«Ha cambiato la
chiesa e il mondo. Ma oggi si vuole tornare indietro”
intervista a Raniero La Valle a cura di Roberto Monteforte
«Quel 28 ottobre 1958 ero redattore del Popolo» ricorda Raniero La Valle,
giornalista e saggista.
Parla da testimone attento e a partire dell’elezione del patriarca di Venezia,
cardinale Angelo
Roncalli a successore di Pietro. Non ha dubbi. «Quello di Roncalli è stato un
pontificato di
transizione, ma nel senso che ha portato la Chiesa e anche il mondo da un’epoca
ad un’altra. Ha
cambiato la Chiesa in un modo molto profondo. Attraverso la lievità con cui, per
non spaventare
nessuno, parlava di un semplice aggiornamento delle forme della dottrina, in
realtà ha dato alla
Chiesa un impulso di rinnovamento straordinario di cui ancora oggi non si
misurano le
conseguenze». «Lo ha fatto - aggiunge – nel modo in cui ha reinterpretato il
primato di Pietro, ma
anche con l’inattesa convocazione del Concilio che ne è conseguenza diretta.
Nella dottrina romana
affermatasi dopo il Concilio Vaticano I vi era l’idea che di concili non ce ne
sarebbero stati mai più,
perché il Papa, infallibile, decideva da solo».
Ma non è stato solo una Chiesa che si apre e dialoga con il mondo. «C’è stato
molto di più - spiega
-. La Chiesa si è riconosciuta essere parte del mondo. Quella che risponde alla
chiamata di Dio, ma
che ricerca la verità, che pecca e che ha bisogno di essere perdonata ». Un
percorso difficile che il
«Papa buono» persegue senza ingenuità, «avendo grandissima cura di mantenere
l’unità della
Chiesa, rispettando tutti coloro che non erano d’accordo con le sue idee».
Eppure oggi c’è chi tenta di minimizzare il Concilio. «Dipende dal fatto -
osserva - che una certa
parte della Chiesa si è resa conto dell’assoluta discontinuità che ha portato il
Concilio. C’è un
riflesso conservatore, un vero e proprio tentativo di ritorno al passato. Una
linea di restaurazione.
Ma questo non può riuscire, perché la forza che il Concilio ha avuto è tale per
cui non è possibile
tornare indietro».
Tra le novità ne cita una e di peso. «Ciò che prevale dopo il Concilio è
l’universale volontà salvifica
di Dio. La Chiesa istituzione non ha più l’esclusiva della trasmissione della
salvezza. Anche senza passare attraverso la Chiesa gli uomini possono salvarsi.
È da qui che si apre un rapporto proficuo con le altre religioni e culture, con
gli ebrei, l’Islam, l’induismo e con le altre grandi religioni storiche. È così
che la storia si mette in cammino».
Sulla distinzione tra l’errore e l’errante osserva come sino al Concilio la
dottrina prevedeva che chi
era in errore non avesse diritti. Solo la Chiesa che ne era l’interprete, era
l’unica che poteva dare
norme alla vita sociale e politica. «Così si negava la libertà di coscienza e
quella religiosa, non si
riconoscevano le libertà moderne». Roncalli con la sua distinzione apre la
strada al riconoscimento del diritto alla libertà religiosa per tutti gli uomini
e per tutte le religioni. «È alla persona umana che sono riconosciuti i diritti.
Tutti devono poter cercare liberamente la verità. Questo vuole dire che gli
uomini non devono essere più discriminati per questo». Eppure è evidentissimo il
tentativo dimettere in discussione gli insegnamenti del Concilio. «Nella
Chiesa di oggi questo problema deve essere apertamente discusso» mette in chiaro
Raniero La
Valle. «Il problema della ricezione e della normatività nella vita della Chiesa
del Concilio deve
essere oggetto di un esplicito conflitto nella Chiesa». A papa Benedetto XVI
riconosce il merito di
aver portato alla luce questo conflitto. «Meglio un conflitto alla luce del sole
che una coartazione nascosta».
E lancia un appello. «È tempo che anche i fedeli
cristiani, non solo la gerarchia ecclesiastica, si rendano conto che attorno al
Concilio oggi è aperta una grande partita in cui ne va
della vita della Chiesa ed anche delle prospettive con cui può servire la vita
del mondo».
l'Unità 28 ottobre 2008