«La Chiesa eviti i
paletti. L'etica non insegua la scienza»
intervista a Giovanni Reale a cura di Gian Guido Vecchi
«È un momento così. La scienza tende a perdere ogni senso del limite. Quanto
alla società, ricordo
dei ragazzi che contestavano un problema da me posto, "chi sei, da dove vieni,
dove vai?". Il più
sveglio mi ha detto: io la vita voglio godermela, senza pormi il problema. Gli
faccio: sei giovane,
ma quando invecchierai o ti ammalerai? E lui: mi tiro un colpo in testa». Il
filosofo Giovanni Reale,
tra i massimi studiosi di Platone e del pensiero greco, cattolico nonché
curatore dell'opera omnia di
Karol Wojtyla, capisce benissimo come la Chiesa sia preoccupata, «è chiaro che
tremi e cerchi di
intervenire per arginare, porre dei paletti. Il relativismo è una maschera del
nichilismo. Ma c'è un
rischio».
Quale, professore?
«Galileo diceva che la Bibbia non insegna "come vada" il cielo, ma "come si
vada" in cielo...».
E con ciò tracciava un confine. Oggi si accusa la Chiesa di essere ostile
alla scienza...
«Vede, il problema semmai è che la prende troppo sul serio. Detto col massimo
rispetto per gli
uomini di Chiesa, il rischio inconsapevole è di ridurre l'etica cristiana a una
casistica, la fede a un
corpus di divieti, e di appendere il tutto ad una tecnica resa quasi divina:
considerare la scienza
come il punto di riferimento dell'etica cristiana».
Ma che c'è di strano se la Chiesa si preoccupa per come evolve una
particolare ricerca, tipo le
staminali embrionali?
«Le proposizioni scientifiche, insegnava Popper, sono tali perché falsificabili.
"Poggiano su
palafitte", sono per definizione instabili. L'etica entra in un dettaglio, poi
la scienza ti dice che non è
più così e cambia tutto. No, la verità evangeliche non sono falsificabili e la
fede è metascientifica,
metalegislativa e trascendente, va oltre...».
Un esempio concreto?
«Ho sentito dire che un ovulo fecondato è "persona", almeno "in potenza". E qui
c'è un doppio
errore ontologico. In Grecia non c'è il concetto di persona, "non il cosmo per
te ma tu per il cosmo",
dice Platone nelle Leggi. È il cristianesimo a rovesciare la prospettiva, a
porre la persona al centro e a pensarla come una relazione a un "tu" e al "Tu"
che è Dio, a sua volta relazione di tre Persone. È un concetto infinitamente più
ampio. E l'essere "in potenza" per Aristotele è tale se sta nel luogo
giusto, in questo senso l'aborto nel grembo di una madre è senz'altro
inaccettabile...».
E la fecondazione in vitro o l'uso di staminali embrionali?
«Forse ci vorrebbe un atteggiamento meno categorico, più sfumato, senza
entrare nel ginepraio
scientifico. Proporre e non imporre. Restare vicini alle parole del Vangelo, non
alle interpretazioni
delle categorie del momento. Io non me la sentirei di porre limiti. Piuttosto
inviterei gli scienziati ad
essere responsabili, ad essere uomini. Bisognerebbe rivolgersi alle persone, non
affidarsi a divieti né
tantomeno alla legge».
Il Vaticano si preoccupa proprio della legge che Obama vorrebbe cambiare, che
altro
potrebbe fare?
«In questi giorni sto traducendo il commento di Sant'Agostino al Vangelo di
Giovanni. Pensi al
passo dell'adultera, coloro che la vogliono lapidare incalzano Gesù: o viola la
legge, oppure è come
noi! E Gesù dà una riposta grandiosa: chi di voi è senza peccato scagli la prima
pietra. La sua bontà
supera la chiusura della legge. E alla donna dice semplicemente: va', e non
peccare più».
in “Corriere della Sera” del 12 novembre 2008