"Nessuno vuole
confinarli i vescovi hanno paura e gridano al pericolo"
intervista ad Alberto Melloni a cura di Silvio Buzzanca
Professore Alberto Melloni, lei è uno storico della Chiesa, un esperto del
Concilio Vaticano II.
Come giudica le parole del cardinale Bagnasco sul rischio di una Chiesa chiusa
nelle chiese?
«Non capisco a chi faccia riferimento il cardinale Bagnasco. E non vedo in giro
nessuno che vuole
chiudere la Chiesa nelle sagrestie o nel privato. Il suo ragionamento è
contraddittorio. Da un lato
sembra rispondere a chi come me lo ha invitato a guardare in casa e di definire
il ruolo della Chiesa
rispetto al Vangelo. Dall´altro ha cercato di far contenti i ciellini che sono
come quello della
brillantina Linetti: "ho fatto, ho fatto e non ho visto niente". Con tutte le
loro fatiche hanno la
regione Lombardia. Marcora ce l´aveva con le tessere senza bisogno di scomodare
Dio e i santi.
Non mi sembra che nelle parole del cardinale ci sia molto da interpretare».
Ma allora perché periodicamente la gerarchia cattolica lancia questo allarme?
«È un leit motiv che viene usato ogni tanto dalla Cei. Negli ultimi due mesi non
ho sentito alcuno
dire che la Chiesa non si debba occupare di temi etici. C´è stato qualcuno che
abbia sollevato questo
problema? Una spiegazione possibile mi sembra questa. Gli organizzatori del
Meeting abitualmente
chiamavano un politico di centrodestra ad aprire i lavori. Il fatto che abbiano
chiamato il presidente
della Cei mi sembra il segno che la Chiesa, dopo avere pensato che il suo
problema fosse il
centrosinistra, ha scoperto che non ha nel centrodestra delle sponde sicure e
affidabili».
Ma il Pdl non sembra creare problemi sui temi etici...
«Su questi temi il governo del centrodestra non ha smanie di entrare in
conflitto o di mettersi in
concorrenza con la Chiesa. L´unico punto su cui c´è oggi un contrasto è anche i
poveri abbiano dei
diritti. Su questo la Chiesa si è pronunciata è mi sembra che anche le frange
più oltranziste del
governo abbiano attuato un´infelice e precipitosa ritirata».
Se la Chiesa non ha avversari, perché gridare al lupo?
«Perché da due secoli la Chiesa ha una grande paura. Una paura antimoderna
che fa sospettare che
dietro i momenti di conflitto ci sia la voglia di ridurla ad uno spazio privato
e di toglierle voce
pubblica. Ma la voce pubblica la Chiesa, soprattutto in Italia, ce l´ha
perché i cristiani fanno parte
del paese e non sono degli stranieri. Non vivono in un´isoletta e sono dentro a
tutte le dimensioni
del discorso sociale. E fanno valere la loro voce, la loro competenza».
la Repubblica 26 agosto 2008