NON C’E’ UNA MORALE PIU’ MORALE DI UN’ALTRA
L'intervento pontificio a Verona ha riguardato una serie di temi che sono molto cari anche alla società civile laica. L'etica infatti non è patrimonio esclusivo di una sola parte dell'umanità
Santo padre, qualche giorno fa a Verona Lei ha pronunciato un'altra lectio
magistralis, anche se ha evitato le incaute affermazioni di quella di Ratisbona,
che tanti fastidi le crearono il mese scorso. Nonostante l'intento, dichiarato
con lodevole modestia, fosse quello di "proporre le sue riflessioni", in realtà
la sua è stata una importante messa a punto dottrinaria sulla fede, sul ruolo
dei cattolici nella società, sul rapporto tra credo religioso e ragione - una
riflessione di alta teologia con alcune incursioni nel pratico, molto pratico.
Non era a noi direttamente che Lei intendeva rivolgersi, dal momento che non essendo credenti non siamo parte del suo gregge. E tuttavia, poiché ha parlato anche di cose che ci riguardano (cose di una certa importanza come: storia, scienza, ragione, stato, educazione, famiglia), ci consentirà se a nostra volta proviamo a proporle le nostre riflessioni.
Non abbiamo naturalmente nulla da obbiettare sulla sua convinzione che Cristo, la seconda figura della santissima Trinità, sia realmente risorto, né sul linguaggio immaginifico e misticheggiante con cui l'ha espressa: "La sua resurrezione è stata dunque come un'esplosione di luce, un'esplosione dell'amore che scioglie le catene del peccato e della morte". Potremmo solo osservare che nelle sue parole alate non vediamo granché di quell'incontro tra fede cristiana e razionalità greca di cui Lei aveva parlato a Ratisbona.
Quello che invece critichiamo é l'affermazione secondo la quale "La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni." Poiché Lei ama spesso richiamarsi alla scienza e al metodo scientifico, vorremmo ricordarle che nessuno storico considererebbe la resurrezione di Cristo come "storicamente" avvenuta sulla base delle testimonianze degli Apostoli. Tanto varrebbe, su questa base, ammettere la discesa dei dischi volanti o l'esistenza dei ciclopi. No, Santo padre, chiariamolo una volte per tutte, la sua è un'affermazione di pura fede e non ha niente a che fare con la storia di cui parlano gli storici.
Da qui Lei passa alle sue ormai reiterate critiche nei confronti "dell'illuminismo e del laicismo" che, escludendo Dio dalla vita pubblica, ridurrebbero l'uomo ad un "semplice prodotto della natura, come tale non libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale". Di conseguenza, Lei aggiunge, "l'etica viene ricondotta entro i confini del relativismo e dell'utilitarismo con l'esclusione di ogni principio morale che sia valido e vincolante in se stesso".
Ora, se è vero che il laicismo esclude Dio dalla vita pubblica (ma consente amplissima libertà religiosa), non è assolutamente vero che la cultura laica, che concretamente si esprime nelle leggi e nelle costituzioni dei paesi democratici e liberali dell'Occidente, consideri l'uomo un mero animale. Forse Lei non ha notato che anche i non credenti rispettano la vita umana e la considerano un valore sopra ogni altro.
Ma l'errore più grave a riguardo, mi perdoni Santo padre se lo ricordo a Lei che è uno studioso, è di tipo filosofico. Lei confonde l'etica con la morale - distinzione che il laico Immanuel Kant ha operato nel pensiero filosofico almeno due secoli fa. Non è affatto vero, scriveva Kant, che la relatività dei costumi (morale) implichi il relativismo dell'etica. Come ogni liceale ben sa, Kant coniò il termine di "imperativo categorico" proprio per indicare il principio oggettivo dell'etica radicato nella ragione umana, oltre che, come Lei (ma non Kant) ritiene, nella Fede.
Dal punto di vista del rigore intellettuale sono stato sfavorevolmente colpito dalla sua riproposizione del vieto sillogismo: l'uomo è ragionevole, l'uomo comprende la natura, quindi la natura è ragionevole. A parte che anche in questo caso una attenta lettura dell'analitica kantiana aiuterebbe a cogliere la fallacia di questo argomento, non ne segue assolutamente che entrambi (uomo e natura) siano stati creati da un terzo agente esterno. Lei è libero di crederlo, ma sul piano scientifico, così come conosciamo la scienza, non può affermarlo.
Mentre invece, poiché anche noi siamo angosciati dalla presenza del male nel mondo, "che - come Lei dice -- appare tanto forte e, al contempo, radicalmente privo di senso", abbiamo molto apprezzato il suo richiamo all'amore, al fatto che ogni creatura ha bisogno di amare e di essere amata. Non vogliamo inoltrarci in considerazioni mistiche che non ci competono e non comprendiamo bene cosa sia questo "amore autentico" di cui Lei parla, ma, ci perdoni Santo padre, non è un po' immiserirlo prendersela ancora una volta con i gay e definire la loro una forma "debole e deviante di amore"?
Lei poi parla dell'educazione dei giovani e ha tutto il diritto di chiedere che lo Stato finanzi le scuole cattoliche (chiedere, non pretendere). Ma lo dica chiaramente e non parli di "antichi pregiudizi che generano ritardi dannosi e ormai non più giustificati". Quei "pregiudizi" sono contenuti nella nostra Costituzione, la fondamentale legge laica del Paese, e riconoscono alla Chiesa piena libertà di insegnare e di istituire scuole, anche se mi rendo conto che per Lei hanno il fondamentale difetto di vietare che ciò avvenga a spese dello Stato.
Mi avvio a concludere manifestandole tutto il mio apprezzamento per l'opera generosa che la Chiesa svolge nel soccorso dei poveri e degli umili. Ma sia generoso anche Lei, Santo padre, e riconosca una volta tanto che anche il volontariato laico, e non solo quello religioso, fa opera di carità! E che soprattutto, più dell'uno e dell'altro, la fa lo Stato. Cosa pensa che siano infatti il sistema pensionistico che provvede agli anziani, la sanità pubblica che cura i malati, la giustizia che protegge i deboli, la protezione civile che li soccorre in caso di calamità, ecc. ecc.? Posso ricordarle che sono le forme moderne, e incomparabilmente più efficaci di quelle antiche religiose, che la collettività (altro nome per definire lo Stato) si è data per realizzare, certamente in modo imperfetto, un po' di giustizia su questa terra?
Via, Santità, sia generoso con questi laici, credenti e non credenti, che hanno costruito lo Stato liberale e democratico, hanno incardinato la morale nelle leggi e la carità nelle istituzioni, animati spesso da uno spirito etico almeno pari al suo. Non me ne vorrà se le ricordo che, anche in questa città dove Lei ha il suo Soglio, per realizzare questa alta impresa civile molti dovettero subire il carcere e la morte ad opera dei suoi lontani predecessori.
E allora, lavoriamo insieme per il bene degli uomini, ma senza fastidiosi richiami da parte sua alla nostra minorità morale. Mi creda, Santo padre, Gesù Cristo non troverebbe nulla da ridire sui PACS.
Con infinito rispetto
Randolph Ash Aprile on line 24/10/2006