“Santità, cominci
ad assumere me”
intervista a cura di Giacomo Galeazzi
«Benedetto XVI ha fatto bene a denunciare che il precariato toglie dignità al
lavoro. Io purtroppo
posso testimoniarlo in prima persona. Adesso, però, mi aspetto che il Santo
Padre dia personalmente
il buon esempio assumendo tutti quelli che lavorano in nero per il Vaticano».
Mentre è in causa
all’ispettorato del lavoro con l’Orp, l’Opera romana pellegrinaggi (un’attività
istituzionale del
Vicariato di Roma, organo della Santa Sede) accoglie come «un fulmine a ciel
sereno» l’appello
papale anti-flessibilità Valeria Pireddu, 25enne, «malgrado tutto» fervida
credente, «per un anno
hostess senza contratto né busta paga, né cassa malattia né contributi
previdenziali e assicurativi per
le linee di autobus turistici del Papa».
Cosa ha pensato quando ha sentito il Pontefice dire basta al precariato?
«E’ giusto e importante che il Papa esprima pubblicamente la propria
preoccupazione per i
lavoratori a termine. Come principio è sacrosanto, peccato che l’esperienza
concreta mia e di una
quarantina di mie colleghe sia tutt’altra. Evidentemente in Vaticano
predicano in un modo e
agiscono all’opposto. Io sono la testimonianza vivente della loro
contraddizione. Posso garantire al
Papa che i suoi sottoposti non applicano le giuste indicazioni che lui ha dato
in piazza San Pietro.
Ne so qualcosa io che ho dovuto sporgere denuncia all’ispettorato del lavoro e
tutelarmi a livello
legale e sindacale».
Perché?
«Ho lavorato per un anno in nero, in una situazione totalmente fuori controllo.
Padre Cesare Atuire,
amministratore delegato dell’Orp, si è difeso classificandoci come operatrici
pastorali, cioè una
sorta di volontarie. Ma il nostro non era volontariato, bensì sfruttamento. La
paga per il lavoro a
bordo degli autobus dell’Orp era di 6,25 euro all’ora. Da marzo 2007 ad aprile
2008 ho sgobbato a
loro piacimento come tutte le altre ragazze che erano lì con me. Poi all’Orp
sono stati costretti a fare
contratti di un anno attraverso un’agenzia interinale, ma io e altre cinque
colleghe non siamo state
contrattualizzate e abbiamo continuato a lavorare in nero. In pratica, salariate
ad ora, neppure a
cottimo: nessuna commissione sulla vendita dei biglietti, retribuzione in base
alle ore fatte. Neppure
un euro in caso di malattia».
Cosa cambia adesso con l’intervento del Papa?
«Niente, temo. C’è una cappa di ipocrisia che ben conosce chi abbia
sperimentato il lavoro
quotidiano per il Vaticano. In astratto l’Angelus del Pontefice analizza alla
perfezione la realtà delle
cose, ma la situazione concreta è molto diversa. Il loro modo di
trattare i lavoratori io lo conosco
bene. Nessuna attenzione e comprensione ai problemi delle persone, zero tutele.
Io sono la punta di
un iceberg. Ho denunciato la situazione ma altre hostess tacciono per paura di
perdere il posto sugli
Open bus turistici delle due linee di “Roma Cristiana”».
Cosa la colpisce di più?
«L’incoerenza tra i valori proclamati e la prassi quotidiana. Dovevo
aspettarmela dopo che si sono
persino inventati che “prestavamo attività volontaria” e non facevamo le hostess
di bordo. Io so
quello che era il mio mestiere. Vendevo i biglietti e facevo assistenza ai
turisti, per sei ore di lavoro
al giorno. Eravamo una quarantina di hostess a lavorare in nero, senza
contributi. Adesso il Papa ci
assumerà tutte? Io so per certo che è tanto più doloroso sentire enunciare
principi giusti che poi
vengono contraddetti e ridicolizzati nella pratica di ogni giorno. Ed è tanto
più grave che ciò
avvenga per attività e settori occupazionali che riguardano il Vaticano e la
Chiesa».
Non pensa che le cose possano cambiare?
«Apprezzo le parole del Papa e le sue buone intenzioni, però vorrei che chi lo
circonda ed è al
servizio della Santa Sede abbia poi la buona coscienza di tradurre in pratica i
suoi precetti. Proprio
perché credo, sono rimasta tanto più ferita da come per un anno intero ho visto
negati quei diritti
basilari e quelle tutele minime che ora giustamente il pontefice invoca per
tutti e chiede ai governi
di applicare».
in “La Stampa” 29 dicembre 2008