IL NUOVO TEOCON VA ALLA GUERRA
"Habemus
papam". Ma non è il Be-nedetto XVI che, da Colonia ha chiamato le tre grandi
religioni monoteiste a condannare tutte le tentazioni fondamentaliste e
lavorare insieme per affermare la sacralità della vita dell´uomo. No, il nuovo
pontefice, o almeno quello che si propone tale è il presidente del Senato
Marcello Pera che, al Meeting di Cl di Rimini ha gettato l´allarme e chiamato
alla battaglia e alla riscossa. "Siamo già in guerra", ha proclamato.
Sarebbero ormai a rischio, secondo il presidente del Senato, la nostra identità,
la nostra libertà religiosa, la nostra idea di famiglia, di morale, la nostra
tradizione. Rifiutando e rinnegando i più elementari principi cui dovrebbe
ispirarsi uno Stato laico e liberale il presidente del Senato ci invita ad
alzare il vessillo della Croce e ad affrontare coraggiosamente una nuova
battaglia di Lepanto, dalla quale i "mori" nemici della nostra civiltà usciranno
inevitabilmente sconfitti.
Non ci ha risparmiato nulla Marcello Pera, antico liberale, studioso e
ammi-ratore di Popper, nel corso del suo in-fiammato discorso ai giovani di Cl.
Ha tracciato il quadro drammatico di una Europa assediata dal fondamentalismo
islamico, invasa da una immigrazione che ci trasformerà tutti in meticci,
insidiata da legislazioni permissive in fatto di sessualità e di famiglia, ormai
priva di ogni fondamento etico, dal momento che la religione rischia di venir
confinata nell´ambito esclusivo della soggettività. Segno clamoroso di questa
pericolosa decadenza dell´Europa, del rischio del suo scivolamento nel buio del
relativi-smo etico sarebbe, secondo Pera, il fatto che non sia stato iscritto
nella Costituzione europea il riconoscimento delle nostre radici giudaico
cristiane.
A questo quadro già cupo, il presidente del Senato ha aggiunto un´ultima
pennellata, citando, come prova defini-tiva della nostra decadenza morale e
della resa a valori estranei alla nostra cultura le manifestazioni dei giovani
per la pace che, alla vigilia dell´invasione dell´Iraq, hanno percorso l´Italia
e tutta l´Europa. Anche le allegre bandiere arcobaleno sarebbero, secondo Pera,
il segno della nostra rinuncia alla identità europea, il segno della nostra
profonda crisi morale. E poco importa, verrebbe da aggiungere, che quelle
manifestazioni si siano svolte e quelle bandiere siano state sventolate anche
per rispondere ai pressanti appelli alla pace rivolti da Giovanni Paolo II.
Ma, appunto, habemus papam. E questo, che ha parlato a Rimini, è un papa che si
ispira più ai testi della Fallaci che a quelli del Concilio. Resta da vedere,
naturalmen-te, quali saranno le conseguenze, anche e soprattutto tra i
cattolici, di questo appello alla battaglia e alla riscossa. Soprattutto tra i
cattolici, ma non solo. Perché in un Paese come il nostro che per fortuna (e per
senso di responsabilità della sua classe politica) non ha conosciuto nella sua
storia recente una contrapposizione violenta tra laici e cattolici, in un Paese
che si è già dato legislazioni avanzate in tema di famiglia e diritti delle
donne, posizioni come quelle di Marcello Pera se fatte proprie da tutto il mondo
cattolico po-trebbero provocare ferite e lacerazioni che sono state evitate nel
passato.
I problemi della nostra società, dal-l´ordinamento della famiglia al rispetto
delle minoranze alla convivenza di diverse credenze religiose, non possono
essere affrontati in chiave puramente cristiana. L´ultima parola non spetta, in
questi come in altri problemi, alla Cei o ad altre autorità cattoliche. La
secolariz-zazione è ormai un dato di fatto, in Italia come in Europa. Non
revocabile. E se, per citare Habermas, non può essere in-tesa come superamento
definitivo della religione, tanto meno può essere vissuta come una usurpazione
alla quale rimediare o come un male da estirpare alla radice. Nel mondo
cattolico ci sono, ci auguriamo, sensibilità e opinioni diverse da quelle di
Marcello Pera.
di Miriam Mafai la Repubblica, 22 agosto 2005