Ora di religione: il
Vaticano vuole lo Stato catechista
Che fra i tanti problemi dell´Italia di oggi si debba porre in evidenza – ancora
una volta – quello dell´ora di religione potrà sembrare un lusso da laicisti
incalliti. E invece è probabile che proprio in questo dettaglio si trovi
un bandolo dell´imbrogliata matassa italiana. Vediamo. Nel testo della
lettera inviata dal prefetto della Congregazione vaticana per l´educazione
cattolica ai presidenti delle conferenze episcopali si affermano punti secchi e
precisi: 1. l´insegnamento della religione non può essere «limitato ad
un´esposizione delle diverse religioni, in modo comparativo o neutro», ma deve
concentrarsi nell´insegnamento della religione cattolica.
2. Il potere civile «deve riconoscere la vita religiosa dei cittadini e
favorirla»; ma uscirebbe dai suoi limiti se presumesse di «dirigere o di
impedire gli atti religiosi». Dunque «spetta alla Chiesa stabilire i contenuti
autentici dell´insegnamento della religione cattolica nella scuola» garantendo
così genitori e alunni che quello che viene insegnato è proprio il
cattolicesimo.
Questa direttiva può essere letta da molti punti di vista: se ne ricava
intanto un´idea di quanto scarsa sia l´autonomia dei vescovi e delle loro
conferenze nazionali nel governo religioso dei fedeli cattolici. Il Concilio
Vaticano II aveva segnato un momento di svolta rispetto all´avanzata del potere
delle congregazioni vaticane, veri ministeri centralizzati capaci di ridurre i
vescovi a obbedienti impiegati di concetto. Ma poi la Curia ha
ripreso la sua marcia. Con qualche vittima e con evidenti conflitti tra
figure dell´episcopato e mondo vaticano, come quelli intravisti nell´episodio
dell´aggressione al direttore di «Avvenire» e delle sue dimissioni.
Oggi il capo del governo italiano si prepara a pagare alla dirigenza vaticana
della Chiesa un prezzo tanto più salato in termini di limitazione o erosione dei
diritti costituzionali quanto più logora appare la sua rappresentatività allo
sguardo non offuscato dalla propaganda mediatica: dichiarare – come ha fatto
Berlusconi – che quelle relazioni sono «eccellenti» significa solo che il
debitore si impegna a pagare qualunque prezzo. Oltre al testamento biologico
avremo dunque sempre più uno Stato catechista, anzi uno Stato chierichetto.
Perché una cosa di cui il cardinale Grocholewski sembra non rendersi conto è
questa: che quel pericolo di uno Stato che presuma di dirigere o di impedire
atti religiosi è proprio ciò che la sua lettera tende a realizzare e che in
Italia già esiste.
Non potremmo definire altrimenti lo Stato obbediente che a) impone nelle sue
scuole pubbliche l´insegnamento di una sola e specifica religione; b) fa
svolgere quell´insegnamento da persone scelte dall´autorità ecclesiastica; c) si
prepara a garantire a quell´insegnamento la stessa autorevolezza delle altre
discipline scolastiche e la stessa remunerazione in crediti, in barba alla
sentenza del Tar del Lazio, assicurando che questa ora di religione ha «la
stessa esigenza di sistematicità e di rigore che hanno le altre discipline». Noi
non vogliamo negare che lo studio delle dottrine cattoliche possa avere
sistematicità e rigore. In popoli che il caso geografico e le svolte storiche
hanno lasciato più lontani di noi da Piazza San Pietro ci sono eccellenti
facoltà di teologia cattoliche sorte per emulazione accanto a quelle
protestanti. Qui, come ben sa l´attuale pontefice che ne è stato un docente, le
questioni dottrinali dell´intricato sistema di segni e di concetti elaborato nel
corso di millenni vengono dottamente discusse seguendo le regole della ricerca
intellettuale: conoscenza critica dei testi, rigore di analisi. Ma
nell´insegnamento scolastico di cui qui si tratta abbiamo solo la distribuzione
di verità in pillole per lottare contro i pericoli sommi evocati dalla lettera
cardinalizia di cui sopra: «creare confusione o generare relativismo o
indifferentismo religioso».
Tra l´esercizio dell´intelligenza aperta e ancora fresca delle menti
giovanili e l´obbligo di inculcare certezze, tra la libera ricerca del vero e
l´apologetica di una religione c´è un abisso. Quale sia poi l´effetto di questa
dimensione catechistica sulla vita religiosa di un popolo è la storia a dircelo.
