NEOCONSERVATORI E
CRISTIANESIMO PAGANO
L'esito del
referendum sulla procreazione medicalmente assistita sembra aver confermato
nella sinistra la convinzione che il cosiddetto mondo cattolico, fatte alcune
marginali eccezioni, sia attestato sulle posizioni integraliste e conservatrici
che oggi hanno nel cardinale Ruini il più autorevole punto di riferimento. Un
errore questo causato da una insufficiente conoscenza di tale "mondo", fatta di
attenzioni quasi esclusivamente rivolte, da una parte, ai vertici della
gerarchia ecclesiastica e, dall'altra, ad alcuni noti esponenti dell'oramai
storico "dissenso". Una conoscenza quindi parziale che non consente di cogliere
appieno le sensibilità, le tendenze e le scelte di quella miriade di movimenti,
gruppi, comunità e centri di solidarietà e di servizio che costituisce oggi il
tessuto fondamentale dell'esperienza cristiana e che nella sua maggioranza
rifiuta, senza teorizzazioni e senza proclami, il nuovo temporalismo, il
liberismo ovattato ed il possibilismo bellico del presidente della Cei. Si
tratta di una vasta area che «è Chiesa», che si ispira al Concilio Vaticano II e
che accoglie il magistero della gerarchia cattolica quando esso si muove nel
campo che gli è proprio, rigettandone gli sconfinamenti che offendono
l'autonomia della politica e non sono espressione della forza liberante e
trasformatrice del Vangelo.
È dunque a questa rilevante parte dell'esperienza cristiana che la sinistra di
cultura laica deve guardare, considerandola non come altro da sé ed ancor meno
come terra di conquista, ma come un grande fermento di energie spirituali e
morali che possono esprimere, sul versante politico, una domanda di radicale
cambiamento, nella convinzione che «un altro mondo è possibile» e che si possa
davvero incominciare a costruirlo nel nostro Paese. Un'area che non è e non vuol
essere politicamente strutturata, ma che merita ugualmente attenzione per il
contributo d'"anima" e di idee che può dare allo schieramento progressista sui
temi fondamentali del rispetto della vita, della pace, della dignità umana,
della famiglia. Un'attenzione che sembra mancare tutte le volte che si
sponsorizzano con eccessivo entusiasmo battaglie su problemi delicati e di
coscienza che, pur avendo (come quella del recente referendum dall'impossibile
quorum) un indubbio fondamento di giustizia, finiscono per essere egemonizzate
da culture individualistiche e borghesi che predicano il liberismo sfrenato e si
schierano con la guerra preventiva.
Facendosi trascinare in queste battaglie, senza un'adeguata ponderazione dei
loro esiti e dei loro effetti, la sinistra di cultura laica determina spesso
disagi in quella di cultura cristiana e rischia di cadere nella trappola delle
destre che, consapevoli oggi del fallimento berlusconiano, ma incoraggiate
dall'esperienza delle elezioni presidenziali statunitensi, puntano sulla "santa
alleanza" tra il neoconservatorismo liberista e la destra cattolica come la sola
possibile carta vincente nella prossima consultazione politica. Un'intesa per
tenere alto il vessillo dei tradizionali (e deformati) valori del trinomio "Dio,
patria e famiglia": Dio non come l'amore assoluto che s'incarna per redimere e
riscattare l'intera umanità, ma come il prodotto dell'esigenza di costruire
nel-l'immaginario collettivo l'idea di una autorità suprema che con le sue
regole ed i suoi precetti giustifichi e tuteli un determinato sistema; la patria
non come popolo legato da una comune tradizione storico-culturale ed aperto
all'incontro con gli altri popoli, ma come etnia arroccata nella "fortezza" del
proprio territorio e della propria civiltà, considerata superiore alle altre; la
famiglia non come cellula vitale della società aperta alla collaborazione e al
servizio, ma come nucleo autoreferenziale ripiegato sui propri interessi e
garante della stabilità dell' "ordine" esistente.
Si tratta di una sfida che non va evitata né affrontata in maniera ideologica.
Un confronto che deve essere accettato ed allargato a tutte le scelte che si
muovono a favore o contro il principio di uguaglianza, che accettano o rifiutano
il dominio dell'uomo sull'uomo, che favoriscono o respingono la pratica della
violenza ed il ricorso alla guerra. È questo il terreno sul quale ci si deve
muovere per disvelare le ipocrisie e fare esplodere le contraddizioni di quel
perbenismo borghese e conservatore, fatto di cattolici integralisti e di "atei
devoti", che guarda al cristianesimo non per trovare in esso «la via, la verità
e la vita», ma, come ha detto il Presidente Pera durante un recente dibattito
sul libro del Papa "L'Europa di Benedetto", una «religione civile», un sostegno
sacrale quindi al "pensiero unico" ed alle disastrose politiche che da esso
procedono. «Veluti si Deus daretur» (fare come se Dio esistesse): è questa
l'esortazione accoratamente riproposta durante il citato dibattito. Un uso
insomma politico del cristianesimo apertamente patrocinato, quando viene da
destra, dalle stesse cattedre e dalle stesse tribune che lo condannano senza
appello quando lo attribuiscono alla sinistra, come è accaduto per la teologia
della liberazione e per altre coerenti testimonianze della radicalità
evangelica. Un cristianesimo "pagano" che si costruisce il suo "Dio" a propria
immagine e somiglianza per fargli dire ciò che esso vuole accreditare e fargli
prescrivere ciò che esso vuole disporre. Un malinconico segno dei tempi che va
apertamente contrastato senza le tanti distrazioni e gli eccessi di prudenza che
certo non sono utili al Paese e giovano ancor meno alla Chiesa.
Brindisi, 07 luglio 2005
Michele Di
Schiena
* presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione
ADISTA 16/7/05