Il nuovo potere
temporale
Di fronte ai segni di un possibile rafforzarsi delle politiche dei diritti la
Chiesa interviene con
durezza e con un tempismo preoccupante. I giudici della Corte di cassazione sono
in camera di
consiglio per discutere il ricorso del Procuratore generale di Milano contro il
provvedimento che ha
autorizzato l'interruzione dei trattamenti per Eluana Englaro. Nello stesso
momento il cardinale
Barragan, presidente del Pontificio consiglio per la salute, afferma che saremmo
di fronte a "una
mostruosità disumana e un assassinio". Lo stesso cardinale ha "espresso
preoccupazione" per
l'annuncio secondo il quale il nuovo Presidente degli Stati Uniti si accinge a
revocare il divieto,
imposto da Bush, di finanziamenti federali alle ricerche sulle cellule staminali
embrionali,
sostenendo che "non servono a nulla".
Colpisce, in questi interventi, una aggressività di linguaggio che nega
ogni legittimità alle posizioni
altrui, presentate in modo caricaturale e criticate con toni sprezzanti e
truculenti. Questo
atteggiamento, nel caso della Corte di cassazione, si traduce in una assoluta
mancanza di rispetto
per le istituzioni della Repubblica italiana da parte di un "ministro" di uno
Stato estero. Si interviene
proprio nel momento in cui la più alta magistratura sta decidendo su una
questione della più grande
rilevanza umana e sociale, sì che massimi dovrebbero essere il silenzio e il
rispetto. Che cosa
sarebbe successo se, in una situazione analoga, un qualsiasi governo straniero
avesse definito
"assassino" un giudice italiano per una sua possibile decisione?
Conosciamo la risposta. La Chiesa agisce nell'esercizio della sua potestà
spirituale, dunque ad essa
non sono applicabili categorie che riguardano la sfera della politica.
Ma, per il modo in cui ormai
ordinariamente agisce, la Chiesa si è costituita proprio in soggetto politico,
pratica un nuovo
"temporalismo", pretende un potere di governo sociale che cancella il principio
che vuole lo Stato e
la Chiesa, "ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani" (articolo 7
della Costituzione).
Due parti autonome e distinte, dunque. E questo, lo espresse
con parole chiare e misurate Giuseppe
Dossetti all'Assemblea costituente, vuol dire che "nessuna di esse delega o
attribuisce poteri all'altra
o può, per contro, in qualsiasi modo, divenire strumento dell'altra". Nel mentre
esercita il suo potere
di fare giustizia, lo Stato italiano ha diritto di pretendere che siano
rispettate la sua indipendenza e la
sua sovranità perché, in un caso come questo, così vuole la sua Costituzione.
Siamo, dunque, di
fronte ad una violazione grave che, in governanti forniti di un minimo senso
dello Stato, avrebbe
dovuto determinare una immediata e ferma risposta.
Se, guardando al di là di questo fondamentale aspetto di politica
costituzionale, si considerano le
argomentazioni adoperate, lo sconcerto, se possibile, cresce. Nulla del
dibattito scientifico
sull'idratazione e l'alimentazione forzata è degnato di una pur minima
attenzione dalla posizione
vaticana. Si tace colpevolmente dei risultati di una commissione istituita da
Umberto Veronesi
quand'era ministro; delle pazienti spiegazioni mille volte date da Ignazio
Marino, mostrando come
non corrisponda alla realtà clinica la rappresentazione di una "terribile morte
per fame e per sete";
delle opinioni espresse, in tutto il mondo, da autorevoli studiosi. Vi è
solo una invettiva, nella quale
è vano scorgere le ragioni della fede e, dove, invece, compare un sommo
disprezzo per l'intelligenza
delle persone, evidentemente considerate del tutto ignoranti, incapaci di
trovare le informazioni
corrette in materie così importanti.
Non diversa è la linea argomentativa (si fa per dire) della critica a Obama, per
l'annunciata volontà
di consentire il finanziamento delle ricerche sulle cellule staminali embrionali
con fondi federali.
Cito solo una frase pronunciata ieri dal cardinale Barragan. "Gli scienziati lo
dicono chiaramente:
fino adesso le cellule staminali embrionali non servono a nulla e finora non c'è
mai stata una
guarigione". Ma la ricerca scientifica serve appunto a far avanzare le
conoscenze, a scoprire
opportunità fino a ieri sconosciute, a far diventare utile quel che ieri non lo
era, a lavorare perché
siano possibili guarigioni oggi fuori della nostra portata. Proprio per questo
gli scienziati fanno
esattamente l'opposto di quel che ci comunica il cardinale. Ricercano
intensamente, esplorano
nuove strade, ricevono finanziamenti dall'Unione europea ed è bene che li
ricevano anche
dall'amministrazione americana, perché la ricerca finanziata da fondi pubblici è
più libera, sottratta
ai possibili condizionamenti del finanziamento privato (chi vuole informarsi
ricorra al recentissimo
libro di Armando Massarenti, Staminalia, Guanda, Parma 2008).
Scrivo queste righe con gran pena. Conosco e pratico un mondo cattolico
diverso, anche nelle sue
gerarchie, aperto al mondo e ai suoi drammi, che accompagna con intelligenza e
cristiana pietà. E'
questo il mondo che può darci il necessario dialogo, negato ieri da una cieca e
inaccettabile
chiusura.
Stefano Rodotà la Repubblica 12
novembre 2008