Da secoli, in un modo o nell´altro, con una breve parentesi di scuola laica
nell´Italia dello Statuto albertino, gli italiani imparano il catechismo
cattolico, da quello di San Roberto Bellarmino in poi. Ebbene, quale sia lo
stato della religione degli italiani è sotto gli occhi di tutti. Non parliamo
solo di conoscenza: ché qui l´abisso è grande come sanno i pochi volenterosi che
tentano ogni tanto di diffondere la conoscenza della Bibbia. Parliamo di morale,
quella dei Vangeli cristiani e del decalogo ebraico. Parliamo della
capacità cristiana di testimoniare la fede in faccia al potere. L´Italia non ha
conosciuto martiri se non quelli creati dal potere ecclesiastico. Ha
conosciuto ipocriti, eredi di di ser Ciappelletto e di Tartufo. Nel paese dove
un tempo fiorivano i marxisti immaginari, oggi pullulano i convertiti religiosi.
«Franza o Spagna, purchè se magna», si diceva nel ‘600.
Adriano Prosperi
Repubblica 10.9.09
Ora di religione La Santa Sede «Sia quella cattolica»
La
Congregazione per l’educazione cattolica: «Studio di diverse fedi creerebbe
confusione»
Messa in discussione la sentenza del Tar del
Lazio: «I figli devono seguire la fede dei genitori»
L’ora di religione «cattolica» non si tocca. Non
può essere sostituita da insegnamenti «multiconfessionali». All’apertura
dell’anno scolastico il Vaticano dà la linea a tutte le conferenze episcopali,
non solo alla Cei.
All’ora di religione «cattolica» nelle scuole il Vaticano non intende proprio
rinunciare. È troppo importante quel «contatto» formativo con le giovani
generazioni, e non solo in Italia. All’inizio dell’anno scolastico la Santa Sede
pone ufficialmente il problema. Davanti alle esigenze poste da società sempre
più multietniche e plurireligiose che hanno messo in discussione «la natura e
il ruolo dell’insegnamento della religione nella scuola» mette le mani avanti.
Fa muro contro le tendenze a sostituirlo con insegnamenti multiconfessionali sul
fatto religioso o di etica e cultura religiosa. Con una «lettera circolare»
sull’insegnamento della religione nella scuola, inviata il 5 maggio dalla
Congregazione vaticana per l’Educazione Cattolica dà la linea alle «conferenze
episcopali» dei paesi di tradizione cattolica o dove i cattolici sono minoranza.
«Il rispetto della libertà religiosa esige la possibilità di offrire agli
alunni nelle scuole pubbliche e private un’educazione religiosa coerente con la
loro fede» puntualizza il documento che reca le firme del cardinale Zenon
Grocholewski e monsignor Jean-Louis Brugues, prefetto e segretario della
Congregazione. Il punto è quello della libertà religiosa e di indirizzo
educativo dei giovani cui sono «primi responsabili» i genitori. «I diritti dei
genitori sono violati insiste la lettera se i figli sono costretti a frequentare
lezioni scolastiche che non corrispondono alla persuasione religiosa dei
genitori o se viene imposta un’unica forma di educazione dalla quale sia
completamente esclusa la formazione religiosa». Da qui lo sbarramento anche
verso un insegnamento «limitato ad un’esposizione delle diverse religioni
comparativo o neutro». «Potrebbe creare confusione o generare relativismo o
indifferentismo religioso». Il punto è chiaro: in Italia ed anche altrove, non
deve essere messo in discussione quell’insegnamento che non presuppone
l’adesione alla fede, ma «intende trasmettere le conoscenze sull’identità del
cristianesimo e della vita cristiana». Si chiede abbia «lo status di disciplina
scolastica», con la stessa esigenza di sistematicità e rigore che hanno le
altre discipline» e deve svilupparsi in «necessario dialogo interdisciplinare».
La Chiesa ribadisce pure la sua prerogativa di stabilire i contenuti autentici
dell'insegnamento della religione cattolica nella scuola». Che è poi quanto
prevede il Concordato tra l’Italia e la Santa Sede ratificato nel 1984.
Scatta immediato l’allineamento del ministro dell’Istruzione, Mariastella
Gelmini: «Condivido questa posizione e credo che nel nostro paese questo avvenga
regolarmente». «L’ora di religione aggiunge non deve essere un’ora di
catechismo, ma sicuramente un’ora in cui si insegna la religione cattolica».
Chiude così in modo sbrigativo un confronto sulla laicità dello Stato e
sull’uguaglianza dei diritti dei cittadini non cattolici che ha portato alla
recente sentenza del Tar del Lazio proprio sulla rilevanza dell’insegnamento
della religione cattolica nella valutazione degli studenti. Che
quell’insegnamento non debba essere strettamente confessionale lo pensa anche il
sindaco di Venezia Massimo Cacciari e la moderatora della Tavola Valdese,
pastora Maria Bonafede. Le comunità islamiche in Italia, con l’Ucoii chiedono
che all’ora di religione cattolica ne sia affiancata una di storia delle
religioni, gestita dalle stesse comunità. Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di
Segni osserva che nella Italia a maggioranza cattolica «è giusto insegnare a
scuola questa confessione», ma che non deve essere discriminato chi chiede
l’esenzione.
Roberto
Monteforte
l’Unità 10.9.09