"Fermiamo una cultura che nuoce al Paese"
Dario Fo: "Dopo il caso Mills un'altra storia che ci fa vergognare" . Storia nefanda
intervista di Anna Bandettini

Pensavamo che il peggio fosse stato raggiunto, ora c´è questa nefanda storia
Se possiamo digerire questa storia? Abbiamo digerito la sentenza del caso Mills...


«Pensavamo che il peggio fosse già stato raggiunto. E invece ora questa nuova, nefanda, storia. Mi viene amaramente da dire: noi italiani abbiamo quello che ci meritiamo». Lo dice con rabbia, più che con rassegnazione, il premio Nobel Dario Fo leggendo dell´ultima, clamorosa puntata della storia che riguarda Noemi Letizia, la giovane ragazza napoletana, e Silvio Berlusconi.
Fo, in che senso ce lo meritiamo noi italiani?
«Lei crede che con queste nuove dichiarazioni del fidanzato della ragazza, che contraddicono tutto quello che Berlusconi ha detto finora, succederà qualcosa? La gente in giro plaude. Se la ride. Signore che di solito si scandalizzano per un seno nudo, ora sono pronte a giustificare quest´uomo dicendo "ma vabbè che male c´è, lo fanno tutti gli uomini". Il premier va in giro con le ragazze, si dice minorenni? Che sarà mai! La gente anche davanti a questo lo ama. Viene fuori che si fa in week end in villa con trenta ragazze? Bravo! Che bella vita. Ecco cosa dicono gli italiani. E´ all´estero che ci guardano come poveri deficienti, ma in Italia si applaude. E questo perché Berlusconi ha tirato fuori il peggio di questo Paese».
Molta gente dice che si tratta di faccende private, che non c´entrano con la politica
«In parte sono d´accordo, ma per altre ragioni. Considero un errore fare il conto della spesa dei comportamenti di Berlusconi. Perché quello che fa paura non sono le cose belle o brutte che fa, ma la volgarità , la cultura, il senso della vita che esse esprimono. Berlusconi va battuto non per quello che fa ma per quello che produce, e che ha già contagiato tutto il paese. Parlo di quella cultura della pacca sul sedere, della barzelletta inutilmente triviale sempre e dovunque tu ti trovi, come quando liquidò Obama dicendo che era bello e abbronzato. La cultura delle promesse a questa o quella ragazza di darle un posto in tv o in parlamento, che per lui sono la stessa cosa. La cultura dell´uomo che va in giro con la valigia piena di gioielli per elargire regali. E´ la cultura di chi si presenta nelle vesti dell´imbonitore"
Lei dice che ormai tutto questo noi lo digeriamo.
«Se abbiamo digerito la sentenza Mills…»
Ma perché digeriamo tutto questo?
«Perché Berlusconi è il sogno dell´italiano medio, incarna l´anima profonda del Paese e l´ha allevata rendendola più triviale, più meschina e kitsch. Ecco perché dico che il problema non è lui, sono gli italiani. Non tutti per carità. Sono un 50 per cento. Ma è quel 50 per cento che lo applaude e che lo tiene lì sulla poltrona del potere».

Repubblica 25.5.09

 

 


La macchia della vergogna


Vedete? Non è il processo Mills che spiega quanto e come abbia corrotto col denaro, non sono i toni mussoliniani di quando dice il Parlamento è inutile e dannoso quel che macchia sfregiandola - agli occhi degli italiani - la cappa bianca dell'imperatore. È la sua malattia senile, è quella folle corsa all'eterna giovinezza che lo porta da anni ad assumere farmaci che ne potenzino il vigore, dunque la virilità, che lo costringe a trapiantarsi pezzi di cute a intossicarsi il sangue e poi a lavarlo con le macchine. Le donne attorno a decine. Cinquanta al tavolo, ci raccontava giorni fa Riccardo De Gennaro. Una quarantina a Capodanno in Sardegna, alloggiate come al campeggio mariano in bungalow da quattro. In principio erano attrici, soubrettes portate dalla corte compiacente. Aspiranti, sempre più giovani. Ragazzine, infine minorenni. Porta un'amica, ha detto a Noemi Letizia che aveva allora 17 anni. Noemi ha portato nella villa sarda Roberta, 17 anni anche lei. Dormivano con altre «due gemelline». Non posso vivere accanto a un uomo che «frequenta minorenni», ho pregato in ogni modo chi gli sta vicino di accudirlo «come si fa con una persona che non sta bene» ha detto sua moglie Veronica. Però poi lui è andato a Porta a Porta dall'amico Vespa e ha raccontato una serie impressionante di menzogne. Senza che nessuno lo contraddicesse: nella nostra - nella sua - tv non si usa. Che era un vecchio amico di famiglia, che lui è un uomo del popolo e perciò frequenta le feste da debuttanti delle adolescenti di Portici. No, non è per questo. È perché a volte si appassiona delle ragazze da catalogo di cui Emilio Fede e altri complici «dimenticano» sul suo tavolo. Alle bambine, poi, ci si appassiona con facilità.
Ieri a San Siro glielo hanno rimproverato i tifosi del suo Milan. Lo so, è terribilmente desolante ma il termometro del consenso politico è questo: lo stadio. San Siro, scrive Rinaldo Gianola, è il luogo dove la curva «dava del tu a Papi ben prima di Noemi». «Quante Champions League avete vinto?» il suo argomento contro l’opposizione. Gli striscioni che gli rimproverano di spendere soldi per «comprare le veline» sono un insulto e un pericolo. Striscioni comunisti, ispirati da un giornalista suggeritore? Difficile. Persino Enrico Letta, uomo sobrio non incline ad occuparsi di letteronze, dice che «Berlusconi è in preda al nervosismo perché la vicenda di Noemi gli sta sfuggendo di mano», «spara all'impazzata: dobbiamo inchiodarlo alle sue responsabilità». Morali, prima di tutto. L'ex fidanzato della ragazza dice: io non potevo farci niente. «Sarebbe come se un salumiere si fidanzasse con Jennifer Lopez. Cosa avevo da darle in cambio, io?». Si fidanzasse, è questo il verbo che usa. Non esiste il lodo Alfano della morale. Il direttore di Famiglia Cristiana Don Sciortino lo scrive oggi nel suo editoriale e lo dice a Roberto Monteforte: «Il premier deve chiarire, l'immunità morale non esiste». Famiglia Cristiana. Se il Papi della Patria deve fare i conti con la curva di San Siro e coi parroci comincia ad essere un problema. Certo, in un Paese normale sarebbero state sufficienti a chiamarlo a rispondere la voce dell'opposizione e dei giornali liberi. Ma siamo in Italia, che volete: il vero pericolo sono la moglie, i tifosi e il prete dal pulpito.

