«Politici
cattolici, cambiate la legge sui respingimenti»
intervista a don Antonio Sciortino a cura di Laura Eduati
Contro la Lega che «lacera il Paese», contro la «immunità morale» del premier
che adora le feste e
oltrepassa «il limite della decenza», contro i decreti emanati a colpi di
fiducia, contro le classi
destinate esclusivamente agli alunni stranieri e le impronte prese ai bambini
rom.
Non passa settimana senza che Famiglia Cristiana attacchi un provvedimento del
centrodestra,
specialmente sulle leggi sicurezza, utilizzando lucide argomentazioni e
linguaggio esplicito.
Editoriali che provocano nella maggioranza reazioni ruvidissime, anche tra i
cattolici: «livore
ideologico», «frasi deliranti», «vittima di un colpo di calore».
Roberto Castelli ebbe a dire che il settimanale cattolico «ha assunto una
posizione di militanza
precisa contro il governo». Gianfranco Rotondi un giorno invitò il
direttore, don Antonio Sciortino,
ad un linguaggio «cristiano se non democristiano». Giovanardi, meno diplomatico,
bolla la rivista
come «cattocomunista».
Direttore, una lunga collezione di litigi.
Non ci hanno mai risparmiato nulla. Eppure non sono mai entrati nel merito delle
questioni che
ponevamo con osservazioni critiche e concrete su provvedimenti ben precisi.
Come i respingimenti. Cosa si sente di dire dopo la tragedia degli eritrei
rimasti senza
soccorso?
Le cose che abbiamo scritto nei mesi passati ora si stanno verificando.
Queste leggi sulla sicurezza
rispondono al principio dell'allontanamento e non al principio dell'accoglienza.
Non vogliono lo
straniero tra i piedi. E poi sono normative difficili da applicare,
perché bisogna rendersi conto che
l'immigrazione è impossibile da bloccare ma va governata con saggezza. Ora non
si può indulgere
nello scaricabarile tra Italia e Malta, il fenomeno deve essere esaminato a
livello europeo perché ci
riguarda tutti. Altrimenti cosa ci sta a fare l'Unione europea se non riusciamo
a produrre leggi che
coniugano legalità e rispetto dei diritti umani?
Abbiamo assistito ad un dramma disumano, il Mediterraneo è diventato da culla
di civiltà a tomba
della civiltà, abbiamo dimenticato il tempo quando migranti eravamo noi. Siamo
diventati
inutilmente cattivi, con la regola della paura abbiamo sovvertito
l'antichissima legge del mare
ovvero il salvataggio delle persone in pericolo che viene prima di tutto. Questi
poveri cristi vanno
rispettati, prima vanno salvati e poi si faranno i discorsi sull'accoglienza,
sull'asilo, sui trattati.
Proprio sul mancato rispetto della legge del mare l'Avvenire ha tuonato
contro l'Occidente,
paragonando l'indifferenza verso l'ecatombe nel Meditteraneo all'indifferenza
nei confronti
della Shoah. La Cei non era mai stata così esplicita sulla questione.
E' giusto che i vescovi abbiano alzato la voce e penso dovrebbero
gridare ancora più forte. Non
importa la paternità di queste politiche, qui stiamo parlando di un diritto
inalienabile come la vita e
bisogna cominciare a dire che questa legge dei respingimenti va rivista.
Chiamo in causa anche i
politici di ispirazione cattolica, non possono girare le spalle dall'altra parte,
sappiamo che come
cristiani saremo giudicati secondo quanto scritto nel vangelo di San Matteo:
date da mangiare agli
affamati, date da bere agli assetati, aprite le porte ai forestieri, visitate i
carcerati.
Pensa che questa scontentezza della Chiesa nei confronti della gestione del
fenomeno
immigrazione cambierà i rapporti col governo, visto che finora le gerarchie
ecclesiastiche
hanno mantenuto un atteggiamento trattenuto sui comportamenti del premier?
Non so se questa tragedia cambierà i rapporti con la Santa Sede. Sono convinto
che la Chiesa non
può tacere quando sono in ballo l'etica e la persona umana, e deve dire che cosa
è bene e che cosa è
male. Io dico che la vita umana non è soltanto quella nascente o quella in
procinto di morire e
dunque tutta la discussione sulla bioetica, ma è tutto quello che passa in mezzo
a questi estremi e
non ci deve essere distinzione. Analogamente non posso parlare a nome
delle gerarchie
ecclesiastiche sulla reticenza o meno nei confronti di Berlusconi, per quanto mi
riguarda Famiglia
cristiana ha sempre parlato con estrema chiarezza a prescindere dal colore
politico. In passato la
facemmo con un governo di centrosinistra, ora con un governo di centrodestra. I
valori sono uguali
per tutti. Ho scritto più volte che nessuno può chiedere una sospensione
sulla morale, e chi ha
maggiori responsabilità pubbliche deve diventare un modello per le nuove
generazioni e per il Paese
adottando un comportamento irreprensibile, altrimenti può fare a meno di
rappresentare una
nazione.
Il 30 agosto Berlusconi volerà a Tripoli per celebrare il primo anniversario
del trattato di
amicizia con la Libia, dove continuano ad avvenire gravissime violazioni ai
danni dei migranti
e dei richiedenti asilo come il massacro di circa una decina di somali nelle
carceri di Benghazi.
Crede che il premier dovrebbe evitare di andare?
Sono favorevole agli accordi tra Paesi vicini, ma non vanno fatti a qualsiasi
prezzo e tantomeno
sulla pelle di questi poveri cristi. Mi piacerebbe che con Berlusconi volassero
in Libia anche le
organizzazioni umanitarie e che queste potessero visitare i centri di detenzione
per migranti. Ecco,
se ciò accadesse sarei felice.
Liberazione 23 agosto 2009