Non solo religione

Lo scontro fra mondo islamico e occidente continua con toni più aspri del previsto. Inutile ripetere che lo scontro non riguarda l'intero mondo musulmano e neppure l'intero occidente. E che lo scontro è insieme politico, economico, etnico, religioso. Non solo, ma certo anche religioso. In un insieme di motivazioni anche ambigue, la religione ha trovato un ruolo di grande rilievo e di grande imbarazzo. Siamo tutti convinti che non si tratta solamente delle vignette blasfeme venute dalla Danimarca e - ahimé - anche da Roma, ma sappiamo bene che nel complesso dello scontro, dalla Libia al Pakistan all'Indonesia alla Nigeria si tratta «anche» di uno scontro fra islam e cristianesimo.

 Quest'ultimo soprattutto cattolico, anche se la Danimarca è a maggioranza protestante. In realtà è Roma che rappresenta nel mondo il cristianesimo più esposto e significativo. Soprattutto è romano il cristianesimo maggiormente identificato con l'occidente: per l'islam il bersaglio più visibile e consistente. A questo punto non si può non ricordare il percorso che ha portato a un pericoloso abbraccio fra Roma e Washington. Lo aveva favorito la stessa battaglia di Roma e di Washington, insieme contro il comunismo. Crollati i muri con quello di Berlino, il papa ha rischiato di apparire come cappellano della Casa Bianca. Un equivoco che, nonostante le precisazioni di Roma, continua a gettare le sue ombre nelle vicende planetarie di queste settimane. Il mondo musulmano che combatte l'occidente ricco e xenofobo non dimentica - non può dimenticare - che l'occidente è soprattutto cristiano e che in Roma trova una delle sue roccaforti più agguerrite.

Non si tratta certamente dell'unico motivo dello scontro, ma di una delle sue motivazioni principali. Tanto più che, anche dopo il crollo dei muri, Roma si è alleata strettamente con Washington nel rifiuto della teologia della liberazione, proprio quella teologia che, in America Latina e altrove, avrebbe potuto spezzare il pericoloso abbraccio. Intanto le famigerate «sette» si allontanano sia dalla Casa Bianca che dal Vaticano .

Qui, a Roma, grande imbarazzo. Dopo la vittoria di ieri sul comunismo, non si era preparati agli scontri di oggi. Si continua a invocare il dialogo, ma con insufficiente convinzione, anche perché, sia al di là che al di qua dell'Atlantico sono molte le voci che invocano un'affermazione vigorosa della identità cristiana. Da Oriana Fallaci a Marcello Pera. Riuscirà il Vaticano ad affermare l'identità cristiana insieme prendendo le distanze dalla politica e dai dollari degli Usa? Una quadratura del cerchio certamente difficile.

FILIPPO GENTILONI       il manifesto 24/02/2006