«La Chiesa dovrebbe riflettere sull'ironia de “Lo sbattezzo”»
Se mi ha dato fastidio o mi ha offeso? Ma scherziamo? L’ho trovata divertente e nello stesso tempo
un utile elemento di riflessione ». Don Andrea Gallo è rimasto un po’ sorpreso dalla lettera dei 15
parlamentari Pd - tra cui Paola Binetti, Pierluigi Castagnetti e Luigi Bobba - che hanno inviato a
l’Unità
editrice «Becco Giallo».
Sorpreso dalla reazione e non dalla striscia? Ci spieghi, don Gallo.
«La Chiesa, e lo dice uno che ha alle spalle 50 anni di presbiterato e che la ama, vive ormai da anni
la sindrome dell’assedio. È consapevole che perde praticanti ma l’importante è non perdere potere e
privilegi. E chi è legato a questi poteri e questi privilegi dell’Istituzione, si preoccupa anche delle
minime cose e si mette a difesa di questa fortezza che è la Chiesa cattolica che amo tanto».
«Lo sbattezzo» racconta quanto difficile sia uscire dalla Chiesa. L’ironia si fonda su elementi
di verità?
«Questo è un punto che la Chiesa sente molto. La striscia che voi pubblicate ci dovrebbe far
riflettere tutti, soprattutto le gerarchie ecclesiastiche. Il battesimo nella quasi totalità dei casi viene
amministrato ai bambini per antica tradizione, con carattere indissolubile. Il battesimo scelto,
invece, chiede l’annessione alla Chiesa in un rapporto tra padre e figlio. Se l’istituzione cattolica di
fronte a questo non vuole accettare neanche una stimolazione ironica, vuol dire che continua a
considerare il credente un suddito e non un figlio».
Era così anche per chi sceglieva il matrimonio civile.
«Esatto, ma anche quello fu un errore. La Chiesa deve avere le braccia aperte. Ricordo un fatto che
avvenne a Prato 50 anni fa, quando due ragazzi conosciuti dall’allora vescovo, decisero di sposarsi
civilmente e non con il rito religioso. Non solo vennero pubblicamente ripresi, con lettere del
monsignore a giornali e parrocchia, ma alla fine furono dichiarati concubini per aver applicato una
legge dello Stato».
Lei sta dicendo che la Chiesa dovrebbe dare agli adulti la responsabilità di battezzarsi?
«Certo, anche se nella prassi già lo fa, perché durante il Te Deum di ringraziamento e durante la
settimana Santa c’è una richiesta del rinnovo dei voti battesimali. Il punto dolente è un altro: invece
di avere un rapporto di figliolanza spirituale la Chiesa continua sulla strada della sudditanza».
Don Gallo, il problema lo hanno sollevato dei parlamentari cattolici, non la Chiesa. Perché?
«Perché si sentono difensori dell’Istituzione. Io chiederei loro: “A che punto siete con gli impegni
battesimali?”. Diffondono il messaggio di Gesù? Sono sicuri che quel messaggio consista nella serie
di no che loro dicono, a partire della legge 40? E gli chiedo ancora: “A chi date veramente conto del
l'Unità 31 luglio 2009