«Il rischio: difendere solo il presente»
 

intervista a Carlo Freccero a cura di Alessandro Capponi


«Questa percentuale di interessati alla politica, che è il doppio della media europea, esprime un
malessere del Paese che aspetta solo di essere compreso e incanalato». Bisognerebbe assistere alle
lezioni di Carlo Freccero all'università per capire il rapporto che lo lega ai ragazzi, ai giovani, la
sintonia che si crea tra chi ha domande da fare, sulla tv e quindi sul mondo, e chi a quei quesiti sa
dare risposte, mai banali: docente di «Linguaggi della tv generalista» a Roma Tre, Freccero è
presidente di Raisat e ha lanciato Raiquattro, la prima rete Rai sul digitale terreste rivolta
prevalentemente ai giovani.
I dati dello studio Gallup, per lui, sono una conferma: «Il futuro è di chi elabora progetti, noi
viviamo in un eterno presente, siamo immersi in quella liquidità che Baumann descrive così bene nei suoi libri.

È vero che c'è una crisi internazionale che condiziona tutti, certo, ma alcuni Paesi
investono nella ricerca e nello sviluppo; il futuro è di chi, come la Cina e l'India, cresce in modo
esponenziale nonostante di chi vuole conservare le briciole di un benessere passato, di chi rifiuta
l'immigrato perché ha paura che possa sottrargli qualcosa. Invece, bisogna pensare allo sviluppo e
non alla conservazione del passato».
Tra i dati, uno che lo ha colpito è quello che vede nove ragazzi italiani su dieci insoddisfatti dello
stato della democrazia. «Sicuramente da noi esiste un difetto di democrazia, che gli altri Paesi
percepiscono. Da noi, l'opinione pubblica è sottoposta a un bombardamento mediatico unilaterale,
tutte le tv appartengono a un unico gruppo economico, mentre il servizio pubblico è emanazione
politica di quella stessa maggioranza che controlla l'economia del Paese.
A questo quadro desolante
si aggiunge la scelta dell'opposizione di non intervenire in maniera critica, di rinunciare, di fatto, a
costruire un'alternativa. Una situazione di questo genere produce una bolla spazio-temporale che
legittima un unico discorso: la ripetizione dell'esistente. Non stupisce, quindi, che le uniche voci di
dissenso provengano dai giovani: che non consumano tv ma frequentano internet, viaggiano,
studiano all'estero».
Giovani impegnati politicamente, in Italia. «Infatti l'impegno politico è conseguenza di ciò che
dicevamo: essere giovani significa cercare soluzioni, affermare una visione del mondo in contrasto
con l'esistente. Purtroppo, a me sembra che il bisogno di politica non abbia, oggi, possibili sbocchi
ideali». Significa che la politica deluderà i ragazzi? «Dunque. Da una parte c'è il pericolo che la
politica si riduca, nonostante le buone ragioni iniziali, al solito espediente per trovare lavoro ».
Dall'altra? «I giovani hanno fame di libertà e di ideali, e il panorama della politica italiana è
desolante. Forse, al momento, il fatto che in Italia gli interessati alla politica siano il doppio della
media europea esprime il malessere del Paese, malessere che aspetta di essere compreso».
le carenze di libertà; il futuro è loro perché investono sull'istruzione, visto che la crescita
economica passa necessariamente attraverso la ricerca e l'istruzione. In Italia, invece, tutta la
politica è impegnata nella difesa del presente, dell'esistente
». Tesi dimostrabile come, professor
Freccero? «Un esempio è quello dell'esercito nelle strade: deve tutelare la nostra sicurezza, la
quotidianità dell'esistente, alleviare la paura».

Corriere della Sera     20 agosto 2008