NEW LIBERAZIONE

Invitando Silvio Berlusconi a rinunciare all'indifferenza e all'ostilità per la festa della Liberazione e a partecipare, per la prima volta, alle cerimonie del 25 aprile, Dario Franceschini ha esposto gli antifascisti, i democratici e il suo partito democratico al rischio di una fregatura. E fregatura è stata. In senso tecnico: il cavaliere si è rubato il 25 aprile. Ne ha completato la trasformazione in una festa nuova e neutrale. Ha officiato il primo natale della Repubblica sotto sedativi. E ha già annunciato la prossima mossa: cancellare anche dal nome della ricorrenza ogni riferimento allo scontro, alla guerra originaria. Non più festa della Liberazione ma della Libertà. Raccontata così la storia, non c'è più ragione di distinguere tra le ragioni e i torti. La contrapposizione tra partigiani e repubblichini è una fatica inutile. In fondo erano tutti italiani. La Resistenza secondo il presidente del Consiglio è «uno dei» momenti fondanti della Repubblica non troppo diverso dal terremoto in Abruzzo davanti al quale «ancora una volta gli italiani hanno saputo unirsi». Il riferimento che Berlusconi ha fatto alla «non neutralità» appare allora un inganno, accompagnato com'è dall'omaggio ai repubblichini e dalla sottolineatura delle «colpe ed errori» di quelli che stavano dalla parte giusta e del rispetto dovuto al «sacrificio» di quelli che stavano dalla parte sbagliata.

Davanti alle macerie del terremoto il cavaliere ha disegnato un'altra Resistenza. Pacificata e messa in sicurezza da ogni residuo scontro tra oppressori e liberatori e da ogni velleità progressista. Artefatta, così come sono fasulle le new town che progetta al posto delle città storiche. Non del tutto originale, però. Così come Milano 2 aveva anticipato L'Aquila 2, l'idea di una Resistenza narcotizzata e anti progressista l'aveva già avuta la Democrazia cristiana che negli anni del duro anticomunismo invitava a celebrare il 25 aprile «nell'intimo dei nostri cuori». Questa festa «di tutti gli italiani» calza adesso a pennello al leader extra costituzionale Silvio Berlusconi. Che a questo punto guarda avanti perché «sono passati 64 anni dalla Resistenza e 20 dalla caduta del muro »: due eventi da mettere, qui in Italia, sullo stesso piano. Un capolavoro questo del cavaliere che però dovrebbe riconoscere i meriti dell'opposizione. Senza l'invito di Franceschini avrebbe almeno dovuto spiegare perché non si era fatto mai vedere in questi 25 aprile degli ultimi quindici anni. Anni passati a spiegare che Mussolini in fondo non ha mai fatto male a nessuno. Senza Rutelli e il suo largo Bottai, Illy e la sua proposta di cancellare la festa della Liberazione, Violante e i suoi ragazzi di Salò, per il cavaliere sarebbe stato meno facile. Così com'è ancora, e comprensibilmente, più difficile per Alemanno, che ieri si è dovuto inventare un allarme sicurezza per disertare porta San Paolo.Ma anche il sindaco con la croce celtica non dovrà aspettare troppo. Veltroni ha infatti scritto al sindaco di Parigi per difenderlo dalle accuse di neofascismo e sta già lavorando per lui.

 

Andrea Fabozzi     Il manifesto  28/04/2009