Non c'è dissenso ma neanche entusiasmo
Sotto il pontificato di Benedetto XVI il concilio Vaticano
Secondo sembra sempre più lontano. Non soltanto perché scarsamente citato ma
anche - soprattutto - per le decisioni pontificie che lo contraddicono. Due,
recentemente, molto significative, quella che consente la messa in latino e
l'altra che permette la messa con il sacerdote rivolto all'altare con le spalle
ai fedeli. Due permessi significativi, due ritorni indietro.
Il motivo dichiarato è chiaro: Roma vuole recuperare quel dissenso che era stato
manifestato dai gruppi cosiddetti lefevriani, dal nome del vescovo che li
guidava. Gruppi che contestavano le novità come pericolose per la fede cattolica
e auspicavano un ritorno alle origini.
Non pochi aggiungevano al fascino della tradizione anche il fascino di una
lingua antica e gloriosa come il latino.
Ma ci chiediamo quanto fosse esteso quel dissenso e quanto, invece, non sia oggi
contestato il ritorno indietro.
Soprattutto in Francia oggi la reazione negativa sembra piuttosto consistente
(si veda Le Monde des Religions) e sembra unire al ritorno dell'antica liturgia
anche altre critiche al pontificato di Ratzinger: fra l'altro la freddezza nei
confronti dell'ecumenismo.
D'altronde è bene ricordare che soprattutto da noi il ritorno al latino e alle
spalle ai fedeli da parte del sacerdote non sembra avere avuto grande effetto.
Non lo sappiamo con esattezza, ma è lecito pensare che quasi tutto sia rimasto
come prima. Segno evidente che, almeno dalle nostre parti, le idee espresse dal
Concilio Vaticano Secondo erano state generalmente accettate.
Era stata accettata una chiesa aperta al mondo moderno e alla storia, non
immobile nel coltivare il passato.
Inevitabile, quindi, una certa freddezza, a dir poco, nei confronti del
pontificato di Benedetto XVI.
Non lo si approva calorosamente, ma non lo si contesta. Le folle in piazza San
Piretro, d'altronde, non sono molto significative. In Italia, e non soltanto,
nel grande corpo del cattolicesimo sta maturando una situazione un po' ambigua e
forse anche oscillante. Una situazione lontana sia dall'entusiasmo che da un
dissenso dichiarato.
Una situazione il cui riflesso si può osservare anche dalle pagine dei
principali giornali: accanto alle classiche - e un po' scontate - esaltazioni
per il Vaticano, non mancano le critiche.
Lo stesso dibattito politico risente di questa ambiguità, come ne hanno
risentito le recenti discussioni sulla vicenda del papa alla Sapienza e sulle
eventuali responsabilità della gerarchia ecclesiastica nella crisi del governo
Prodi.
Filippo Gentiloni Il manifesto 03/02/08