detto fin troppo: e dopo aver detto tanto, sono tornate tali e
quali come nella
primitiva ambizione, squadre aperte a ogni futuro, salvo il provvisorio pudore
di negar loro non la
gagliarda partecipazione di ammiratori del nazismo, ma la divisa e i distintivi.
Tutto questo è successo. Ogni dettaglio di questo
furore repressivo è stato sconfessato e accantonato
nei mesi scorsi, spesso per impulso di gruppi e personalità della stessa
maggioranza, e gli articoli di
legge sono stati ripetutamente battuti nello stesso attuale Parlamento
introvabile. È bastato
aspettare, rimettere insieme tutto, e nelle versioni più oltranziste, imporre il
voto di fiducia – una
sequela frenetica di voti di fiducia – e trionfare. Un tripudio di cravatte
verdi, ministeriali e no, con
l'aggiunta di qualche ex fascista berlusconizzato. (Perché non è vero che il
berlusconismo si sia
andato fascistizzando: è vero che il fascismo si è andato berlusconizzando).
La morale politica è
chiara. Il governo Berlusconi era già messo sotto dalla Lega ("doganato": si può
dire così?
Doganato dalla Lega). Ora un presidente del Consiglio provato da notti bianche e
cene domestiche è
un mero ratificatore del programma leghista. Ma la Chiesa cattolica, si
obietterà, ha ripetuto ancora
ieri il suo ripudio scandalizzato del reato di clandestinità e la sua diffidenza
per le ronde e in genere
lo spirito brutale che anima una tal idea della sicurezza. Appunto.
Berlusconi è politicamente
ricattabile, ma non da tutti allo stesso modo. Dalla Lega sì, dalle commissioni
pontificie no,
perlomeno non da quelle che si ricordano che il cristiano è uno straniero.
Un ultimo dettaglio: le carceri. Mai nella storia del nostro Stato si era
sfiorato il numero attuale di
detenuti: 64 mila. Dormono per terra, da svegli stanno ammucchiati. La legge
riempirà a dismisura i
loro cubicoli. Gli esperti hanno levato invano la loro voce: "Le carceri
scoppiano, c'è da temere il
ritorno della violenza, un'estate di rivolte". Può darsi. Ma non dovrebbe essere
lo spauracchio delle
rivolte, che non vengono, perché nemmeno di rivolte l'umanità schiacciata delle
galere è oggi
capace, a far allarmare e vergognare: bensì la domanda su quel loro giacere
gli uni sugli altri,
stranieri gli uni agli altri. La domanda se questi siano uomini.
Adriano Sofri la Repubblica 3 luglio 2009