Ogni giorno muoiono 26mila bambini, metà di fame
Nel 2006 per la prima volta la cifra delle vittime scende sotto i
10 milioni l’anno. L’Unicef: tre euro per salvare una vita
OGNI ANNO 9 milioni e settecentomila bambini muoiono prima di avere raggiunto il
quinto compleanno, per malattie che potrebbero essere prevenute e curate con
rimedi semplici e non costosi, oppure (e questo vale per la metà del totale) per
fame e malnutrizione. Questo significa una media quotidiana di 26000 decessi. Di
quei 9,7 milioni, una gran parte (circa quattro) non arriva al trentesimo giorno
di esistenza.
Lo dice l’ultimo rapporto annuale dell’Unicef, l’agenzia Onu che si occupa dei
problemi dell’infanzia. Cifre così alte sono «assolutamente inaccettabili»
secondo Ann Veneman, direttrice esecutiva dell’organizzazione. E tuttavia si
rileva come per la prima volta nel 2006 si sia scesi sotto la soglia dei dieci
milioni di decessi in età infantile. «C’è molto lavoro da fare, ma si vede come
siano stati fatti progressi e si possa continuare a farne», aggiunge Veneman.
Il documento indica nell’Africa sub-sahariana la regione in cui si registra il
più alto tasso di mortalità. Un bambino nato in quella parte del mondo ha una
probabilità su sei di non arrivare a compiere 5 anni. Su scala mondiale quasi la
metà dei piccoli che muoiono prematuramente provengono da questa parte del
pianeta. L’Africa subsahariana comprende 46 Stati, metà dei quali dal 1990 in
poi ha mostrato livelli di mortalità infantile stabili o addirittura in
peggioramento. Solo tre, Eritrea, Seychelles e Capo verde sono avviate verso
sensibili miglioramenti e potrebbero raggiungere entro il 2015 i traguardi di
sopravvivenza infantile fissati dall’Onu. Forti progressi anche in Etiopia e
Malawi, che hanno ridotto il tasso di mortalità infantile del 40% rispetto al
1990. Il Paese che sta peggio è la Sierra Leone, dove non sopravvive ai primi
mesi o anni di vita addirittura il 27 per cento dei nuovi nati. Le malattie che
mietono vittime tra i piccoli nelle aree meno sviluppate sono per lo più
infezioni delle vie respiratorie o forme di diarrea facilmente curabili nei
Paesi più ricchi. Fa strage anche il morbillo, che altrove grazie ai vaccini non
rappresenta più un pericolo.
Il rapporto dell’Unicef sottolinea come la salute dei piccoli sia strettamente
associata al tipo di esistenza condotta dai genitori e dalle madri in
particolare. «Se vogliamo salvare la vita dei bambini, dobbiamo assicurare che
siano sani fin dalla nascita», sostiene Veneman, e perciò è importante garantire
l’assistenza medica di base alle donne già durante la gravidanza.
L’Unicef ha calcolato che con una spesa pro-capite di 2-3 dollari, si potrebbe
fornire un pacchetto minimo di interventi essenziali, cher ridurrebbero la
mortalità infantile del 30% e quella materna del 15%. Antonio Sclavi, presidente
di Unicef Italia, aggiunge che una spesa di poco superiore, di 12-15 dollari
pro-capite, permetterebbe un calo della mortalità, sia infantile che materna,
del 60%.
Tra le misure contenute nei pacchetti proposti dall’Unicef sono la distribuzione
di zanzariere trattate con insetticidi anti-malaria, vaccini, integratori
vitaminici, campagne di promozione dell'allattamento al seno e di educazione
all'igiene, visite mediche per le donne in gravidanza. «Condizione di base per
il successo di questi interventi -sostiene Sclavi- è una politica sanitaria
fortemente sostenuta e coordinata dall'alto, ma al contempo basata sull'impegno
e il coinvolgimento consapevole e informato delle comunità locali».
Gabriel Bertinetto l’Unità 23.1.08