“I centri di
immigrati sembrano lager”
«I centri per gli immigrati sono come lager», ammette Silvio Berlusconi mentre
Unione europea e
Vaticano incalzano il governo sul diritto d’asilo. «Gli immigrati meritano
rispetto, gratitudine e
ammirazione», ammonisce la Santa Sede. Il premier, in visita all’Aquila
con il presidente della
Commissione Ue José Manuel Barroso, riconosce che «è molto meglio esaminare nei
luoghi di
partenza se gli immigrati possano avere diritto di asilo, altrimenti, non vorrei
dirlo, ma questi campi
di identificazione assomigliano molto a campi di concentramento». E aggiunge:
«Da oggi in Libia
c’è una agenzia Onu che esamina le richieste degli immigrati che intendono
venire in Italia e toglie
loro il disagio di essere inseriti in campi dove la loro libertà è limitata per
poi magari essere rispediti
nel loro Paese d’origine». Per il governo, precisa Berlusconi, «i respingimenti
hanno come
premessa l’aiuto che viene fornito agli immigrati e negli ultimi giorni abbiamo
osservato che
funzionano come deterrenza alle partenze». Da parte sua Barroso concorda che «la
situazione è
molto difficile» e chiede di «far funzionare, direttamente nei Paesi di partenza
dei barconi, uffici
dell’Onu che valutino la concessione dell’asilo politico ai migranti». Però la
priorità dell’Ue è
«evitare le tragedie del mare, fare in modo che i battelli non lascino le coste,
ma senza violare il
diritto d’asilo politico».
Intanto, dopo una settimana di appelli del Papa e della Cei, la Chiesa (come
accadde per i Pacs con
il governo Prodi) sta per pubblicare un documento sui flussi migratori. «Non si
può fare di ogni
erba un fascio. C’è chi emigra spinto da necessità economiche, chi per sfuggire
alla violenza, chi
costretto a forza, chi per essere avviato alla prostituzione, chi per fornire
manodopera. Ai
perseguitati le porte non possono essere chiuse», avverte il dicastero vaticano
dell’Immigrazione. I
politici e le istituzioni «devono imparare a guardare con altri occhi agli
immigrati», la cui presenza
«è preziosa e indispensabile nelle nostre città», evidenzia
l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò,
ministro dell’Immigrazione.
Dunque la Chiesa continua a condannare i respingimenti di immigrati del governo
italiano, reclama
il rispetto delle norme internazionali e, mentre invita politici e opinione
pubblica a saper discernere
tra semplici migranti, rifugiati e vittime del traffico di esseri umani,
annuncia una «nota» destinata a
chiarire una volta per tutte la sua dottrina su questi argomenti. Ieri anche il
servizio internazionale
per i rifugiati dei Gesuiti ha accusato l’Italia di aver violato i diritti umani
impedendo lo sbarco dei
clandestini. «Nessun tentativo è stato fatto per verificare quanti di
quegli uomini, donne e bambini
avessero diritto allo status di rifugiati - accusano i Gesuiti -. Non si può più
agire sulla base di
politiche guidate dalla paura».
L’arcivescovo Agostino Marchetto addebita alle «misure repressive sulla
sicurezza» l’incremento
della tratta degli extracomunitari, denunciando la violazione da parte del
governo delle norme
internazionali sui rifugiati: «Una nave italiana, anche se naviga in acque
extraterritoriali, è sempre
un pezzo d’Italia e deve rispettare le leggi. Così, invece, si mette in pericolo
la vita di migliaia di
innocenti».
Giacomo Galeazzi La Stampa 20 maggio 2009