“Non toccare il mio amico” Sos contro il razzismo in Italia
Lo scrittore Khouma: “Primo pericolo l’indifferenza”


Sì, l’Italia sta diventando più razzista grazie alle parole di alcuni e all’indifferenza degli altri.
Per questo l’associazione Sos racisme, storica organizzazione che da 25 anni combatte in Francia contro la xenofobia e l’associazione gemella Sos razzismo italiana ha lanciato una campagna e una sottoscrizione di firme di personalità e comuni cittadini per tenere alta la guardia.
Tra i firmatari Pap Khouma, scrittore senegalese diventato cittadino italiano che descrive l’effetto combinato dell’offensiva verbale (e non solo) e la sempre maggiore indifferenza con la quale la società civile sembra reagire.

“A forza di sentir ripetere parole come quelle degli esponenti della Lega sempre più persone si possono sentire autorizzate a pensare in modo razzista; è come se il linguaggio di alcuni politici avesse sdoganato delle idee che un tempo erano tabù. Con la scusa della libertà d’espressione si finiscono con dire cose gravissime alle quali sempre più persone mi pare reagiscano con rassegnazione. È come se l’indignazione fosse finita, contingentata e a furia di ripetere certi discorsi non ci fosse più la capacità, la volontà, di reagire. Spesso ormai chi non è d’accordo si rifugia nel ‘lasciamo perdere, intanto se lo dice Calderoli...’. Ma non stiamo parlando di comici che provocano, stiamo parlando di politici che hanno il potere di fare le leggi. Non è possibile non dare importanza a queste provocazioni, o smettere di dargli importanza perché ormai sono trite e ritrite.

Lo sciopero annunciato da parte degli immigrati che si terrà lunedì può esser e un modo per sottolineare la situazione e ridare peso e importanza alla questione?
Chi subisce gli attacchi razzisti quasi sempre non ha voce; quella di lunedì è almeno un modo per dare voce, per unire le voci, della parte più debole del Paese. Quando un immigrato viene attaccato non si può reagire con il silenzio, dobbiamo prendere per primi noi coscienza e condividere la nostra condizione: il 1° marzo lo sciopero produrrà danni solo simbolici ma sarà una prima volta e sottolineerà che noi immigrati non siamo solo un allarme sociale, una massa indistinta da usare e poi colpire, uno strumento solo per raccattare voti. È facile colpire noi, come sparare sulla Croce Rossa, ci vuole solo pelo sullo stomaco. Certo gli immigrati, i clandestini, sono esattamente come il resto della società civile: sono individui, buoni o cattivi, bravi o meno, come i politici che siedono in Parlamento ma truffano, hanno le stesse debolezze e la stessa dignità. Ma dobbiamo arrivare a far capire a tutti, italiani ed europei, che proprio la terra e i popoli che hanno creato il multiculturalismo, che sono partiti e sono andati a vivere nel resto del mondo, adesso non vogliono più quello che hanno creato, ora che il multiculturalismo l’anno in casa loro”.

Stefano Citati   il Fatto 26.2.10