Messaggio evangelico e dentifrici

 La chiesa e i mass media: una questione irrisolta e della quale si discute troppo poco. In questi giorni il papa ne ha parlato, ma soprattutto per ripetere considerazioni classiche e accuse scontate: troppa violenza e volgarità, troppa pubblicità. Necessaria un'etica, diciamo un'etica dell'informazione, una «infoetica». Tutti gli danno ragione, ma non si sa come intervenire. Il papa non tocca, invece, alcuni temi di fondo che riguardano proprio la trasmissione del messaggio «evangelico» mediante i media di massa. Una trasmissione che suscita non pochi problemi. E' in gioco l'essenza stessa del messaggio da trasmettere. E' vero che Gesù nel vangelo ha detto che le sue parole avrebbero dovuto essere gridate addirittura dai «tetti», affermazioni che sembrano prevedere i mass media di oggi e approvarli. Ma è anche vero che i «tetti» di allora non costavano come i «tetti» di oggi. I mass media di oggi hanno fatto entrare a vele spiegate il denaro nella trasmissione dei messaggi, che, con il denaro necessario, si sono trovati nelle mani dei ricchi. Mani insostituibili e anche inevitabilmente interessate. Un bel problema per chi vuole trasmettere messaggi improntati sulla povertà. Lo sa anche Bill Gates. Un problema analogo era sorto secoli fa, quando il messaggio evangelico si era trovato a fare i conti con la stampa. Anche allora era a rischio quel rapporto personale - io-tu - che per secoli aveva permesso - e condizionato - il messaggio. Allora - storia di ieri - il problema era stato affrontato soprattutto dal mondo protestante: lettura della Bibbia in primo piano. La lettura permetteva ancora un rapporto abbastanza personale. E il mondo cattolico? Scarso l'impegno per la lettura della Bibbia che ancora oggi scarseggia intorno a Roma, nonostante le raccomandazioni del Concilio Vaticano II. Sempre più attenzione, invece, alle celebrazioni del culto, quasi un teatro sacro, preludio ai mass media di oggi. Allo stesso tempo e soprattutto una sempre maggiore dipendenza dalla autorità: una dipendenza che i mass media di oggi hanno esaltato enormemente. Una esaltazione che è stata inevitabilmente a scapito di quel rapporto personale che era stato per secoli il segreto della comunicazione del messaggio. Sempre meno importanti i sacerdoti e i catechisti: basta il papa e il televisore. Con i mass media la chiesa (meglio, forse, il plurale) si è trovata quasi senza accorgersene dalla parte dei ricchi anche se diceva e ripeteva di parlare ai poveri. E i suoi messaggi si sono allineati fra i programmi radiofonici e televisivi entro i quali erano inseriti: hanno così perduta inevitabilmente quella carica rivoluzionaria che avrebbero dovuto mantenere. Sono così entrati nell'elenco della pubblicità. Un elenco nel quale il messaggio evangelico si è perduto, al livello dei dentifrici e degli articoli che «fanno bene». Che fare, al di là della denuncia? Difficile rispondere. Penso a quei piccoli gruppi che hanno affrontato il problema, accettando, però, una posizione di estrema marginalità: fra gli altri, i «piccoli fratelli» e le «piccole sorelle» di Padre De Foucauld. Comunque non bisogna dimenticare quello che ormai ci dicono tutti gli studiosi che, cioè, il mezzo condiziona il messaggio e lo modifica.

 

Filippo Gentiloni      Il manifesto 27/1/2008