«Processato da Bagnasco perché poco ortodosso»

intervista a don Paolo Farinella a cura di Luca Kocci

Ha mantenuto il silenzio fino a ieri, ma ora che la notizia dell'apertura dell'inchiesta da parte della
Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede nei confronti dei 40 preti che avevano firmato
l'appello «per la libertà sul fine-vita» è stata resa nota dall'agenzia Adista e dal manifesto, don Paolo
Farinella ha deciso di parlare, «per amore di verità e libertà».
Biblista e parroco a Genova di Santa Maria Immacolata e San Torpete, don Farinella è uno dei
firmatari del testo pubblicato da Micromega che ha messo in moto il procedimento dell'ex
Sant'Uffizio. Lo scorso 7 agosto è stato convocato dal cardinal Angelo Bagnasco, presidente della
Conferenza episcopale italiana ma anche arcivescovo di Genova, che ha prontamente obbedito alla
richiesta della Congregazione per la Dottrina della Fede di richiamare all'ordine i preti che si erano
espressi per la libertà di coscienza sul fine-vita, e quindi a favore di quel testamento biologico tanto
inviso alle gerarchie ecclesiastiche e alla maggioranza di governo.
Un colloquio con il cardinale «durato quasi tre ore», racconta don Farinella. «Bagnasco mi ha
chiesto riservatezza sull'incontro, ma visto che ora parte dell'oggetto della nostra conversazione è
stata resa nota me ne sento esonerato».

Cosa le è stato rimproverato?
Il cardinale mi ha convocato e mi ha detto che la Congregazione per la Dottrina della Fede gli aveva
inviato una lettera per verificare la mia ortodossia sulla questione dell'eutanasia, se cioè c'era
corrispondenza fra il mio pensiero e la dottrina della Chiesa cattolica.

Come ha risposto a questi rilievi?
Ho detto che al momento non c'è una dottrina definita su questo tema, ma ci sono delle
dichiarazioni del magistero ordinario che sono molto diverse fra loro: sul fine-vita la Congregazione
per la Dottrina della Fede e alcuni rappresentanti della Curia vaticana dicono una cosa, ma il
cardinal Martini e i vescovi tedeschi ne dicono altre.


Cioè?
La Conferenza episcopale tedesca, peraltro insieme alle Chiese evangeliche, ha approvato dieci anni
fa un vero e proprio testamento biologico chiamato «Disposizioni anticipate del paziente cristiano»,
in cui la scelta sulla libertà di cura è lasciata al malato, ai suoi familiari e ai medici. Insomma anche
nelle gerarchie ci sono sensibilità diverse e c'è una Chiesa di base su posizioni completamente
diverse da quella istituzionale. Non c'è una Chiesa monolitica con un'interpretazione univoca come
invece la Congregazione per la Dottrina della Fede vorrebbe far credere.


Cosa pensa delle modalità di intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede contro
voi preti che avete firmato l'appello pubblicato da Micromega?

Le modalità sono ancora quelle del vecchio Sant'Uffizio. Avrebbero dovuto informarmi ed
interpellarmi direttamente, in quanto l'inquisito sono io e mi ritengo in grado di pensare e di parlare
con la mia testa.
Invece hanno preferito scrivere al mio vescovo, secondo il metodo di parlare a
suocera perché nuora intenda. Inoltre non perdono il vizio di isolare una frase dal contesto per poi
imbastire un processo. E non mi pare che tutto questo possa chiamarsi rispetto della persona.

Il cardinal Bagnasco come ha reagito?
Devo dire che il nostro colloquio è stato tranquillo e libero. Mi è sembrato che non abbia dato
eccessivo peso alla questione. Mi ha chiesto qualche documento scritto, che già gli ho consegnato,
in modo che possa inviarli in Vaticano e chiudere così la questione. Francamente non credo che ci
sarà una nuova caccia alle streghe. Poi se decideranno comunque di continuare il processo io sono
pronto.

Fra qualche giorno alla Camera riprenderà il dibattito sul finevita, cosa pensi che succederà?
Non succederà nulla. Berlusconi e la sua maggioranza approveranno il testo già licenziato dal
Senato, che prevede l'obbligo di idratazione e nutrizione e non contempla l'ipotesi del testamento
biologico. Poi metteranno sul piatto il finanziamento alle scuole private cattoliche, bloccheranno la
pillola Ru486, faranno qualche altra concessione alle gerarchie ecclesiastiche e anche le polemiche
di questi giorni fra Vaticano, Cei, Avvenire e governo si risolveranno a tarallucci e vino.

 

il manifesto   2 settembre 2009