"Invece di fare, come cristiani, da supporto dell’ordine costituito - che in realtà è un ordine basato sui muri alti - dobbiamo essere sempre pronti ad aprire una finestra dove non si dovrebbe, ad aprire una porta dove non è prevista. Noi siamo i sovversivi della coscienza, i tutori dell’uomo. Che poi noi, nelle luce della fede, vediamo in questo come l’avverarsi di questo ovile - che è l’immagine arcaica e stupenda dell’umanità finalmente liberata dalla paura - è un dono che abbiamo avuto. Questo dono però non ci permette di starcene isolati a contemplare il buon pastore: ci impegna a far sì che tutti gli esseri umani siano liberati da questa paura perché, come dice il Signore, i briganti e i ladri non posseggano le pecore, non le trascinino nelle avventure, non le strumentalizzino per i loro profitti. Questi sono i cattivi pastori che hanno a loro disposizione strumenti immensi per conquistare le coscienze. Noi siamo qui per liberare le coscienze da ogni dominio, per metterle in moto alla ricerca di una comunione dove obbedire ed essere liberi è la stessa cosa. E’ un ideale importante, anche educativamente, per i piccoli che crescono in un mondo dove sembra dominare come legge assoluta il conflitto fra gli interessi e l’ammirazione per chi riesce ad affermare i suoi. Dobbiamo resistere a questa generazione perversa opponendo questa coscienza, su cui il Vangelo getta una luce così potente che non saprei dove volgere gli occhi senza quella luce".
(Ernesto Balducci – “In nome dell’uomo” di Andrea Cecconi; p. 64-65)