Messi in croce

Il crocifisso nelle aule scolastiche non va toccato perché è «un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato». Questa sentenza del consiglio di stato tocca una nuova vetta nella diatriba sui simboli cattolici negli edifici pubblici italiani: proprio la laicità dello stato è fondamento e motivo del crocifisso in classe. E' arrivato il giudice che allo stato laico mette letteralmente una croce sopra, e non è l'unica stravaganza. Qualche tempo fa vi fu un tribunale che decise di non decidere, dichiarandosi incompetente a sentenziare sui regolamenti. Era la corte costituzionale, massimo organo di garanzia del paese. I benevoli dissero bene, naturalmente. I malevoli dicono che ragionò così: se dico alla croce mi si mangiano i laici, se dico no mi si mangiano i cattolici, se dico ecco come mi si mangia il parlamento. Quindi non disse niente. Molti tribunali di ogni ordine e grado sono stati investiti dalla questione-croce, quasi nessuno ha osato sentenziare contro il simbolo cattolico per eccellenza. Ci sarà un giudice a Berlino, disse uno che ce l'aveva col re di Prussia. A Roma magari c'è, ma che fatica trovarlo.

«Ogni istituto ha la bandiera nazionale e ogni aula l'immagine del Crocefisso», dice il regio decreto del '24. «Prescrivo che nelle aule di udienza, sopra il banco dei giudici e accanto all'effige di Sua Maestà il Re, sia restituito il Crocefisso secondo la nostra antica tradizione» - questo è il ministro Rocco, quello del codice, nel `26. Sembra impossibile ma le norme che mettono in croce scuole e tribunali resistono al tempo e alle intemperie, compresa la fine del cattolicesimo come religione di stato, decisa più di vent'anni fa. In un paese normale il parlamento avrebbe approfittato di questo ragionevole lasso di tempo per emettere delle leggi e chiudere la questione. Ma nessun paese normale confina con il Vaticano e giustamente l'avvocato dello stato, di quel famoso stato laico, in udienza ha sostenuto la necessità dell'arredo cattolico dietro la maestra, naturalmente in nome dei valori comuni.

E' comprensibie che festeggi la destra confessionale - una volta la si sarebbe detta clerico-fascista ma datele tempo, per il fascista si sta attrezzando. Meno comprensibile è che non uno straccio di esponente della sinistra si sia sentito in dovere di commentare, eccezion fatta per i radical-socialisti della Rosa nel pugno, più soli di una particella di sodio in una buona acqua minerale. La battaglia per la laicità in questo paese è quasi del tutto sulle spalle di un'astronoma, Margherita Hack - onore al merito - e quasi per niente sulle spalle di deputati e senatori che, nell'ultimo quinquennio, hanno prodotto al massimo un pugno di interpellanze.

Il fatto è che la croce è molto popolare, che sia giusta o meno passa in secondo piano. Meno male che i laici italiani sono persone beneducate e gli islamici gente tollerante. A parti invertite, un leghista medio avrebbe già fatto sfracelli.

 

ROBERTO ZANINI    Il manifesto 16/02/2006