Conchita De Gregorio    l’Unità 25.5.09

  

 


Rotto l’incantesimo del nuovo Don Rodrigo


Forse ora la smetterà d´insistere sulla propria esuberanza sessuale, sulle belle signore da palpare anche tra le macerie del terremoto e sulle veline che purtroppo non sempre può portarsi dietro.
A quasi 73 anni d´età, Silvio Berlusconi si trova per la prima volta in vita sua a fare davvero i conti con l´universo femminile così come lui l´ha fantasticato, fino a permearne la cultura popolare di massa di questo paese. Lui, per definizione il più amato dalle donne, sente che qualcosa sta incrinandosi nel suo antiquato rapporto con loro.
Le telefonate notturne a una ragazzina, irrompendo con la sproporzione del suo potere - come un don Rodrigo del Duemila - dentro quella vita che ne uscirà sconvolta. E poi il jet privato che le trasporta a gruppi in Sardegna per fare da ornamento alle feste del signore e dei suoi bravi. Ricompensate con monili ma soprattutto con aspettative di carriera, di sistemazione. L´immaginario cui lo stesso Berlusconi ha sempre alluso nei suoi discorsi pubblici è in fondo quello di un´Italietta anni Cinquanta, la stagione della sua gioventù: vitelloni e case d´appuntamento; conquista e sottomissione; il corpo femminile come meta ossessiva; la complicità maschile nell´avventura come primo distintivo di potere. Nel mezzo secolo che intercorre fra le "quindicine" nei casini e l´uso improprio dei "book" fotografici di Emilio Fede, riconosciamo una generazione di italiani poco evoluta, grossolana nell´esercizio del potere.
Di recente Lorella Zanardo e Marco Maldi Chindemi hanno riunito in un documentario di 25 minuti le modalità ordinarie con cui il corpo femminile viene presentato ogni giorno e a ogni ora dalle nostre televisioni, con una ripetitiva estetica da strip club che le differenzia dalle altre televisioni occidentali non perché altrove manchino esempi simili, ma perché da nessuna parte si tratta come da noi dell´unico modello femminile proposto in tv. La visione di questa sequenza di immagini e dialoghi è davvero impressionante (consiglio di scaricarla da www.ilcorpodelledonne.com). Viene da pensare che nell´Italia clericale del "si fa ma non si dice" l´unico passo avanti compiuto nella rappresentazione della donna sia stato di tipo tecnologico: plastificazione dei corpi, annullamento dei volti e con essi delle personalità, fino a esasperare il ruolo subalterno, spesso umiliante, destinato nella vetrina popolare quotidiana alla figura femminile senza cervello.

Cosce da marchiare come prosciutti negli spettacoli di prima serata, con risate di sottofondo e senza rivolta alcuna delle professioniste, neppure quando uno dopo l´altro si sono susseguiti gli scandali tipicamente italiani denominati Vallettopoli.
In tale contesto ha prosperato il mito del leader sciupafemmine, invidiabile anche per questo. Fiducioso di godere della complicità maschile, ma anche della rassegnata subalternità di coloro fra le donne che non possano aspirare a farsi desiderare come veline.
Tale è stata finora l´assuefazione a un modello unico femminile - parossistico e come tale improponibile negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito, in Germania, in Spagna - da far sembrare audacissima la denuncia del "velinismo politico" quando l´ha proposta su "FareFuturo" la professoressa Sofia Ventura. Come se la rappresentazione degradante della donna nella cultura di massa non avesse niente a che fare con la cronica limitazione italiana nell´accesso di personalità femminili a incarichi di vertice. Una strozzatura che paghiamo perfino in termini di crescita economica, oltre che civile.
Così le ormai numerose indiscrezioni sugli "spettacolini" imbanditi nelle residenze private di Berlusconi in stile harem - mai smentite, sempre censurate dalle tv di regime - confermano la gravità della denuncia di Veronica Lario: «Figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica». Una sistematica offesa alla dignità della donna italiana resa possibile dal fatto che «per una strana alchimia il paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore».
Logica vorrebbe che dopo le ripetute menzogne sulla vicenda di Noemi Letizia tale indulgenza venga meno. La cultura misogina di cui è intriso il padrone d´Italia - ma insieme a lui vasti settori della società - risulta anacronistica e quindi destinata a andare in crisi. Si rivela inadeguata al governo di una nazione moderna.
Convinto di poter dominare dall´alto, con l´aiuto dei suoi bravi mediatici, anche una realtà divenuta plateale, l´anziano don Rodrigo del Duemila per la prima volta rischia di inciampare sul terreno che gli è più congeniale: l´onnipotenza seduttiva, la cavalcata del desiderio. L´incantesimo si è rotto, non a caso, per opera di una donna.

Gad Lerner    Repubblica 25.5.09