«Perché ora Ruini
non promuove il Family day?»
La mettono così quelli che dimoravano a Palazzo Chigi prima del Cavaliere: «Non
si tratta di girare
il coltello nella piaga di un matrimonio che va a rotoli e che riguarda un
Presidente del Consiglio,
qui si tratta di ben altro». Frantumandosi in mille pezzi, spiegano, il legame
tra Veronica e Silvio
mette a nudo vicende che forniscono alla nazione esempi che contraddicono quell’etica
alla quale
dovrebbe richiamarsi chi occupa le massime cariche pubbliche. Scontato il
paragone tra i coniugi
Prodi e i coniugi Berlusconi? Scontato il giudizio opposto tra la foto che
ritraeva serenamente
insieme «Romano, Flavia e i loro ragazzi», pubblicata su una copertina di
Famiglia Cristiana
nell’era dell’Ulivo, e quella più recente «un po’ costruita a beneficio dei
rotocalchi» che – a pochi
mesi dal precipitare della crisi - mostrava mano nella mano la coppia
presidenziale che si
scomponeva tra Arcore, Macherio, villa Certosa e palazzo Grazioli? Un legame si
può rompere
senza che questo faccia scandalo, commentano i collaboratori del Professore.
Lo scandalo, semmai, sta nel coprire certe guerre che si
combattono dentro le pareti domestiche, per
dare fiato all’enfasi sulla famiglia che piace di più a Santa Romana Chiesa.
Il ricordo ritorna al
Family day del 12 maggio 2007, quello voluto dal cardinal Ruini al quale
partecipò con gran
clamore anche il Cavaliere che - citando il libro di Rodolfo Brancoli - «parlò
dell’impossibilità per i
veri cattolici di stare a sinistra e anche straparlò quando disse che il nostro
Paese soffre di un male
d’origine che sta nel laicismo» e nel fatto che lo Stato italiano «si sia
costituito contro il potere
temporale dei Pontefici». Lo sfogo di Veronica Lario che annuncia il divorzio
dal marito «malato»
che «frequenta minorenni», a due anni di distanza da quella manifestazione
patrocinata dai vescovi,
fa riflettere. E fa pensare, nel contempo, il modo in cui la stampa che fa
riferimento al centrodestra
– la stessa che si scagliò contro l’allora portavoce del governo, Silvio Sircana,
a proposito di alcune
fotografie «che non provavano nulla» – tratta oggi le dichiarazioni della
consorte e «assolve»
Berlusconi. E, ancora, pone interrogativi profondi il fatto che nella
maggioranza nessuno «avverta
alcuna indignazione morale, alcuna presa di distanze, alcun dubbio nel
condannare la donna e nel
parteggiare senza remore per l’uomo». Dodici maggio 2007, quindi. «Oggi
non è possibile non
ricordare la mobilitazione di allora a favore della famiglia che sarebbe stata
minacciata dalle coppie
di fatto e dal governo Prodi», sottolineano. «Forse – ironizzano - sarebbe il
caso di promuoverlo
noi, adesso, un family day. O, meglio, magari potrebbe organizzarlo il cardinal
Ruini...». Certo
c’erano anche esponenti del centrosinistra quel giorno a Roma, assieme «a molta
altra gente in
buona fede». Ma l’attacco politico al governo dell’Unione «era evidente, anche
se quell’esecutivo
contava per la prima volta su un ministero ad hoc per la famiglia». Affermazioni
che riportano a ciò
che si è sostenuto spesso nell’entourage del Professore. A proposito delle
scelte «sulla laicità»
compiute «da un leader cattolico» che ha concorso con il bipolarismo – lo scrive
Sandra Zampa
nella prefazione del libro «Insieme» - «a innovare anche lo spazio e i modi
dell’azione politica dei
cattolici». Ciò che «Ruini non perdonò – sottolineano – è stato il fatto che
Prodi volle l’Ulivo e poi
il Pd, invece della riedizione di un partito cattolico». L’ultima campagna
elettorale, aggiungono, ne
è stata l’ulteriore esempio. «Meglio Casini e meglio Berlusconi», per «mantenere
salda le
concezioni della famiglia e della vita proprie di una certa gerarchia
ecclesiastica». Moralismo
«bacchettone» da «catto-comunisti» quello che guida l’approccio di certi
ambienti prodiani alle
disavventure coniugali del premier? «Nulla di tutto questo – rispondono –
Ma ricoprire cariche
pubbliche significa coerenza e l’ostentazione imperiale di un potere, a cui
tutto è concesso e a cui
tutto si perdona, fa ammalare gravemente la nostra democrazia».
Ninni Andriolo l'Unità 5 maggio 2009
Lodo Veronica
L’improvvisa comparsa dell’avvocato Ghedini sulla scena del divorzio preannuncia
avvincenti sviluppi nella guerra dei Roses brianzola. È allo studio un Lodo
Veronica in 4 articoli che verrà tosto comunicato al ministro Al Fano e
all’occorrenza spiegato con l’ausilio di disegnini, dopodiché sarà sottoposto
alle opposizioni per il necessario dialogo bipartisan: «1) Le cause di divorzio
che coinvolgano le quattro alte cariche dello Stato sono sospese fino alla
scadenza dei rispettivi mandati, sospensione prorogata in caso passaggio da una
carica all’altra; la sospensione non vale in caso di divorzio attivo (alta
carica che molla la moglie), ma solo di divorzio passivo (alta carica mollata
dalla moglie). 2) Vietato divorziare in prossimità di elezioni di ogni ordine e
grado: ogni causa avviata nei 40 giorni precedenti il voto è da considerarsi
nulla e mai più reiterabile. 3) Le cariche di cui all’art. 1 sono dispensate dal
divieto di frequentare ragazze minorenni; anzi, se lo fanno riceveranno la
comunione direttamente dalle mani del Santo Padre (previa deroga ai Patti
Lateranensi). 4) Le notizie sulla vita privata delle quattro cariche sono
coperte da segreto di Stato e punite con severissime pene detentive, eccezion
fatta per quelle commissionate dalle cariche medesime per autoritrarsi in
idilliaci quadretti familiari; il gossip può invece proseguire serenamente sulle
testate di proprietà di una delle alte cariche quando riguardi privati cittadini
o esponenti dell’opposizione (vedi caso Sircana o bacio tra Di Pietro e
un’amica). 5) Io so’ io e voi nun siete un cazzo».