«Una Chiesa senza gradi e stellette»
L'appello Il movimento di base al nuovo capo della Cei, ex ordinario militare e
ufficiale: «Le cappellanie vanno abolite, promuovere la pace». Don Renato Sacco:
«La Chiesa ha bisogno di una nuova primavera»
I gradi e le stellette
dovrebbe abbandonarli del tutto. E promuovere un modello di chiesa che si
smilitarizzi. Giunge da Pax Christi, il movimento cattolico impegnato per la
pace e la non violenza in tutto il mondo, il primo appello al neo presidente dei
vescovi italiani, Angelo Bagnasco. A lui - ordinario militare per diversi anni,
vescovo con i gradi di generale, che alternava la tonaca alla mimetica - si
chiede una «conversione ai valori evangelici della pace, della tenerezza,
dell'ascolto, dell'accoglienza dell'altro». E si ricorda «l'amore al nemico»,
cifra essenziale della predicazione cristiana, concetto che spesso è un vanto
sui pulpiti, ma si dimentica quando si tratta la spinosa questione delle
cappellanie militari. Proprio a questo delicato tema la rivista del movimento,
Mosaico di Pace, ha dedicato un corposo dossier nel novembre 2006, dal titolo
«Dio... lasciatelo in pace».
A parlare è don Renato Sacco, che è stato consigliere
nazionale di Pax Christi e oggi è sacerdote e parroco attivamente coinvolto
nelle campagne associative, dalle banche armate al debito estero, dal «no» alla
guerra preventiva fino al contestato arrivo dei nuovi F35 a Novara. «A monsignor
Bagnasco diciamo che quello della mimetica non è certo il colore più adatto per
il Vangelo», esordisce. «Il messaggio pace e non-violenza che Cristo ci ha
lasciato ben poco si accorda con cannoni, spari e baionette. Gli auguriamo, in
pieno clima quaresimale, un vero tempo di conversione, in cui possa riesaminare
la questione delle cappellanie militari. Gli auguriamo di lasciare per sempre
gradi e stellette», che per anni il vescovo ha orgogliosamente indossato,
visitando le truppe italiane in Kosovo, Iraq, Afghanistan.
Don Sacco ci tiene a puntualizzare che Pax Christi non è
contraria alla presenza di sacerdoti fra i soldati: «La chiesa ha il dovere si
essere accanto all'umanità. Fra i poveri e gli immigrati, con i soldati e i
banchieri. Il punto è lo stile di presenza: nel caso dei militari, la questione
tocca soprattutto i soldi e i gradi. Un vescovo ordinario militare ha i gradi di
generale e riceve uno stipendio dall'esercito: questa modalità non ci sembra
evangelica. Bisognerebbe smilitarizzare le cappellanie, mantenendo la legittima
assistenza spirituale ai giovani chiamati a svolgere servizio nei corpi armati».
E, piuttosto che assecondare la diffusione de il Cursore, patinato bollettino
che racconta della chiesa fra i militari, spedito a 26 mila parrocchie italiane,
don Sacco rilancia la riflessione che Mosaico di Pace propone nel numero di
marzo: «C'è bisogno di primavera, anche nella Chiesa. Una Chiesa che sia
sensibile ai temi della bioetica e della famiglia quanto ai valori della
giustizia, della legalità, del disarmo e della pace. Una chiesa capace di vivere
la fede con sacrosanta laicità». *
Lettera22 il manifesto 8/3/2007